giovedì 15 maggio 2014

Così la Fenice rende più ricchi

Diceva Tremonti, commercialista del delinquente Silvio Berlusconi, che lo fece ministro delle finanze: "con la cultura non si mangia". Già.....

Così la Fenice rende più ricchi
di Silvia Bernardi

Alla fine del Settecento Venezia aveva sette teatri, due destinati al dramma e gli altri alla musica. Uno è diventato storia di successo avverando la leggenda del nome che porta: come l'immortale uccello di cui parla Erodoto nelle sue Storie, il Gran Teatro la Fenice dal 1792 è risorto dalle proprie ceneri molte volte arrivando ad essere un volano culturale ed economico per il territorio. Il teatro lirico di campo San Fantin non è solo un luogo simbolo della città, ma è il "motore" economico per diversi settori, non soltanto quello turistico, con numeri da record.

Un gioiello di bellezza e perfezione, stucchi, oro e broccati, con un bilancio di circa 35 milioni di euro, che produce un giro d'affari di poco meno di 70 milioni di euro, per un valore aggiunto che rimane sul territorio di quasi 50 milioni e un impatto fiscale di 12 milioni e 379mila euro, pari al 72 per cento del finanziamento erogato degli enti pubblici.
I dati emergono da una ricerca del centro studi Vela commissionata dalla Camera di commercio di Venezia che da diversi anni destina un contributo economico importante per sostenere le attività del Teatro. Dallo studio è emerso che investire in attività culturali, soprattutto in questo periodo di tagli e contratture, paga. Oggi la Fenice è diventata il primo teatro per produzione in Italia, con 118 recite d'opera nella stagione 2012-2013, cinque di balletto, 29 concerti sinfonici dell'Orchestra propria, 198 altre manifestazioni in sede e fuori sede, per un totale di 350 spettacoli complessivi e 90mila biglietti staccati all'anno. Una grande impresa culturale che ha fatto della cultura una delle leve primarie per il rilancio economico dell'intera provincia.
In termini di spesa attribuibile, il Teatro La Fenice vale 69 milioni di euro, 256 euro per ogni visitatore o spettatore del Teatro; 50 milioni di euro in termini di impatto complessivo (183 euro per ogni fruitore) e quasi mille unità di lavoro come stima dell'impatto occupazionale. Questi dati determinano un moltiplicatore di ricchezza di 0,72 in rapporto alla spesa attribuibile e di 2,9 rispetto al finanziamento pubblico erogato, per un ritorno diretto sui contributi concessi di 70 centesimi per ogni euro versato. Complessivamente si tratta del 2,5 per cento del valore aggiunto espresso dall'intero comparto di Cultura e Creatività, e il 3 per cento di tutto il fatturato turistico di Venezia.
«Dopo un triennio – ha commentato il sovrintendente Cristiano Chiarot – ci siamo chiesti il valore della nostra produzione, per dare forza alla conferma dell'indispensabilità dei finanziamenti pubblici per le nostre strutture. E abbiamo dimostrato che i soldi pubblici, in questo settore, non sono solo ben spesi, ma offrono all'investimento un ritorno certo, certificato e sicuro, tornando sul territorio in maniera più forte e più ampia degli stessi finanziamenti. Ecco perché chiediamo che, a livello nazionale, vada fatto un ripensamento, non limitandosi a semplici provvedimenti sulle emergenze».
In attesa della "resurrezione" di politiche culturali nazionali di lungo periodo, la Fondazione Teatro La Fenice ha presentato la Stagione lirica e di balletto 2014-2015 con diciotto titoli da novembre a ottobre, nove nuovi allestimenti, otto lavori di repertorio e un balletto ospite per complessive 128 recite (una media di uno spettacolo lirico ogni tre giorni) che confermano il balzo di produttività da applausi che ha portato dalle 68 recite della stagione 2010 alle 118 di quella in corso.

Domenica del Sole 24 ore 4 maggio 2014