lunedì 5 marzo 2012

Sempre caro mi fu quell’ermo colle

Stamattina, su rainews e catepillar.am, dibattito sulle riforme elettorali.
Sembra che ci sia un accordo tra pdl-pd-udc per diminuire il numero dei parlamentari del 20%.
Il mio parere è che diminuire il numero è un falso problema: se fossero competenti e lavorassero, sarebbero una risorsa e non un costo.
Non vorrei che invece venisse ridotto il numero dei parlamentari, ma venisse lasciata la facoltà a qualche pregiudicato di nominare parlamentari i suoi avvocati, lacchè e puttane, che così vengono pagati dai contribuenti e non dai clienti. Cosa ovviamente MAI avvenuta...
La prima cosa da fare è vietare l'accesso a cariche pubbliche a pregiudicati (inteso anche coloro che hanno beneficiato della prescrizione) e inquisiti.
Allego questa poesiola di Carlo Cornaglia pubblicata da

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/04/sempre-caro-quellermo-colle/195404/

GG

Sempre caro mi fu quell’ermo colle
La prescrizione al processo Mills ha scatenato i famigli del Cavaliere ormai convinti del suo buon diritto a salire al Quirinale. Berlusconi, si atteggia a padre nobile che si è sacrificato per il bene del paese e finge di impegnarsi per le riforme mentre Monti gli risolve un po’ di problemi. Nella sua falsa visione ecumenica, conscio di non poter vincere le elezioni, arriva ad auspicare per il 2013 una Grande Coalizione guidata da Monti, con se stesso, tacitamente, alla presidenza della Repubblica.
Bersani, come al solito, sta abboccando in attesa di Casini che persegue il suo disegno del Ppe italiano per riassemblare la diaspora democristiana.

Sempre caro mi fu quell’ermo colle

Per la sesta prescrizione
c’è una gran soddisfazione
nella cerchia del caimano
trasformato in un titano.

Scende in pista ogni famiglio:
“Silvio è puro come un giglio
del qual mostra il gran candore,
non è certo un corruttore!”

“Di Milano il tribunale
gli spalanca il Quirinale
ed è tutto men che folle
sperar di vederlo al Colle!”

Travestito da statista,
Berlusconi torna in pista
come un nobile papà
che da fare si darà

per il ben della Nazione.
Con sofferta decisione,
su richiesta della Ue,
lasciò il posto da premier,

ma non fu certo una resa.
Fu altruismo, nell’attesa
di tornare presto in sella
con la sua passion più bella:

grazie a una saggezza enorme
affrontare le riforme
e la legge elettorale.
Ed infin lancia lo strale

per la pacificazione:
“A una Grande Coalizione
con a capo Mario Monti
dobbiam tutti essere pronti

dopo il voto che verrà”.
Per la splendida realtà
aran quanto è necessario
Angelino, il segretario,

con Casini e l’Udc,
con Bersani ed il Pd.
Per Bersani è un déja vu,
pur se non ricorda più

quante volte l’han fottuto
le riforme del baffuto
con la sua bicamerale
e gli inciuci di quel tale

che perfin l’Africa nera
di tener lontano spera.
Per Casini, che è provvisto
di quel fiuto democristo

che la Chiesa sol ti dà,
tutto ben funzionerà.
Prenderà dal Cavaliere
demosocialiste schiere

agli an rinunciando.
Priverà un Pd allo sbando
della vecchia Margherita
che boicotta da una vita

il partito di Bersani
e coi suoi democristiani
da gran mago rifarà
la Dc di tempo fa.

Le riforme? Un’altra volta.
La sinistra? Andata, sciolta.
E la legge elettorale?
Il porcellum non è male…

E il campion del Pdl?
Dopo tante marachelle,
finalmente si è redento
regalando un reggimento

di puttane e di lacché
al democristian premier,
Monti oppur Pierferdinando,
con Bersani messo al bando

Come premio eccezionale
Silvio sale al Quirinale:
fan politica gli eredi,
fa una troia la first lady.