La confusione è tale che forse vale la pena ripassare i fondamentali.
Chi accusa "i moralisti" di "prendersela con le mignotte" non ha capito, evidentemente, di cosa si sta parlando. Non si sta maledicendo il libertinaggio, non i costumi privati, non l'eros nelle sue varie mutazioni, non la prostituzione, men che meno le prostitute. Si sta maledicendo un potere che nomina le sue favorite nel Palazzo, usando le cariche pubbliche come moneta per ripagare prestazioni private.
Non si sta biasimando la confusione tra i vizi privati e le pubbliche virtù (che pure qualche domanda dovrebbe sollevare, nel paese del "Family Day") ; si sta biasimando la totale, definitiva confusione tra le pulsioni private e le funzioni pubbliche, la giustapposizione tra stanze del piacere e stanze del potere.
Perché se è vero che anche una prostituta può e deve poter diventare ministro, così come un avvocato o un operaio, è anche vero che né una prostituta, né un avvocato, né un operaio deve diventare ministro o deputato o consigliere regionale per concessione privata, come nei regimi.
La nostra è una democrazia elettiva (nonostante la turpe legge elettorale in vigore) , e come fa a riempirsi la bocca di "volontà popolare" chi sistema pupille e pupilli su poltrone delle quali solo il popolo, con il voto, dovrebbe essere padrone? Quella del "moralismo" è una fragile bugia per non parlare di politica e per non parlare di democrazia.
Michele Serra - Repubblica 11 febbraio 2011