Le mie teorie di 10 anni fa sulla tv da usare in differita sono diventate uno spot di Sky.... Basta lamentarsi che i programmi più belli vanno in onda di notte.
C'è però un dato personale: avevo comperato un registratore su hard disk, e alla fine non l'ho mai usato. In fin dei conti, salvo rare eccezioni, forse la tv è meglio lasciarla perdere del tutto ed evitare di registrare e accumulare programmi che non saranno mai visti...
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di Luigi Galella Che la nostra vita venga prima della tv è un monito antico. Una voce amica e sapiente, che dal fondo della coscienza vorrebbe governarci, ricordandoci di non dissipare il tempo. Che cosa fai davanti al video? Ci intima. Spegni, esci, vivi: qualsiasi cosa è meglio che star seduti di fronte al televisore a guardare la vita degli altri che ti scorre davanti.
Negli ultimi anni, tuttavia, quella vocina ammonitrice e severa si è andata affievolendo, anche perché grazie ai reality è parso che non esistessero più barriere fra noi e il video, ed era proprio lì che ritrovavamo miracolosamente la vita: in tv. Da elemento di separazione quest'ultima si è elevata a ideale ricongiunzione fra il reale e l'illusorio. Bastava sottoporsi a qualche provino, a qualche casting, non importa quanti anni avessimo, dalla primissima infanzia alla vecchiaia, ed eccoci catapultati nello spazio magico e domestico di uno dei tanti reality che popolano lo schermo, in quell'ibrido dentro-fuori, che ci fa sentire protagonisti tutti insieme e tutti alla pari di un unico evento. Eppure, anche questo racconto ingannevole, forse, sta volgendo al termine. Lo testimonia indirettamente lo spot di Sky, il cui slogan recita: “La tua vita viene prima della tv”. Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Del Piero e Federica Pellegrini ci incoraggiano con dei consigli, e non per gli acquisti: “Vai a correre, anche se piove... riprendi quel libro che avevi abbandonato... insegna a tuo figlio ad arrampicarsi sugli alberi... fai l'amore più spesso”. In poche parole: spegni la tv. Ma come? Perché spegnerla, perché andare “a l t rove ” se ci viviamo dentro? Fare l'amore più spesso? E il “Grande Fratello” a cosa serve? Arrampicarsi sugli alberi? E “L'Isola”? Chi potrebbe insegnarci la “vita” se non la tv? E dove potremmo meglio fare a meno del piccolo schermo - se proprio dobbiamo - se non segregati nella claustrofobica “casa” o su una sperduta isola delle Galapagos? Tuttavia Sky torna all'antico, dimostrando di voler rinverdire il celebre paradosso di “Quinto potere” (1976), in cui Howard Beale, “pazzo profeta dell'etere”, esortava come preso da possessione sciamanica a lasciare la tv, alzarsi e andare alla finestra per urlare: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”, facendo impennare gli indici d'ascolto. O di rievocare quello di Adriano Celentano, che nel 1987, a “Fantastico 8”, chiese di spegnere il video per cinque minuti (otto milioni lo ascoltarono), creando uno degli eventi televisivi di maggiore successo di quegli anni. E se il più grande network mondiale della tv a pagamento torna agli anni 70-80 forse significa che il tempo dei reality volge al termine. Non è più il caso di fingere la vita dentro la tv. Ognuno si riprenda il suo ruolo. Solo in tal modo, avrà senso dichiarare che bisogna sbarazzarsi del video per riappropriarsi della propria libertà. Lo spot Sky, peraltro, chiede di spegnerlo, sì. Precisando che i programmi migliori si possono registrare, grazie a My Sky HD, per rivederli in tutta calma, quando lo si desidera. Non un ravvedimento esistenziale - per quanto paradossale - quindi, ma solo un più prosaico differimento.
il fatto quotidiano, 4 maggio 2011