domenica 17 febbraio 2008

Quanto ci costerebbe (in lire) il ritorno del Cavaliere

AIla vigilia del possibile, probabile, quasi certo ritorno di Silvio Berlusconi al potere, s'avanza nelle file del popolo di sinistra uno strano sentimento, racchiuso in una domanda: che cosa il Cavaliere può combinare di peggio rispetto all'ultima volta? Prima della breve interruzione del governo Prodi, aveva governato per cinque anni. Un periodo nefasto per l'economia, dannoso per i conti pubblici, disastroso per la cultura. Pericoloso in politica estera, con il progressivo allontanamento dall'Europa e il ritorno del Paese al ruolo di colonia degli Usa, testimoniato dall'adesione da sudditi alla sciagurata avventura in Iraq.
In compenso, Berlusconi aveva sistemato quasi tutti i suoi affari, messo sotto schiaffo la giustizia, cancellato i reati per cui era processato, consolidato il potere del gruppo e reso «naturale» il dominio assoluto sui media. Nonostante l'evidente illegalità del sistema, confermato dall'ultima sentenza europea sul monopolio delle frequenze.
Quali altri danni può fare, allora, nei prossimi cinque anni? La risposta purtroppo è: molti, e molto più gravi. Questa è almeno l'opinione diffusa nei circoli economici europei. A partire da grandi organi d'informazione conservatori, come l'Eco-nomìst e il Financial Times. Secondo i quali, il prossimo governo Berlusconi completerà l'opera d'isolamento dell'Italia rispetto all'Europa, fino alle estreme conseguenze. Compresa una, che sembra oggi fantascienza: l'uscita dall'area dell'euro.
La polemica contro la moneta unica, causa di tutti i mali, dall'aumento dei prezzi fino al carico fiscale, è stato il principale argomento degli ultimi due anni di Berlusconi al governo. Liberarsi dal vincolo esterno della Ue per il populismo della destra significherebbe mano libera nelle politiche fiscali, una bella pioggia assistenzialista da Prima Repubblica Con il risultato a medio termine di uno tsunami economico, ma, in tempi brevi, gli unici che interessano ormai, di un forte recupero di consensi.
L'ideale per il populismo di Berlusconi sarebbe l'uscita dall'euro e la possibilità di tornare all'allegro indebitamento e alle svalutazioni selvagge. In teoria, l'accordo dell'euro non prevede vie d'uscita e ritorni alla moneta nazionale. Ma in pratica, osservano i commentatori stranieri, l'Italia di Berlusconi potrebbe fare di tutto per farsi «buttare fuori» e poi imputare le colpe alla rigidità della Ue.
Alla fine di questa strada, per l'Italia ci sarebbe un poster dell'Argentina con Juan Perón che allarga le braccia, per darci il benvenuto in Sudamerica. Fantasie? Ossessioni antiberlusconiane della perfida Albione? Chi vivrà vedrà.

Curzio Maltese, il venerdi di repubblica, 8 febbraio 2008