giovedì 7 maggio 2009

Dall'era dei consumi alla politica sobria

Dall'era dei consumi alla politica sobria
LA MISURA DEI DESIDERI
JOHN LLOYD

Dopo una lunga ubriacatura stiamo cambiando mentalità è arrivato per tutti noi il momento di diventare sobri

Nel suo ultimo e incisivo libro intitolato É la stampa, bellezza!, Giorgio Bocca scrive qualcosa di particolarmente pungente e severo sulla natura della pubblicità odierna: «Essa è creatrice inarrestabile di desideri e di consumi, la potentissima locomotiva che trascina il genere umano verso nuove guerre e, forse, verso l'autodistruzione».
La sua previsione è forse eccessiva, ma riflette una paura crescente che la crisi in corso ha messo in particolare evidenza. Il timore è quello di aver superato un limite, oltre il quale non ci stiamo più limitando a consumare, ma stiamo intaccando il nostro futuro e quello dei nostri figli. Siamo imprigionati in un sistema globale la cui legittimità politica dipende dalla capacità di assicurare standard di vita sempre più alti e di consumare sempre di più. Ciò vale ovunque e per tutti, dalla nuova politica democratica di Barack Obama al regime capitalista-comunista cinese; dal politico miliardario Silvio Berlusconi che ride sempre al sempre cupo scozzese presbiteriano Gordon Brown; dalla caotica democrazia indiana al serpeggiante autoritarismo russo. Ovunque le élite politiche fanno sempre più promesse.
Il grande toccasana della nostra epoca è stato il costante incremento degli standard materiali, che ha attenuato le ineguaglianze tra i nostri Paesi - che si sono acuite enormemente - offrendo la speranza di un futuro migliore alle gene-razioni successive. Noi che continuiamo ad arricchirci sempre più osserviamo con commiserazione i meno fortunati che, soprattutto in Africa, combattono guerre genocide, scatenate in primis da miseria e povertà.
L'improvviso abbassarsi dei nostri standard di vita ci trasmette tuttavia qualcos'altro: noi abitanti dei Paesi ricchi forse non torneremo mai alla ricchezza in costante crescita che davamo facilmente per scontata; i nostri privilegi nascevano dal presupposto di avere alle nostre dipendenze manodopera a basso costo proveniente dall'Europa dell'Est, dalla Cina, dall'India e dalle Filippine. Quella manodopera così a buon mercato è composta anch'essa di consumatori, e i loro governi devono assicurare loro di più. Il loro "più" è il nostro "meno".
L'atteggiamento che ben si confaceva all'era dei consumi era l'edonismo, i cui simboli esteriori sono le automobili di grossa cilindrata, gli schermi al plasma di dimensioni esorbitanti, gli abiti firmati, le vacanze in centri di villeggiatura di lusso. Inizia invece ora a farsi strada una nuova mentalità che deve essere presa sul serio: mi riferisco alla sobrietà, alla moderazione, alla semplicità. Da sempre prerogativa di coloro che hanno abbracciato stili di vita "alternativi" - movimenti "Verdi", figure religiose, perfino alcuni socialisti - alla maggior parte di noi è sempre parsa eccentrica e naif, ma... se avessero ragione?
A noi tutti che abitiamo nei Paesi ricchi è stato lanciato il seguente messaggio: è vero, dovremo affrontare uno o due anni difficili, ma poi la crescita tornerà. Ma è altrettanto verosimile che la crescita possa non tornare come prima e che la politica che ne conseguirà possa non essere più dominata dall'opposizione della sinistra e della destra, bensì dalla necessità di abbassare le aspettative. Ci serve una nuova politica, il cui successo dipenderà da un nuovo atteggiamento collettivo, che ben si esprime nel concetto di " sobrietà". Proprio come chi è sbronzo è incurante di sé e di ciò che lo circonda, così chi è sobrio è invece in grado di mostrare attenzione per sé e per la società. Dopo una lunga ubriacatura, è arrivato per noi tutti il momento di diventare sobri. Sarà difficile, ma probabilmente non avremo alternative.
(traduzione di Anna Bissanti)
da "la repubblica" martedi 28 aprile 2009