E invece, un anno dopo, Berlusconi è ancora qui che detta condizioni, il governo Monti è in caduta libera nei sondaggi, la crisi morderà ancora per chissà quanto, io sarò esodato per ancora chissà quanto, ecc.
Ma è possibile che in Italia, a parte partitucoli di vario genere, si debba essere costretti a scegliere tra il Partito Dei Ladri e il Partito Dei fessi? Poi ci si meraviglia che Grillo aumenti i consensi......
Io a votare ci vado e ci andrò, però....
Illuminante questo articolo di Marco Travaglio, tratto da "L'Espresso" del 18 novembre 2012
gg
Da
vent'anni, nella storia delle leggi elettorali c'è sempre qualcuno che parla di "truffa".
Ma sarebbe meglio parlare di "circonvenzione d'incapace".
Con il centrodestra nel ruolo di circonventore e il centrosinistra in
quello dell'incapace.
Nel
1994
si votò con la legge elettorale voluta dal centrosinistra (il
Mattarellum, figlio sia pur bastardo del referendum uninominale
del 1993). Ma il centro e la sinistra, pur avendola scritta, non la
capirono: si presentarono divisi - Segni e Martinazzoli da una
parte, Occhetto dall'altro - e regalarono la vittoria a Berlusconi,
che la legge non l'aveva voluta, ma l'aveva capita. Infatti
aveva riunito la destra in un'alleanza a scartamento variabile:
Polo della Libertà (Forza Italia più Lega) al Nord, Polo del
Buongoverno (Fi più An) al Centro-Sud.
NEL
1996 PRODI accorpò
il centrosinistra nell'Ulivo e vinse. Ma un anno dopo D'Alema
decise che il Professore era un usurpatore: il premier doveva essere
il leader del partito-guida, cioè lui. Aprì la Bicamerale per
cambiare la Costituzione, resuscitò Berlusconi politicamente
moribondo e si mise d'impegno per regalare all'Italia l'elezione
diretta del premier (roba mai vista, se non in Israele). Il
Cavaliere voleva l'elezione diretta del capo dello Stato (uno a
caso: se stesso), ma Max rassicurò i dubbiosi del suo campo: Bossi
gli aveva promesso che avrebbe disertato il voto sulla forma di
Stato. Risultato: la Lega, che fino ad allora s'era tenuta fuori,
rientrò in Bicamerale il 4 giugno, giusto in tempo per votare il
presidenzialismo col centrodestra. E fregare il centrosinistra.
Qualcuno, per esempio "l'Espresso" di Claudio Rinaldi,
suggerì al Rommel di Gallipoli di piantarla col "dialogo"
con Berlusconi, che intanto faceva carne di porco della giustizia:
insomma, comandava lui anche dall'opposizione. Ma non ci fu nulla da
fare. Il 18 giugno D'Alema incontrò segretamente sulla terrazza
di casa Letta, alla Camilluccia, i padri ricostituenti Berlusconi,
Fini, Marini, Tatarella, Nania,
Mattarella, Salvi, e siglò
il "patto della crostata", davanti al dolce di Maddalena
Letta: "presidente di garanzia" eletto dal popolo e sistema
elettorale a doppio turno di coalizione. Il 30 giugno la Bicamerale
ratificò il tutto, ma poi, al momento di approvarlo in Parlamento,
Berlusconi fece saltare il banco: ora voleva il cancellierato e
il proporzionale a turno unico. E, siccome sulla giustizia non gli
bastava nemmeno la bozza Boato, copiata dal Piano di Rinascita di
Gelli, ma pretendeva addirittura l'amnistia su Tangentopoli, la
Bicamerale fallì.
LA
LEGGE ELETTORALE la
cambiarono nel dicembre 2005 Pdl, Lega e Udc su richiesta di
quest'ultima, a maggioranza, col famigerato Porcellum, mentre fino
all'ultimo il centrosinistra (che allora si chiamava comicamente
"Unione") predicava il "dialogo",
nell'illusione che il Cavaliere non avrebbe osato tanto. L'Unione
vinse di pochissimo le elezioni del 2006, ma nei due anni in cui
governò
si guardò bene - sempre in nome del "dialogo" - dal
cancellare la porcata.
E
siamo così all'altro giorno, quando Bersani scopre improvvisamente
di non potersi fidare di Alfano, sulla cui autonomia da Berlusconi ha
avuto ampie assicurazioni (da Alfano, ma anche da Berlusconi), e
nemmeno di Casini (che dà ormai per alleato acquisito). Del resto i
tre vanno d'amore e d'accordo nella maggioranza ABC che sostiene
Monti. E poi da mesi il sempre acuto Violante, responsabile riforme
del Pd, giura che il doppio turno è a portata di mano grazie al
"dialogo con il Pdl" che lui sta astutamente tessendo, ma
soprattutto all'"apertura di Casini".
Invece
- guarda un po' - Pdl, Udc e Lega, gli stessi della Bicamerale,
votano un Superporcellum che riserva il premio di maggioranza solo a
chi supera il 42,5 per cento dei voti: cioè
a nessuno. Così il Pd, anche se vincerà le elezioni, non andrà al
governo. Resterà Monti. E Pdl e Udc saranno determinanti con i loro
quattro voti. Bersani ci è rimasto davvero male. L'hanno fregato
un'altra volta. Chi l'avrebbe mai detto.
L'Espresso
– 18 novembre 2012