mercoledì 2 febbraio 2011

cosa provarono gli ebrei dopo le leggi razziali

"Liceo solo per fiorentini da tre generazioni" la lezione shock nel Giorno della Memoria
Iniziativa dell´insegnante di Lettere: finta circolare del ministero su nuove regole per frequentare la scuola. "Volevo far capire ai ragazzi cosa provarono gli ebrei dopo le leggi razziali"

FIRENZE - «Cari ragazzi, chi di voi non è di Firenze da settembre dovrà lasciare questa scuola, e anche questa città. Ordine del Ministero della pubblica istruzione...».


Scene da un mondo che si vorrebbe aver lasciato per sempre alle spalle, e invece è sembrato ripresentarsi in un´aula del liceo artistico di Porta Romana. Dietro la cattedra l´insegnante di Lettere, Marzia Gentilini, dall´altra parte la sua classe, formata da ragazzi fiorentini ma anche stranieri, e di altre regioni d´Italia. «Era il giorno della Memoria» racconta l´insegnante, «e ho voluto far sperimentare ai ragazzi di oggi cosa hanno provato i loro coetanei di settant´anni fa all´entrata in vigore delle leggi razziali». Un modo per uscire dalla retorica del ricordo, e restituire il senso di una esperienza viva al posto della comoda ritualità delle celebrazioni. Anche a costo di essere brutale. «Appena entrata in classe» racconta Gentilini, «ho fatto finta di leggere una circolare del Ministero. Entro il 15 aprile, ho spiegato, dovete portare il certificato di nascita e di residenza, vostro, dei vostri genitori e anche dei vostri nonni. Perché chi non è nato qui, da settembre non potrà più frequentare qui le scuole. E vale anche per noi docenti: io, per esempio, dovrò tornare in Emilia Romagna».
Difficile, dice l´insegnante, descrivere le reazioni dei ragazzi, passati dall´incredulità allo sgomento, alla disperazione, alla rabbia: «Ma allora, prof, io devo tornare in Cina?» si lamentava un alunno con gli occhi lucidi, «e io in Eritrea, dove non conosco nessuno?» piangeva un altro, e lo stesso dicevano un albanese, e un ragazzo di Napoli, uno che aveva il nonno piemontese e uno con la nonna della Calabria. «Possibile, e dove dovremmo andare?», «E perché la tv non ne ha parlato? E Internet?». Lo sgomento non era solo dei diretti interessati, ma anche dei compagni "salvati" dalla circolare, incapaci di rassegnarsi di dover perdere degli amici per una ragione tanto assurda come l´essere nati in un posto invece che in un altro: «Assurda, ma la stessa delle leggi razziali del ‘38» ricorda Gentilini. «Mio nonno è di Napoli, ti ospito a casa mia» si è offerto un ragazzo. La simulazione è durata mezz´ora, poi l´insegnante ha gettato la maschera: «Calma ragazzi, è tutto inventato. Ma attenti, perché in Italia, non molti anni fa, è andata proprio così». Tensione sciolta, lacrime asciugate. Ma le coscienze, ora, non sono più le stesse: «Qualche genitore mi ha chiamato per chiedermi spiegazioni» spiega la prof, «ma la maggior parte mi ha ringraziato». «Quell´insegnante ha avuto un´idea geniale» si congratula l´assessore alla Pubblica istruzione Rosa Maria De Giorgi, «mi piacerebbe incontrarla. La Giornata della Memoria non sia mai un appuntamento rituale che si ferma alla pagina di un libro».

29/01/2011
 
la Repubblica
MARIA CRISTINA CARRATÙ