mercoledì 28 luglio 2010

La guerra in Afghanistan è diventata la più costosa mai combattuta dagli Usa

Amarissimo articolo di Vittorio Zucconi sulla guerra in Afghanistan.
Mi rimane una curiosità: come sono "considerate" le vittime americane dallo Stato? In Italia se un militare in Iraq o Afghanistan muore, anche per un incidente stradale o una mina, onori militari, messe solenni, capo dello Stato, pensione per la vedova e magari un lavoro sicuro in futuro per i figli.
Ho la vaga impressione che negli USA gli diano una cartolina, una bandiera, un abbraccio di qualche generalucolo e tuitto finisca lì..
greg
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La guerra in Afghanistan è diventata la più costosa mai combattuta dagli Usa

Fonte: VITTORIO ZUCCONI - la Repubblica 26 Luglio 2010

Ogni caduto "vale" 200 milioni di dollari.    Per mandare al fronte due milioni di uomini e donne la nazione ha speso 1.021 mld di dollari. Nel prezzario non è calcolato il costo per reinserire i reduci con stress psicologici e i feriti  
Ogni cassa di zinco riportata a casa avvolta nella bandiera, ogni cadavere deposto nella terra di un cimitero smossa tra lacrime e salve di fucile sono costati finora all´America 200 milioni di dollari per caduto. Un lugubre record.

Quando il tassametro delle guerre senza fine, senza prospettive e, nel caso dell´invasione dell´Iraq, senza onore, volute da Bush e continuate da Obama ha superato i mille milliardi di dollari all´inizio di luglio, le operazioni "Iraqi Freedom" ed "Enduring Freedom" come furono retoricamente denominate sono divenute le spedizioni militari più costose pro capite nella lunga storia delle guerre americane.
Non le più care in assoluto, perché il record di spesa appartiene ancora ai quattro anni della Seconda Guerra Mondiale quando il tesoro nazionale dovette sborsare più di 4 mila miliardi di dollari, in valore attuale, per sconfiggere Germania, Italia e Giappone e liberare il mondo dall´infestazione nazista e fascista. Ma il risultato dello studio condotto dal servizio ricerche del Parlamento, una commissione apolitica e apartitica, non mente. Per mandare al fronte i due milioni di uomini e donne che si sono avvicendati fra Iraq e Afghanistan negli ormai quasi dieci anni di combattimento, e per vederne tornare 5 mila e 400 nelle casse di zinco, la nazione ha speso mille e 21 miliardi di dollari. Nella Seconda Guerra, i soldati furono ben 16 milioni, con 480 mila caduti. Ogni caduto costò, oltre al sangue e alle lacrime, 9 milioni di dollari, nell´orribile rapporto "costo caduti" che ogni guerra impone.
Una delle tragedie dentro la tragedia morale e strategica di queste guerre su due fronti, e una delle ragioni per le quali sono ormai svanite dai radar delle ansie e dell´attenzione nazionale, è che Iraq e Afghanistan sono operazioni spaventosamente costose individualmente, ma ancora molto a buon mercato per l´economia americana. Come fu osservato già nei primi mesi del conflitto, tra l´invasione dell´Afghanistan nel novembre del 2001 e i bombardamenti "shock and awe" su Bagdad per paralizzare e terrorizzare il regime di Saddam nel marzo del 2002, l´incidenza di queste azioni sulla vita quotidiana dei cittadini americani, sulle loro tasche o sui conti pubblici è marginale se non impercettibile. 

Per permettere all´ultima «Grande Generazione» di liberare il mondo da Hitler, Mussolini e dal militarismo giapponese, l´America dovette impegnare più di un terzo, il 36%, del bilancio federale. Per mandare due milioni di soldati in Asia dopo l´11 settembre, quel "trilione", quei mille miliardi di dollari spesi finora sono appena l´1,6% del budget.
Non si vedono dunque attori e campioni dello sport, grandi registi come Frank Capra o eroi immaginari come Topolino, battere gli Stati Uniti mobilitando gli spiriti patriottici dei cittadini perché sottoscrivano i "War Bonds", il prestito di guerra. Nella fornace del debito nazionale e del disavanzo di bilancio, quei mille miliardi di dollari sono noccioline, come quei 5 mila e più caduti in dieci anni non sono neppure un´anomalia statistica nelle tabelle del censimento, rispetto ai 616 mila morti all´anno per malattie cardiovascolari o alle 115 vittime di incidenti stradali, ogni giorno. Per la prima volta nella storia americana, e forse di tutte le grandi nazioni, non sono neppure state aumentate le tasse sul reddito o quelle indirette sui consumi per finanziare un conflitto, che sembra combattuto con i soldi degli altri e con i figli degli altri. Nessuno che non abbia famigliari al fronte, ha dovuto sacrificare un centesimo del proprio reddito, o un minuto della propria giornata, per combatterle, perché così volle Bush quando annunciò che «l´Iraq si sarebbe pagato da solo con il petrolio», e come Obama non può permettersi di cambiare.
Mille miliardi e quasi dieci anni più tardi, morire per Kandahar o per Bagdad non fa notizia ormai da anni. L´opposizione di destra, che accusa Obama di avere sfasciato il bilancio nazionale con la riforma della sanità o i sussidi ai disoccupati, osa rimproverargli il prezzo di quei morti e di quelle guerre senza fine. Neppure l´enormità del costo sociale, le cure mediche - quando ci sono - la riabilitazione, il difficilissimo reinserimento dei feriti, dei mutilati, dei reduci con le loro profonde lesioni psicologiche, costo che nel prezzario delle guerre per «esportare la democrazia» non è calcolato, spaventa e turba ormai un pubblico che ha fatto il callo alle notizie e ai lutti dai fronti orientali, riservate ai volontari in uniforme, senza incubi di cartoline precetto per gli altri. Un trilione e 21 milioni (ma la cifra aumenta ogni secondo, come registra il sito angoscioso www.costofwar.com dove si vede il prezzo salire di mille dollari al secondo) sono meno di quando la nazione abbia speso, dal 2001 a oggi in fast food, in cheeseburger, frappé e patatine fritte, mille e duecento miliardi di dollari.
Dunque la guerra che non esiste, che costa meno di uno «happy meal», di un pasto per bambini da McDonald´s con omaggio di pupazzetti di plastica, non sarà fermata dal costo finanziario e neppure da quello umano. Gli Stati Uniti si possono permettere altri venti, o trent´anni di operazioni militari in Iraq o in Afghanistan, ignorare altre migliaia di bare, meno costose di patatine e frappé.