Michele Serra, repubblica, domenica 29 maggio 2011
Ho visto le due Milano in piazza Duomo, giovedì il concerto per la Moratti, venerdì quello per Pisapia. A parte la schiacciante differenza quantitativa (gran vuoto giovedì, gran pieno venerdì) faceva riflettere una differenza qualitativa davvero cruciale: tutti gratis, compresigli artisti, per la sinistra,tutti scritturati, compresa una parte del pubblico, per la destra. Ho seguito con i miei occhi due o trecento ragazzini in maglietta bianca smistati nella piazza semivuota da un paio di reclutatori, come si fa al cinema per le scene di massa. Non erano cittadini in piazza, erano un cast Rispettabile, come chiunque lavori per la pagnotta. Ma pur sempre un cast. L'antitesi tra gratuità e interesse economico è uno dei grandi discrimini non solo della politica, ma della vita umana. E la gratuità, che è stata negli ultimi decenni un concetto molto appannato, in questa campagna elettorale è riemersa, carsicamente, con la freschezza di un torrente. Lo sapeva la marea di ragazzi in piazza per Pisapia, felici di non avere un prezzo. La inaudita disparità economica tra i due candidati è servita, alla fine, solo a centuplicare il valore e il peso della campagna "povera" di Pisapia. Poi nelle urne, si sa, valgono anche altre logiche, e andrà come deve andare. Ma che la politica non è una convention, che una città non è un'azienda, che i soldi non bastano a sedurre il mondo, questa è una vittoria già acquisita.