giovedì 8 maggio 2008

I dati sui redditi erano già accessibili, offline

Anche se fosse confermato il divieto di pubblicare i redditi on line, conoscere tali dati era e rimane semplice.

da: [ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-04-2008]

Ipotizziamo che, per effetto di una decisione definitiva del Garante o di una modifica legislativa, sia proibita la pubblicazione, on line o offline, delle dichiarazioni dei redditi. Siamo certi che non sia possibile arrivare ugualmente, attraverso un'aggregazione di dati già pubblici, a ricostruire il reddito verosimile di moltissimi italiani?

Innanzitutto, già oggi, tutti quelli che chiedono un prestito a una banca o a una finanziaria, sanno già che verrà verificato - attraverso banche dati per l'accertamento dei rischi - quali conti correnti hanno e quanto vi hanno in deposito, eventuali prestiti già in corso e rate che si pagano, redditi di impresa e da lavoro dipendente, se ci sono, proprietà immobiliari.

C'è chi sostiene che la mafia potrebbe approfittare di questi dati. Ma se è vero che la mafia controlla imprese e perfino banche o finanziarie, allora avere questi dati su chiunque in modo anche che non risulti non è un problema. I dati del reddito di un'impresa, quelli del catasto delle case e del registro pubblico automobilistico come del registro navale e areonautico sono accessibili a tutti e per tutti, per legge, già oggi.

Chi poi non può sfuggire assolutamente sono i lavoratori dipendenti: nel caso lavorino per lo Stato o per aziende private, il loro reddito principale è determinato da contratti di lavoro nazionali e aziendali pubblici, depositati presso il Cnel e visibili on line.

Di ogni lavoratore, conoscendo più o meno l'anzianità di servizio aziendale, è possibile sapere quanto guadagna; anche dei premi individuali si può ricavare una media per settore, da cui il singolo lavoratore non si discosta molto, a cui si aggiungono o detraggono i carichi familiari, anch'essi determinati per legge.

Per i top manager è possibile ricavare i dati sul reddito da bilanci certificati delle stesse imprese. Per il lavoratore autonomo, professionista, artigiano, commerciante che sia è, invece, molto più complesso calcolare volume d'affari, tariffe praticate, numero di clienti: esistono gli studi di settore ma non è la stessa cosa di una busta paga.

Il problema non è quindi tanto di privacy e di tutela della stessa da malintenzionati ma politico. Si entra così nella dialettica politica tra chi ritiene che nel nostro Paese vi sia eccessiva evasione fiscale e che questa si annidi soprattutto nel lavoro autonomo e chi, invece, sostiene che la pressione fiscale sia eccessiva soprattutto per il lavoro autonomo e che l'amministrazione fiscale si serva di mezzi troppo invasivi e inquisitivi fino a prefiguare una sorta di Grande Fratello fiscale.