ovvero: andiamo a scuola di giornalismo.......
qual è la differenza tra un articolo di giornale e una velina? ecco un esempio sul tema alfa acciai tratto dal Giornale di Brescia
qui di seguito un paio di interessanti documenti: il primo è un articolo pubblicato su qui brescia
notare bene che riporta un comunicato dell'Alfa Acciai sull'argomento;
Venendo invece al tema Pcb e diosssina, anche in risposta al presidio di sabato pomeriggio, Alfa Acciai innanzitutto ricorda che le emissioni degli impianti di San Polo sono ampiamente entro i limiti di legge. "Questo è noto da tempo, come da tempo è nota la grande trasparenza con cui l’azienda, unica a Brescia, ha pubblicizzato i dati scaturiti dai controlli periodici eseguiti sotto la supervisione dell’Arpa (sei/sette solo nell’ultimo esercizio). Consapevole che le recenti analisi dei deposimetri hanno indicato valori di ricaduta al suolo da non sottovalutare, l’azienda sta definendo, proprio in questi giorni, come dare il proprio supporto di competenze, di analisi, di metodo, ad un ampio e approfondito studio che Arpa e Asl di Brescia avvieranno a giorni sullo specifico argomento".
La fabbrica, sempre secondo il comunicato, ritiene che sia compito del comune o di altre istituzioni deputate emettere semmai nuovi limiti in questo ambito. Solo su tale base l’azienda potrà e dovrà mettere in campo tutte le capacità per dare una risposta concreta come ha finora sempre fatto, chiedendo solo che i limiti valgano per tutti. Stupisce dunque che, allo stato delle cose, emergano studi con tabelle all’azienda non noti nè comunicati, come non risulta siano noti alle parti che con la dirigenza di Alfa Acciai stanno seriamente e concretamente lavorando per la tutela della salute e dell’ambiente. Notizie che portano a fare conclusioni quanto meno superficiali e affrettate, mentre invece, come giustamente sottolineato, queste tematiche andrebbero affrontate in modo serio, rifuggendo alle tentazioni di battaglia di piazza sostenute più da spinte emotive che non da ragionamenti; oppure anche il rischio che dati clinici ambientali che interessano tutti restino soffocati sotto il peso della burocrazia istituzionale".
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confrontiamolo con questo articolo pubblicato sul Giornale di Brescia a firma di Massimo Lanzini, al quale hanno evidentemente dato l'ingrato compito di trasformare un comunicato aziendale in un articolo a lato del titolone
(Notare come è bello scritto in grande "nessun rischio per la salute pubblica")
il punto
Il nodo complesso dell'equilibrio fra lavoro e salute
di Massimo Lanzini (Giornale di Brescia sabato 5 febbraio)
La vicenda che in questi giorni coinvolge l'Alfa Acciai di San Polo merita un'attenzione piena per più di una ragione. Anzitutto perché riguarda nel concreto le fatiche della convivenza tra una attività industriale bresciana storica (un'acciaieria gestita da un'azienda seria e nella quale oggi trovano lavoro più di settecento persone) e il quartiere residenziale cittadino che negli ultimi decenni è cresciuto più di tutti, fino a superare i ventimila abitanti. Un quartiere - peraltro - che già da tempo guarda preoccupato alle percentuali di incidenza di malattie respiratorie e tumorali che segnano il suo territorio. Ma non solo: la vicenda Alfa Acciai arriva ad assumere un più ampio valore paradigmatico perché investe due temi - il lavoro e la salute - oggi più che mai centrali per il modello di sviluppo che Brescia immagina per il proprio futuro. Quale equilibrio sapremo costruire fra attività industriale e tasso d'inquinamento? Quali scelte vanno premiate perché occupazione e qualità dell'ambiente non siano costrette ad elidersi a vicenda?
Lavoro e salute. Due temi seri che in modo serio vanno affrontati. Rifuggendo tanto la tentazione di battaglie di piazza sostenute più dalla spinta emotiva che dal ragionamento, quanto il rischio che dati clinici e ambientali che interessano tutti restino soffocati sotto il peso della burocrazia istituzionale. L'unica strada percorribile si chiama trasparenza, e passa dalla consapevolezza che situazioni complesse non si accontentano di ricette semplici. Già a partire dal nodo della convivenza fra San Polo e Alfa Acciai.
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similitudini curiose, vero? uno è un comunicato stampa dell'azienda, l'altro invece ha l'apparenza di un articolo.
Perchè? perchè nella stessa pagina non si poteva dare parola due volte all'azienda. infatti, più in basso, c'è:
E meno male che, nella stessa pagina, c'è l'articolo a firma Nuri Fatoiahzadeh:
Sei volte sopra i limiti di legge. E a questo punto nessuno ha più avuto dubbi: i rifiuti vanno rispediti al mittente. Questo l'epilogo del tavolo convocato ieri mattina dalla Prefettura di Cagliari, cui hanno partecipato i massimi vertici di Por-tovesme srl, Asl, Arpas, Comune e Carabinieri del Noe. Perché dalle analisi di laboratorio la conferma è arrivata senza esitazione: due dei tre container colmi di fumi di acciaieria partiti dallo stabilimento Alfa Acciai e diretti alla fabbrica di Sulcis-Iglesien-te sono contaminati da Cesio 137. Nel frattempo, a scorrere parallelo è un altro fronte, quello che racconta delle emissioni di Pcb e diossine nell'aria. È infatti il Politecnico di Milano - sulla scia dei dati raccolti attraverso la campagna di monitoraggio dell'Arpa
di Brescia - a concludere come il 99% delle concentrazioni delle polveri «nocive» provengano dai camini dell'Alfa Acciai.
Capitolo uno: il nodo rifiuti e radioattività. Con un decreto del prefetto di Cagliari, Giovanni Balsamo, i due container dove l'Arpas ha accertato valori di Cesio 137 superiori al limite consentito torneranno dunque allo stabilimento di via San Polo. A fronte cioè di una soglia limite di radioattività stabilita in 1 becquerel per grammo, gli esami condotti dalla Facoltà di fisica e chimica dell' Università di Cagliari hanno riscontrato nel primo contenitore valori tra i 6 e i 7 becquerel, nel secondo tra i 2 e i 3, mentre il terzo è risultato assente da radiazioni. Valori, questi, che pur superando i limiti imposti dalla normativa, secondo gli esperti del settore non comporterebbero «alcun rischio né per la salute dei lavoratori e dei cittadini né per l'ambiente». Ma ad una condizione: «purché rimangano sigillati nei container». I fumi di acciaieria, è la conclusione dei tecnici, sono contaminati da Cesio 137 ma non sono a loro volta una «fonte radioattiva». Risultati che scongiurano l'allarme salute, ma che ripropongono, comunque, tutti i dubbi dei giorni scorsi. Il carico di materiale partito dall'Alfa Acciai, imbarcato a Genova e sbarcato al porto canale di Cagliari, è radioattivo. E nel lungo tragitto fatto dai container, solo il portale radiometrico della Portovesme srl ha segnalato livelli anomali. Senza quel
controtrollo i fumi sarebbero stati smaltiti regolarmente nei forni Waelz, per essere poi trasformati in ossido di zinco. Sulle responsabilità sono state avviate due inchieste di natura penale: la prima dalla Procura di Cagliari sulla scorta delle indagini condotte dai Noe; la seconda dalla magistratura di Brescia. A loro, ora, con l'aiuto dei tecnici Arpa, il compito di stabilire come sia avvenuta la contaminazione. Il trasporto del carico radioattivo dalla Portovesme srl all'acciaieria bresciana sarà affidato ad una società specializzata e sarà in toto a carico dell'Alfa Acciai. Capitolo due: la campagna condotta dall'Arpa, che ha posizionato alcuni deposimetri in differenti zone della città per puntare la lente sul nodo Pcb e diossine nell'aria. L'indagine - nella quale è emerso come la presenza delle sostanze nocive davanti allo stabilimento di via San Polo sia in concentrazioni anche 200 volte superiori rispetto alle altre zone della città - è stata poi approfondita dai ricercatori del Politecnico di Milano. I quali hanno accertato che il 99% delle emissioni di Pcb e diossine nell'aria sono prodotte direttamente dall'acciaieria (come riportato nelle tabelle sotto). Che incarna -secondo lo studio - la principale sorgente di inquinamento. L'unico «filtro» del quartiere di San Polo sono le torri Tintoretto e Cimabue. Che però saranno abbattute.
Nuri Fatoiahzadeh
Con la tabella: