sabato 3 luglio 2010

ambiente a san polo brescia

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E’ oggettivamente preoccupante il rapporto ASL relativo alle malattie sopra la media a San Polo.
Certo, il campione è limitato; non si sa quali potrebbero essere le cause di queste patologie (soprattutto respiratorie) , ma anche di tumori alla vescica e al fegato.
Risulta indispensabile fare una ricerca più approfondita su tutti gli abitanti di San Polo. Nel frattempo, però alcune considerazioni e proposte. E’ oggettivamente preoccupante il rapporto ASL relativo alle malattie sopra la media a San Polo.
Certo, il campione è limitato; non si sa quali potrebbero essere le cause di queste patologie (soprattutto respiratorie) , ma anche di tumori alla vescica e al fegato.
Risulta indispensabile fare una ricerca più approfondita su tutti gli abitanti di San Polo. Nel frattempo, però alcune considerazioni e proposte.
Prima di tutto, la situazione di tutta l’area sud di Brescia è critica: si tratta di una delle aree più inquinate della Lombardia. Dal casello di Brescia Ovest a quello di Brescia Est c’è una striscia grigia di smog che raccoglie 12 corsie di traffico , tra tangenziale e autostrada, a cui si aggiungono gli scarichi di importanti poli industriali i più significativi dei quali sono l’Alfa Acciai e l’inceneritore.
Chi abita nel quartiere di San Polo verifica quotidianamente quanto l’aria sia pesante e talvolta con odori vomitevoli. Sui davanzali si deposita una polvere nera, talvolta anche di altri colori, in quantità abnorme, la stessa che si deposita nei polmoni e sulle verdure coltivate per passione (e spesso per necessità) in particolare dai tantissimi pensionati della zona.
E se le persone in età lavorativa durante il giorno migrano verso luoghi di lavoro non si sa quanto più salubri, bambini ed anziani in quartiere vivono spesso 24 ore su 24.
Cosa si può fare, da subito, in attesa di ulteriori dati?
La prima cosa, gratis, è copiare dall’estero, dove in situazioni simili si è provveduto a limitare la velocità nelle grandi arterie a ridosso di aree fortemente inquinate.
Basterebbe limitare la velocità a 110 km/h per il tratto autostradale dal casello di Brescia Ovest a quello di Brescia Est, e ripristinare il limite di 90 km/h per il tratto di tangenziale parallelo.
Limitare la velocità riduce fortissimamente l’inquinamento derivante da autovetture, che si somma a quello prodotto da automezzi e mezzi pesanti che transitando da Paesi esteri hanno emissioni non controllate (altro che Euro 4!).
Non mi si venga a dire che ci sono insormontabili problemi politici, visto che Governo, Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Brescia sono in mano alle stesse forze politiche!!!
Secondo: devono essere veramente controllate le emissioni dei poli industriali.
L’inceneritore A2A dovrebbe avere controlli costanti, ma gli altri? L’Arpa Lombardia dovrebbe controllare le emissioni dell’Alfa Acciai. Ogni quanto lo fa? Ci sono i mezzi per un controllo reale?
E’ possibile la convivenza di una realtà industriale di quella dimensione con un quartiere di 20.000 abitanti? La risposta potrebbe essere positiva, se ci fossero reali controlli sulle emissioni.
Ma se non ci fossero, allora il discorso diventerebbe diverso, perché ritorneremmo al vecchio, ma ancora attuale, problema del conflitto tra occupazione e ambiente.
Le industrie dei cosiddetti Paesi emergenti sono competitive soprattutto perché hanno scarsi diritti sindacali, paghe basse e scarsa tutela dell’ambiente. Dopo la vicenda di Pomigliano, che in nome della “competitività” comincia a intaccare diritti sindacali e busta paga, non vorrei che per una ipotetica difesa del posto di lavoro si sorvolasse anche sulla tutela della salute di tutto un quartiere di 20.000 abitanti. Se l’Alfa Acciai non ha la possibilità di essere realmente controllata, chiuda e traslochi!
Terzo: realizzare il parco delle cave. A ridosso delle 12 corsie tra tangenziale ed autostrada deve esserci un bosco che in qualche modo assorba le polveri del traffico.

Prima di tutto, la situazione di tutta l’area sud di Brescia è critica: si tratta di una delle aree più inquinate della Lombardia. Dal casello di Brescia Ovest a quello di Brescia Est c’è una striscia grigia di smog che raccoglie 12 corsie di traffico , tra tangenziale e autostrada, a cui si aggiungono gli scarichi di importanti poli industriali i più significativi dei quali sono l’Alfa Acciai e l’inceneritore.
Chi abita nel quartiere di San Polo verifica quotidianamente quanto l’aria sia pesante e talvolta con odori vomitevoli. Sui davanzali si deposita una polvere nera, talvolta anche di altri colori, in quantità abnorme, la stessa che si deposita nei polmoni e sulle verdure coltivate per passione (e spesso per necessità) in particolare dai tantissimi pensionati della zona.
E se le persone in età lavorativa durante il giorno migrano verso luoghi di lavoro non si sa quanto più salubri, bambini ed anziani in quartiere vivono spesso 24 ore su 24.
Cosa si può fare, da subito, in attesa di ulteriori dati?
La prima cosa, gratis, è copiare dall’estero, dove in situazioni simili si è provveduto a limitare la velocità nelle grandi arterie a ridosso di aree fortemente inquinate.
Basterebbe limitare la velocità a 110 km/h per il tratto autostradale dal casello di Brescia Ovest a quello di Brescia Est, e ripristinare il limite di 90 km/h per il tratto di tangenziale parallelo.
Limitare la velocità riduce fortissimamente l’inquinamento derivante da autovetture, che si somma a quello prodotto da automezzi e mezzi pesanti che transitando da Paesi esteri hanno emissioni non controllate (altro che Euro 4!).
Non mi si venga a dire che ci sono insormontabili problemi politici, visto che Governo, Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Brescia sono in mano alle stesse forze politiche!!!
Secondo: devono essere veramente controllate le emissioni dei poli industriali.
L’inceneritore A2A dovrebbe avere controlli costanti, ma gli altri? L’Arpa Lombardia dovrebbe controllare le emissioni dell’Alfa Acciai. Ogni quanto lo fa? Ci sono i mezzi per un controllo reale?
E’ possibile la convivenza di una realtà industriale di quella dimensione con un quartiere di 20.000 abitanti? La risposta potrebbe essere positiva, se ci fossero reali controlli sulle emissioni.
Ma se non ci fossero, allora il discorso diventerebbe diverso, perché ritorneremmo al vecchio, ma ancora attuale, problema del conflitto tra occupazione e ambiente.
Le industrie dei cosiddetti Paesi emergenti sono competitive soprattutto perché hanno scarsi diritti sindacali, paghe basse e scarsa tutela dell’ambiente. Dopo la vicenda di Pomigliano, che in nome della “competitività” comincia a intaccare diritti sindacali e busta paga, non vorrei che per una ipotetica difesa del posto di lavoro si sorvolasse anche sulla tutela della salute di tutto un quartiere di 20.000 abitanti. Se l’Alfa Acciai non ha la possibilità di essere realmente controllata, chiuda e traslochi!
Terzo: realizzare il parco delle cave. A ridosso delle 12 corsie tra tangenziale ed autostrada deve esserci un bosco che in qualche modo assorba le polveri del traffico.