mercoledì 20 febbraio 2013

A lezione di civismo durante l'ora di religione


Caro Augias, ho letto la lettera del professore Franco Labella, da lei pubblicata il 9 febbraio, sugli effetti negativi derivanti dall'eliminazione dell'insegnamento di diritto nelle scuole. Lei vi ha aggiunto la necessità di educare alla legalità e al civismo i giovani, così da renderli consapevoli anche delle problematiche ambientali divenute improrogabili. L'urgenza di inserire nelle scuole insegnamenti che formino un cittadino attento a cultura e ambiente si scontra però con il macigno dell'ora di religione, sostanzialmente obbligatoria, e con il plotone di 35mila insegnati di religione posti in ruolo dal governo Berlusconi; con uno stipendio più alto dei colleghi nonché la possibilità di spostarsi su altri insegnamenti, a scapito di chi ha partecipato a regolare concorso.
Dato che in questo momento una svolta laica nella scuola mi sembra molto difficile, mi chiedo se non si potrebbero invitare questi docenti di religione, perlomeno, a parlare anche di argomenti necessari alla civile convivenza, oltre ad impartire una dottrina che, se devo giudicare dai risultati, appare assai poco seguita. Aldo Capasso - aldcapas@unina.it

risponde  Corradio Augias:
La proposta del professor Capasso mi pare abbia un certo interesse basandosi tra l'altro su un innegabile presupposto storico.
Da che mondo è mondo le religioni sono servite anche a frenare le passioni umane.
Il sofista Crizia in un suo dramma sviluppò la teoria secondo cui gli dèi furono inventati proprio a questo scopo: costringere gli esseri umani a comportamenti morali. L'ipotesi di Crizia - seguo l'insegnamento del professor Luciano Canfora - contiene non trascurabili elementi di verità. La conferma viene per esempio dall'esperienza romana. Polibio, ammiratore del sistema romano, scrisse: «Con un proposito preciso gli antichi hanno inculcato nelle masse le nozioni sugli dèì e l'aldilà».
Tali idee, aggiungeva: «Tengono a freno le violente passioni delle masse».
Con l'avvento della modernità la funzione di tenere lontani gli esseri umani dalla tentazione di delinquere è stata assunta dalle leggi. La paura dell'inferno, potremmo postillare, s'è trasformata nella paura dei carabinieri. Non sarebbe troppo difficile, forse, integrare l'insegnamento della discussa ora di religione con alcune norme di corretto comportamento repubblicano che aiutino a formare dei buoni cittadini rispettosi di sé stessi ma anche degli altri, poiché a questo serve in definitiva il civismo. Infatti le fiamme infernali riguardano gli individui, i carabinieri coinvolgono la collettività. La grande uscita di scena di Joseph Ratzinger così ricca anche di insegnamenti laici potrebbe favorire questa utile innovazione che, nella giusta misura, potrebbe andare a vantaggio di tutti, compreso il catechismo.

CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it
15 febbraio 2013