In merito alla riforma del mercato del lavoro, il punto centrale è il ruolo e l'importanza del sindacato.
Se il sindacato non ci fosse cosa succederebbe?
Che governo e parlamento farebbero le riforme a loro piacimento, tenendo conto più di parametri economici che di considerazioni sulle persone.
Evidenzio che chi è al tavolo della trattativa sono cgil cisl e uil (e ugl...) e non il miliardo di altri sindacatini esistenti in Italia, e che spesso servono solo per dare da campare a molti sindacalistini....
Se le norme del mercato del lavoro fossero scritte dai sindacati, sarebbero diverse. In altri tempi (1970) la forza dei sindacati e la sensibilità delle forze politiche era diversa, e si era arrivati alla legge 300 (statuto dei lavoratori). C'era nel bene e nel male anche una diversa coscienza e conoscenza, da parte dei giovani, di che cosa era il sindacato. Era ancora molto vicina l'esperienza fascista, dove in pratica il sindacato era stato abolito.
I ventenni di oggi sono nati nel 1982 e sono cresciuti con berlusconi al governo, del sindacato e delle lotte per la tutela del posto di lavoro sanno poco o nulla.
Vivono di lavori precari, entrano nelle aziende con contratti a termine, spesso non si iscrivono al sindacato neppure nei rari casi nei quali sono assunti o confermati a tempo indeterminato.
Non sanno ( ma probabilmente non lo sanno anche molti lavoratori) come funzionano le procedure per i licenziamenti e qual è il ruolo del sindacato interno all'azienda.
Non siamo in America, dove vediamo nei film i camerieri licenziati su due piedi perchè rovesciano il caffè sul vestito del cliente.
In Italia il lavoratore, in caso di grave infrazione, riceve dall'azienda una lettera di contestazione e ha tempo 5 giorni per rispondere con le sue scuse o argomentazioni, ed essere assistito dal sindacato, Poi l'azienda decide il da farsi.
Pochi conoscono il lavoro del sindacalista aziendale che nel frattempo contatta l'azienda, cerca di difendere il lavoratore, suggerisce soluzioni (trasferimento o altro). Questo per ovviamente evitare il licenziamento nei casi più gravi ed evitare il ricorso al giudice.
Il problema è che quindi in azienda ci deve essere un sindacato forte e che negozia.
Il problema CGIL (e in particolare FIOM) è che se come nel caso Fiat a causa della mancata sottoscrizione del contratto non hanno rappresentanti sindacali, nel caso di contestazioni i lavoratori iscritti FIOM avrebbero difficoltà.
L'accordo che si sta concludendo in questi giorni è quindi interessante per chi, come la CISL, ha nelle sue caratteristiche la negoziazione e la tutela dei propri iscritti, e che cerca di incrementarli in particolare tramite la trasformazione dei contratti da precari a tempo indeterminato.
Diventa problematico per chi invece, come la CGIL vorrebbe rappresentare tutti i lavoratori, anche dove non ha sottoscritto accordi.