I lavori prenderanno avvio ufficialmente venerdì 15 quando, alla Casa delle associazioni di via Cimabue 16 alle 20,30, si terrà l’assemblea costituente del comitato promotore bresciano per il referendum contro il nucleare. Di fatto, però, uomini e associazioni sono già al lavoro per capire quali enti, comitati, partiti politici e liberi cittadini vorranno salire a bordo della macchina organizzativa che traghetterà Brescia all’appuntamento elettorale del 12 e 13 giugno.
"Venerdì vogliamo capire come organizzarci, saranno due mesi molto intensi quelli che ci aspettano". A parlare è Isaac Scaramella, presidente di Legambiente Brescia. "Le realtà che nella nostra città hanno già dato la loro adesione sono tante, ma venerdì vogliamo coinvolgere soprattutto la provincia e arrivare il più lontano possibile".
L’ambizione è grande, il tempo stretto e le risorse sono affidate all’autofinanziamento, ma il comitato è convinto "di portare a casa una grande sorpresa per tutti i detrattori del referendum", ha proclamato Maurizio Bresciani del Comitato per la salute, la rinascita e la salvaguardia del centro storico. Anche se Brescia è la terra che ha dato i natali, e patria elettorale, a colui che per primo è tornato a parlare della necessità del nucleare in Italia, ovvero al sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. "L’Italia è un paese che non è in grado di tenere in piedi una casa dello studente o di evitare distruzioni come le ultime alluvioni venete, e vogliamo costruire centrali nucleari?"."Invito tutti gli italiani ad andare a votare, anche quelli che sono favorevoli all’energia nucleare", ha detto Mirko Lombardi, coordinatore di Sinistra ecologia e libertà. "Questa è una battaglia troppo grande perché la si giochi vilmente sul quorum.
Ci deve essere un confronto serio anche con chi non la pensa come noi". Il leader di Sel è convinto che le rinnovabili "siano la spina dorsale della spinta economica del futuro, in un paese come il nostro che è particolarmente fortunato dal punto di vista dell’energia nucleare".
Ad appoggiare la compagna referendaria ci sarà anche il Movimento Cinque Stelle guidato a Brescia da Vito Crimi, il quale ha voluto ribadire che "non si tratta di una battaglia ideologica, né politica o contro Berlusconi come qualcuno cercherà di farla passare. Noi vogliamo tutelare la salute pubblica e ribadire che il popolo ha già votato nel 1987 e ora si vuole cancellare quello che l’Italia democraticamente decise".
Claudio Paccani, di Ecodem, ha invitato i cittadini a stare in guardia "rispetto allo stand-by di un anno chiesto dal governo su questo argomento. Che la gente non creda che per questo il nucleare non si faccia più. È solo che ora, con i fatti del Giappone, non se ne può parlare perché fa troppa paura". Secondo Paccani anche questo farebbe parte della "manovra a tenaglia" del governo per arrivare a costruire le centrali indisturbato, con l’altro lato della medaglia che sono "gli incentivi alle energie rinnovabili sempre più ridotti all’osso". Per questo motivo Marzio Tomasini, della Federazione dei verdi, ha ricordato che "fra un anno il referendum non si potrà rifare.
Il momento di scegliere è adesso. Le alternative al nucleare ci sono, bisogna solo investire in questi progetti che fra l’altro sono italiani". In ultimo Lombardi ha evocato il fantasma di Fukushima."E’ una questione luttuosa, ma che evoca un saggio principio di prevenzione, anche dal punto di vista economico. Il nucleare non si può fare perché per renderlo davvero sicuro in caso di sisma, diventerebbe ancora più antieconomico e non competitivo. Vorremmo che al nostro tavolo", ha concluso Lombardi con una provocazione, "sedessero anche i leghisti, dato che in Veneto il governatore Luca Zaia ha detto di non volere centrali nucleari sul suo territorio".
L’ambizione è grande, il tempo stretto e le risorse sono affidate all’autofinanziamento, ma il comitato è convinto "di portare a casa una grande sorpresa per tutti i detrattori del referendum", ha proclamato Maurizio Bresciani del Comitato per la salute, la rinascita e la salvaguardia del centro storico. Anche se Brescia è la terra che ha dato i natali, e patria elettorale, a colui che per primo è tornato a parlare della necessità del nucleare in Italia, ovvero al sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. "L’Italia è un paese che non è in grado di tenere in piedi una casa dello studente o di evitare distruzioni come le ultime alluvioni venete, e vogliamo costruire centrali nucleari?"."Invito tutti gli italiani ad andare a votare, anche quelli che sono favorevoli all’energia nucleare", ha detto Mirko Lombardi, coordinatore di Sinistra ecologia e libertà. "Questa è una battaglia troppo grande perché la si giochi vilmente sul quorum.
Ci deve essere un confronto serio anche con chi non la pensa come noi". Il leader di Sel è convinto che le rinnovabili "siano la spina dorsale della spinta economica del futuro, in un paese come il nostro che è particolarmente fortunato dal punto di vista dell’energia nucleare".
Ad appoggiare la compagna referendaria ci sarà anche il Movimento Cinque Stelle guidato a Brescia da Vito Crimi, il quale ha voluto ribadire che "non si tratta di una battaglia ideologica, né politica o contro Berlusconi come qualcuno cercherà di farla passare. Noi vogliamo tutelare la salute pubblica e ribadire che il popolo ha già votato nel 1987 e ora si vuole cancellare quello che l’Italia democraticamente decise".
Claudio Paccani, di Ecodem, ha invitato i cittadini a stare in guardia "rispetto allo stand-by di un anno chiesto dal governo su questo argomento. Che la gente non creda che per questo il nucleare non si faccia più. È solo che ora, con i fatti del Giappone, non se ne può parlare perché fa troppa paura". Secondo Paccani anche questo farebbe parte della "manovra a tenaglia" del governo per arrivare a costruire le centrali indisturbato, con l’altro lato della medaglia che sono "gli incentivi alle energie rinnovabili sempre più ridotti all’osso". Per questo motivo Marzio Tomasini, della Federazione dei verdi, ha ricordato che "fra un anno il referendum non si potrà rifare.
Il momento di scegliere è adesso. Le alternative al nucleare ci sono, bisogna solo investire in questi progetti che fra l’altro sono italiani". In ultimo Lombardi ha evocato il fantasma di Fukushima."E’ una questione luttuosa, ma che evoca un saggio principio di prevenzione, anche dal punto di vista economico. Il nucleare non si può fare perché per renderlo davvero sicuro in caso di sisma, diventerebbe ancora più antieconomico e non competitivo. Vorremmo che al nostro tavolo", ha concluso Lombardi con una provocazione, "sedessero anche i leghisti, dato che in Veneto il governatore Luca Zaia ha detto di non volere centrali nucleari sul suo territorio".