Non sarò mai abbastanza grato a quella guida che a Roma, dopo averci illustrato per oltre un'ora una mostra sugli Etruschi, disse:"vi segnalo al piano di sopra una mostra di arte contemporanea con cose molto diverse da quelle viste finora". Era una mostra di video di Bill Viola, magnifici.
Alcuni di questi sono a Villa panza fino al 28 ottobre. da vedere, prendendosi il tempo necessario!
Ci
sono alcune sciocchezze sull'arte contemporanea che è
bello potere confutare.L'antologica organizzata a Villa
Panza con Bill Viola (New York 1951), inaugurata nella
dimora di Biumo del Fondo Ambiente Italiano, è un ottima occasione
per farlo. La prima è che, perduta la necessità di perizia in
ambito scultoreo o pittorico, l'opera possa transigere da
un'esecuzione tecnica competente. È vero che in uno dei suoi famosi
statement l'artista concettuale Lawrence Weiner ebbe a scrivere che
«l'opera non ha bisogno di essere realizzata» perché può
essere anche solo pensata. Ma nessuno ha mai detto che, se la si
costruisce, lo si può fare male. La seconda è che ci sia una
rottura insanabile tra l'arte antica e quella nata dopo le
Avanguardie Storiche. A conti fatti, le permanenze del canone
rivaleggiano con le fratture.
Viola
è sempre in simbiosi con la moglie Kira, ha il viso ascetico da
buddista praticante e una familiarità con l'Italia che gli
proviene non solo dai nonni ma anche dall'avere trascorso, a
vent'anni e in veste di assistente, un lungo periodo nel primo luogo
d'Italia dove si sono fatti video, la Firenze di Maria Gloria
Bicocchi e del suo progetto Art Tapes 22. Il suo rapporto con la
nostra storia dell'arte è evidente ed egli vi attinge in quanto
repertorio di immagini, come fonte di un possibile atlante delle
tappe più significative dell'esistenza umana. Assume
l'iconografia religiosa, soprattutto, come il luogo della
massima sintesi delle emozioni di base, provocate da quegli snodi
inevitabili che sono i nostri cambiamenti: a volte fluidi come
lo scorrere del tempo, della luce o dell'acqua, a volte invece
improvvisi come il parto e la morte.
Nella
mostra si dipana la sua lunga esperienza di esploratore
dell'immagine digitale, di cui è stato un antesignano e che
maneggia da solo, inventando con competenza programmi inediti e
complessi. Per esempio in Passage info Night (2005),
una donna marcia nel deserto e si avvicina a noi per 50 minuti. La
sua figura di pellegrina nella sabbia ci sembra camminare sul
posto, tanto è potente il teleobiettivo utilizzato per le riprese.
Ma l'idea è proprio che il mezzo tecnico scompaia di fronte
alla pregnanza del contenuto, ovvero la condizione di solitudine,
di fatica ma anche, alla lunga, di efficacia del nostro incedere
nel mondo. In Three Women (2008)
una madre e le sue due figlie varcano la soglia che dalla
non-esistenza porta alla vita e viceversa. Questo passaggio è reso
leggibile da due elementi: uno è il contatto con l'acqua, che
per un'anima immateriale è inutile, l'altro, più sottile, è
il rapporto col bianco e nero: solo nel momento in cui le tre
donne passano l'intercapedine dell'esserci, nella materia e nel qui e
ora, assumono sembianze colorate passando un muro ideale. Va
anche detto che ora i programmi per ottenere questi effetti sono
diventati di dominio comune, anche grazie alle sue
sperimentazioni, e non a caso l'artista dice di volere girare con la
vecchia pellicola 35 mm per affrontare una nuova sfida. Un altro
aspetto saliente riguarda l'inte-
resse
di Viola per una trasposizione della pittura statica in immagine in
movimento. Il saggio in catalogo
di Salvatore Settis contestualizza
questo punto, immettendolo in una catena di catena che include la
scelta di rappresentare figure non più statiche nella Firenze
rinascimentale; ciò che Viola porta in più a quella svolta è il
non volere solo suggerire, ma anche mostrare il movimento in
atto, senza peraltro fare cadere lo spettatore in quello stato
di eccitazione e di interesse aneddotico per la trama che
connota la percezione del cinema. I
suoi
video sono lentissimi: per godere l'arrivo dell'alba e del tramonto
che cambiano i contorni di una quercia in The
Darker Side ofDown (2005)
occorre attendere un'ora di fronte a un'immagine in cui muta
quasi solo la luce.
Il
desiderio di continuità con la pittura antica era già molto
evidente nel suo volersi ispirare a dipinti quali la Visitazione
di Pontorno di Carmignano per
The Greetings (1995)-
Qui a Biumo vediamo Emergence (2002),
la cui struttura è tratta dalla Pietà di
Masolino da Panicale. Nel corso degli 11 minuti richiesti dalla
visione, il video mostra due donne che attendono accanto a un
sepolcro, un giovane uomo che ne esce e una serie di posture dei
corpi che sembrano risultare dalla composizione di modelli
diversi: dalle pie donne sotto alla Croce alla tipologia di
pietà in piedi (come la Rondanini di Michelangelo) o con il Cristo a
terra (come quella di Sebastiano del Piombo) passando attraverso
modelli ancora diversi quali il compianto del Cristo Morto o il
trasporto fisicamente estenuante del corpo, per esempio
nella Pala Baglioni di Raffaello. Lo spirito di queste immagini
non è, peraltro, quello della religiosità cattolica; qui
risulta evidente un senso di circolarità della vita e di
dispersione delle necessità del singolo, che trae spunto dalla
religiosità orientale non meno che da una rinuncia alla metafisica.
Si inseguono permanenze e trasmutazioni, ricorrenze tematiche
adattate a un muoversi inesorabile della mentalità. Non possiamo non
ricordare la concezione della storia dell'arte che fu di Aby Warburg
e di Fritz Sa-xl, per la quale certe immagini si ripresentano
anche a distanza di secoli, indipendentemente dal supporto
tecnico, anche quando non siano veicoli di un pensiero identico ma
anzi, di una sua variazione saliente.
Bill
Viola. Reflections, Varese, Villa Panza di Biumo, fino al 28 ottobre.
Catalogo Silvana Editoriale
Angela Vettese, da il sole 24 ore 13 maggio 2012