giovedì 7 giugno 2012

Niente più tasse e un reddito minimo per tutti


Ho tratto da http://www.agoravox.it questi due articoli di Fabio della Pergola, dopo avere letto su questo tema anche su “il sole 24 ore” del 27 maggio scorso. Una idea pazza, o invece la soluzione che forse riesce a fare un po' di pulizia? Oppure una sparata populistica, fatta da "ricchi" magari evasori in attesa di essere beccati dalla finanza?

Giorgio Gregori

".....se l’ammontare complessivo delle tasse esistenti nei 13 paesi occidentali più sviluppati - circa 9mila miliardi di dollari nel 2008 - ammonta a un millesimo dell’insieme globale delle transazioni finanziarie - circa 9 trilioni (milioni di miliardi) di dollari (fonte: www.bis.org) - è matematico che una tassa flat dell’uno per mille porterebbe nelle casse di quegli stati lo stesso ammontare complessivo di tutte le tasse in essere, che potrebbero essere sostituite dalla nuova imposta ed eliminate".

Niente più tasse e un reddito minimo per tutti


Ho già scritto della provocatoria idea di Simon Thorpe di applicare una tassa flat dell’uno per mille sulle transazioni finanziarie (TTF) per sostituire l’insieme di tutte le tasse esistenti; torno volentieri a parlare di questo argomento per un certo numero di motivi che mi sembrano tutti interessanti.
Intanto perché il Parlamento Europeo ha adottato in questi giorni, su proposta della socialista greca Anni Podimata (nella foto), una risoluzione che parla proprio di tassare le transazioni di azioni al 0,1% e dei derivati al 0,01%, contando di recuperare così circa 200 miliardi di euro l’anno (più o meno un quarto delle tasse incamerate dal Tesoro italiano), sempreché i Parlamenti nazionali - che hanno conservato competenza sulla fiscalità - dovessero adottare ed applicare l’imposta.
Che l’Europarlamento si sia espresso con un voto a larga maggioranza fa però capire che non si tratta della questione cervellotica di un qualche strampalato sognatore d’altri tempi, ma di pragmatiche - e percorribili - operazioni di fiscalità generale.
Ne ha scritto sull’Unità di domenica Federica Mogherini, giovane deputata del PD, in un articolo titolato “Sostenere il disegno di una tassazione UE”, in cui, oltre a chiarire il parere favorevole da parte del maggior partito italiano, parla della necessità di far crescere la mobilitazione popolare attorno al progetto. Inoltre anche una mia lettera relativa alla proposta, pubblicata la settimana scorsa sia sull’Unità che su Il Fatto Quotidiano, è stata ripresa e rilanciata come proposta da adottare sul sito del Movimento 5 Stelle che ad oggi sembra essere una formazione politica (guai a chiamarla “partito”) destinata a rastrellare voti sia a sinistra che tra quelli in libera uscita della destra ex-leghista ed ex-berlusconiana.
Insomma, sembrerebbe che sulla TTF sorprendentemente ci sia un ampio accordo trasversale. Anche a livello europeo le convergenze sono significative, dal momento che la tassazione sulle transazioni finanziarie fu proposta da Nicolas Sarkozy e approvata dalla Merkel, nonostante l’opposizione dei liberali interni al suo governo. Altri oppositori? Il nostro ex-premier, Silvio Berlusconi, che, con il suo raro acume strategico, la definì “ridicola” affermando di aver posto il suo veto (peraltro immediatamente smentito dal portavoce del Consiglio Europeo). Decisamente ostile l’establishment politico-finanziario inglese su cui tornerò più oltre. A favore invece i partiti socialisti di tutta Europa.
Se poi ce la vogliamo dire tutta, bisogna ricordare che la sigla di ATTAC, movimento noto per le accese posizioni antiliberiste finalizzate alla regolamentazione in senso democratico ed ecologista dei processi di globalizzazione, non è altro che l’acronimo di Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l'Aiuto ai Cittadini.
I new-global di Attac - da non confondersi, senza però allontanarsene troppo, con i movimenti no-global - di fatto fecero propria l’idea di un'applicazione della Tobin Tax, avanzata già nel '72 da James Tobin, premio Nobel per l’economia, sollevando però le proteste dello stesso ideatore, la cui proposta non era altro che un tentativo di regolamentazione degli scambi internazionali che “doveva servire per diminuire le fluttuazioni dei tassi di cambio”.
Un’operazione (sacrosanta) sulle valute, insomma, con meritorie finalità antispeculative, ma non un’operazione politica o tantomeno ideologica contro i grandi manovratori del Fondo monetario internazionale o del WTO. Per Tobin i ricavi della tassa erano solamente un sottoprodotto di un’operazione antispeculativa, non una manovra per reperire risorse. E probabilmente così è rimasta a lungo, fino a che le ristrettezze economiche che stanno strangolando i paesi europei non hanno modificato qualcosa nell'approccio politico.
Insomma di tassare in qualche modo le transazioni finanziarie se ne parla da decenni (fatti salvi molti politici italiani, esilaranti nelle loro variegate espressioni immortalate in questo video) e pare che già Keynes ne avesse indicato utilità e opportunità negli anni trenta; ma solo ora le condizioni sembrano essere maturate davvero.
Però l’idea di Simon Thorpe, direttore del CNRS dell'Università di Tolosa III, rilanciata dall’articolo di Roberto Casati sul Sole 24ore di cui ho parlato su Agoravox, non si occupa tanto degli aspetti di regolamentazione della speculazione (cosa peraltro che prima viene fatta e meglio è per tutti) quanto dell’uso dei proventi di una tassa flat dell’uno per mille su ogni transazione, che offrirebbe su un vassoio d’argento la possibilità di sostituire tutte le tasse oggi esistenti, aprendo così spazi impensati di rilancio dell'economia; una percentuale appena più alta permetterebbe agli stati di avere enormi surplus da impiegare per strategie di soluzione radicale delle crisi del debito, per pianificare nuovi disegni di investimento e nuovi piani di sviluppo e per immaginare nuove architetture sociali. Roba non trascurabile, direi.
Potete scaricare qui il suo paper con tutti i numeri che servono. Anche se, è bene ricordarselo, è un'imposta che ha un senso compiuto e può dare le sue migliori performace una volta applicata su scala globale.
L'esempio è chiaro: se l’ammontare complessivo delle tasse esistenti nei 13 paesi occidentali più sviluppati - circa 9mila miliardi di dollari nel 2008 - ammonta a un millesimo dell’insieme globale delle transazioni finanziarie - circa 9 trilioni (milioni di miliardi) di dollari (fonte: www.bis.org) - è matematico che una tassa flat dell’uno per mille porterebbe nelle casse di quegli stati lo stesso ammontare complessivo di tutte le tasse in essere, che potrebbero essere sostituite dalla nuova imposta ed eliminate. Allargando l'indagine al resto del mondo pare che lo schema resti lo stesso.
Tirate voi le conseguenze, non vi piacerebbe trovarvi in tasca, disponibili, tutti i soldi che oggi lo stato vi preleva con le tasse, mentre gli speculatori della finanza mondiale le pagano per voi?
Non a caso la Gran Bretagna è uno dei principali oppositori della proposta. Il totale delle sue transazioni finanziarie ammonta, nel periodo preso in esame, ad oltre 2 milioni di miliardi di dollari, mentre le sue tasse complessive a soli 881 miliardi di dollari; ben 2500 volte di meno. Gli interessi in ballo sono veramente giganteschi.
Ma la questione non è finita qui perché anche questa domenica il Sole24ore torna sull’argomento con un articolo di Armando Massarenti dal titolo suggestivo ed estremamente accattivante: “Niente tasse e reddito minimo per tutti”. C’è da vacillare di fronte a parole che se le dicesse un giovanotto un po’ alternativo suonerebbero come l’ennesima riproposizione del buon vecchio comandante Che Guevara (hasta la victoria siempre), ma dette dal filosofo di punta del quotidiano di Confindustria hanno un altro suono.
La citazione di Philippe Van Parijs - altro filosofo-economista, questa volta belga - riportata nel dotto articolo di Massarenti, va trascritta parola per parola: "Eliminate le indennità di disoccupazione, i sistemi pensionistici, i sistemi esistenti di aiuto sociale e di reddito minimo garantito, gli assegni familiari, le riduzioni fiscali e i crediti d’imposta per le persone a carico, le borse di studio, i sussidi per l’impiego, l’aiuto statale alle imprese in difficoltà. Versate però ogni mese, ad ogni cittadino, una somma sufficiente per coprire i bisogni fondamentali di un individuo”. Ebbene, “dove prendere i soldi da redistribuire universalmente col reddito minimo?” si chiede Massarenti davanti al classico dubbio sul reperimento delle risorse. E poi si risponde, ovviamente, con un languido “ma lasciateci sognare” perché la risposta è nella “flat tax di un misero uno per mille sulle transazioni finanziarie”.
Con la proposta Thorpe si prospettava un mondo senza tasse; dopo aver eliminato tutte le tasse, l’IVA, le patrimoniali, l’irpef, l’imu, l’irap e non so che altro; dopo aver visto crollare il prezzo dei carburanti per l’eliminazione delle accise; dopo aver visto crollare i prezzi per il combinato di annullamento di tasse e di taglio drastico delle spese di trasporto; dopo avere visto questo e altro, si può immaginare un rilancio poderoso dell’economia, grazie alle immani risorse improvvisamente accomulatesi nelle tasche di consumatori di nuovo - finalmente - nelle condizioni economiche di poter ri-consumare o anche di investire in nuovi progetti.
Con la proposta Van Parijs ci viene proposto addirittura di usare i proventi della TTF per garantire a tutti, senza guardare in faccia a nessuno, un “reddito di esistenza” che forse mi piace anche di più dell’abolizione delle tasse, nel caso si dovesse scegliere fra le due prospettive (se invece fossero abbinabili sarebbe come aver vinto tutti quanti al superenalotto). Perché l’idea che un essere umano abbia garantito quel minimo che gli dia i mezzi per vivere decentemente cambia la prospettiva sociale e antropologica.
All’essere umano verrebbe riconosciuta la sua essenza di ‘essere sociale’ al posto di quella nefasta ideologia dell’homo homini lupus che ne faceva a priori un furbastro animale feroce (definizione applicabile ai pescecani della finanza speculativa, ma non direi così facilmente generalizzabile).
Vuoi vedere che là dove ha fallito il vecchio Marx con tutti i suoi approfonditi studi di economia politica, alla fine può riuscirci, indirettamente, la speculazione finanziaria e una banale tassa dell’uno per mille sulla medesima? Roba da non credere.


Pare che sia possibile eliminare le tasse. Tutte quante!


Molti scritti lasciano perplessi, altri ti lasciano a bocca aperta per la semplicità con cui sembrano sciogliere i nodi sociali, economici o culturali apparentemente più irrisolvibili.
Uno di questi scritti, un articolo sul domenicale del Sole 24ore del 20 maggio, firmato da Roberto Casati, parla in sintesi della proposta economica di Simon Thorpe, Research Director al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) che si può leggere in modo più approfondito sul suo blog. Tanto per essere chiari: parliamo de Il Sole 24ore, organo di Confindustria diretto da Roberto Napoletano, il quotidiano economico più diffuso e letto in Italia ed una fra le maggiori testate al mondo; non è in ballo il ciclostilato di un qualsiasi centro sociale alternativo animato da ragazzotti con i capelli rasta (con tutto il rispetto per i ragazzotti con i capelli rasta).
E Casati è un filosofo, autore di un centinaio di articoli e altri lavori su riviste specializzate, che collabora, anche lui, con il CNRS e con l'Ecole Normale Supérieure di Parigi, oltre che con il domenicale del Sole.
Bene, il ragionamento di Thorpe viene riassunto così: “dato che il gettito fiscale mondiale è un millesimo del volume globale delle transazioni finanziarie (fonte: bis.org) perché non sostituire tutte le tasse oggi esistenti, dall’Iva alla tassa sul reddito alle patrimoniali, con una semplicissima tassa sulle transazioni finanziarie? Una tassa flat dell’uno per mille su tutte le transazioni finanziarie abolirebbe tutte le altre tasse”.
Nell'originale si legge: "se una tassa flat dell'uno per mille fosse introdotta sulle transazioni finanziarie essa genererebbe lo stesso importo di tutte le altre tasse messe assieme". 
E una flat all’uno per cento, se proprio volessimo esagerare, "creerebbe un surplus fiscale immenso da cui attingere per progetti infrastrutturali o ambientali o sociali di grandissima portata”
Io mi entusiasmo facilmente (come spesso fanno i dilettanti, ma sappiate che è successo a volte anche a qualche individuo geniale) per le soluzioni apparentemente semplici di problemi estremamente complessi. Naturalmente da dilettante non ho alcuna idea di eventuali ricadute negative di questa proposta (mica posso fare tutto io), ma non posso fare a meno di fantasticare su quello che ho letto.
Una tassa sulle transazioni finanziarie dell’uno per mille mi sembra così contenuta da non poter davvero provocare danni alla finanza internazionale (casomai qualcuno se ne preoccupasse) né bruschi crolli dell’attività speculativa (che a dirlo fa senso - in molti vorrebbero vedere gli speculatori in galera - ma che in realtà contribuisce in larga misura a muovere l’economia del mondo).
Nello stesso tempo l’idea che possa davvero sostituire tutte le tasse esistenti mi sembra così eccitante da cominciare a fare mentalmente quattro conti: togliere l’iva significa risparmiare subito in partenza il 20% circa sulla maggior parte delle derrate, ma calcolando che il prezzo dei carburanti, senza iva e accise, crollerebbe, anche tutte le derrate subirebbero ulteriori, vistose diminuzioni. E se ci aggiungiamo che su tutta la filiera materie prime-produttore-distributore-grossista-dettagliante si sarebbero azzerate le imposte, la diminuzione dei prezzi sarebbe eclatante. Ognuno di noi si troverebbe sul conto corrente più soldi, molti di più, per l'aumento reale del proprio stipendio mensile o dei propri introiti o della propria pensione. Mentre il costo della vita crollerebbe. Che favola! Quando si dice circuito virtuoso...
Inoltre si dissolverebbe il problema dell’evasione fiscale e decine di migliaia di persone, attualmente impiegate all’Agenzia delle Entrate, alla famigerata Equitalia ecc., potrebbero essere riciclati in altre attività pubbliche a fini sociali. Nelle scuole, nelle biblioteche, nella sicurezza, nella sanità...
Problemi annosi che si trascinano stancamente da sempre potrebbero essere risolti davvero: asili per tutte le famiglie con abbondanza di maestre. Un rapporto insegnante-allievi fantastico, badanti per tutti gli anziani e per gli invalidi e per gli ammalati. Ricercatori entusiasti e ben pagati che si possono gettare a capofitto nel cercare nuove strade per migliorare le sorti dell'umanità, abbondanza di medici e di infermieri. Drastica diminuzione delle ore lavorative e più tempo libero per tutti.
Saremmo tutti molto, molto più ricchi di soldi e di umanità. Più fiduciosi, più ottimisti. Le questioni d’amore potrebbero tornare ad essere centrali nella vita delle persone, al posto delle preoccupazioni economiche o di questo persistente incubo per un futuro cupo e senza speranze. Le esigenze umane più profonde potrebbero tornare al centro di tutto, al posto che spetta loro, al posto dei bisogni più primitivi legati alla sopravvivenza che, diciamocelo, è affare da animali selvaggi. E, potremmo finalmente smentire Hobbes e quella sua stupidaggine ideologica dell'homo homini lupus.


Con una tassazione appena un poco più alta, gli Stati si troverebbero con risorse enormi da investire in attività sociali, ambientali, artistiche, di ricerca scientifica, medica o culturale. Mi sembra un sogno. Poi mi ricordo della Tobin Tax, proposta dall’economista James Tobin, premio Nobel; una tassa che aveva le stesse finalità di quella avanzata da Thorpe, ma con una percentuale indicata tra lo 0,5 e l’1 per cento.
Sono decenni ormai che se ne parla, con vistose (e fastidiose) interpretazioni ideologiche a favore o contro, ma mi pare che nessuno abbia mai osato davvero pensare di applicarla.
I risultati - per un complesso di accadimenti, non solo per la mancata applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie - sono sotto gli occhi di tutti: impoverimento diffuso e mancanza di prospettive; stati senza fondi e welfare agli sgoccioli; ricerca e cultura quasi azzerate; e tanto, pericoloso malumore.
Adesso “tutte queste sofferenze sopportate individualmente mostrano una somiglianza sorprendente fra loro. Si riducono a una cosa sola: la pura e semplice incertezza esistenziale, una spaventosa miscela di ignoranza e di impotenza che è fonte inesauribile di umiliazione”. Sono parole di Zygmunt Bauman, parte dell’intervento che terrà ai prossimi "Dialoghi sull'uomo" di Pistoia, anticipate da Repubblica.
Anche se uno spiraglio interessante si apre, è notizia di oggi mercoledì: pare che il Parlamento Europeo abbia votato a favore della proposta per l'introduzione di una imposta sulle transazioni finanziarie nella Ue. Se ne prevede un gettito di appena 55 miliardi di euro. Qualcosa non quadra, o i calcoli di Thorpe sono sbagliati o le transazioni europee sono poca cosa o, ancora, la tassazione applicata è veramente troppo bassa. Comunque ora tocca al Consiglio Europeo esprimersi e, soprattutto, fare pressioni perché venga introdotta anche nelle altre aree del mondo.
Da parte mia consiglierei ai grandi della Terra (lo so, comincio a delirare, ma si tratta solo di un po’ di senilità) di studiare a fondo la proposta di Simon Thorpe. Magari è più intelligente lui di tutti quei grandi manager della finanza, delle banche e della politica economica che hanno mandato in malora mezzo mondo
Anzi lancerei proprio lo slogan UnoPerMille-TuttiPerUno. Un nuovo movimento d'opinione, una nuova corrente politica, sociale e culturale. Lo fanno tutti, lo faccio anch'io: venghino signori, venghino. E se pensate che sia una proposta demenziale, guardatevi un po’ intorno e ditemi se quel che vedete non vi sembra molto, molto peggio.