Sono molti i pericoli che minacciano i ricci, i mammiferi più vecchi che esistono ancora sulla terra; la loro presenza risale al periodo terziario. Se gli uomini avessero più rispetto per l’ambiente circostante, potremmo evitare loro numerosi rischi.
Giugno e luglio, purtroppo, sono i mesi nei quali possiamo contare nelle strade il maggior numero di ricci, schiacciati dalle automobili o feriti gravemente. La reazione di un riccio di fronte un possibile pericolo è quella di immobilizzarsi e di drizzare gli aculei sul dorso, grazie alla sua fascia muscolare che contraendosi, gli permette di chiudere il corpo, arti inclusi, in una sacca cutanea; arrotolandosi su se stesso, forma una impenetrabile palla di spine che scoraggia quasi tutti i potenziali aggressori. Questa tecnica purtroppo risulta vana con la volpe, che, urinando sul riccio arrotolato, lo costringe ad aprirsi per poi scaraventarsi sul fragile musino, provocandone la morte.La tattica dell’appallottolamento, inoltre, risulta inutile quando il riccio viene travolto da un automobile in corsa, che inevitabilmente lo uccide.
I nemici dei ricci non sono solamente le volpi e le automobili. Si nutrono delle loro carni anche i tassi e le civette; i cani, soprattutto di taglia grande, possono provocare la morte di ricci adulti, così come i gatti possono ucciderne i cuccioli; ma dobbiamo sottolineare che il principale nemico del riccio è l’uomo, che, con i suoi molteplici interventi deleteri, causa spesso danni irreversibili alla natura. I tombini della canalizzazione, nei quali annegano o muoiono di fame.Le reti metalliche sotto tensione elettrica usate per arginare le mandrie, che costituiscono delle trappole mortali per i ricci, in quanto il filo più basso con tensione elettrica, è troppo poco distante dal suolo.Gli aspiratori utilizzati per risucchiare le foglie, strumenti infernali che a volte aspirano i piccoli ricci, tolgono il cibo ai ricci adulti (in quanto insieme alle foglie vengono anche aspirati insetti, larve, vermi, che rappresentano la fonte principale di cibo per questi mammiferi durante la stagione fredda) e tolgono loro anche il materiale primario necessario per la costruzione del nido prima dei mesi invernali e dunque prima del letargo costituito appunto dalle foglie. Le monoculture predominano, i vasti paesaggi naturali caratterizzati da cespugli, arbusti, siepi, boschi diventano sempre più rari e ai nostri amici, dunque, mancano gli spazi vitali dove trovare il cibo, costruire un nido e le piccole oasi naturali sono spesso troppo piccole per far si che una specie possa sopravvivere.Pesticidi, concimi artificiali, diserbanti, insetticidi, non solo vengono assorbiti dal nostro suolo, ma avvelenano e provocano la morte dei piccoli animali selvatici. Ogni anno molti ricci e altri animali perdono la vita a causa dei fuochi appiccati per bruciare l’erba e le foglie secche.Un’altra trappola mortale per i ricci e altri piccoli animali è rappresentata dalle piscine, che, non coperte di notte, non danno speranza a coloro che vi finiscono dentro; le pareti lisce e verticali impediscono ai malcapitati di risalire e dopo lunghi ed estenuanti tentativi di fuga, i piccoli animali muoiono agonizzanti.
Cosa possiamo fare noi, in caso dovessimo imbatterci in un riccio, sano che vaga di giorno, ferito, ammalato, orfano, di un riccio, insomma, bisognoso di un pronto intervento, prima di essere affidato alle cure di un CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici)?
Ricordiamoci, che se l’istinto è quello di detenerlo in casa o nel proprio giardino, abbandoniamo questa idea, perché, il riccio è un animale protetto dalla Convenzione Europea di Berna del 1979 ed è, inoltre, protetto dal 1977 dalla legislatura italiana.
Prima di contattare un veterinario o un centro specializzato, è fondamentale effettuare le seguenti verifiche, per snellire la consulenza telefonica di un esperto:
- pesare l’animale è fondamentale per capire se abbiamo di fronte un neonato, un cucciolo, un adolescente o un adulto; se non abbiamo a portata di mano una bilancia, possiamo regolarci, se il riccio si appallottola, associando le sue dimensioni a quelle di un frutto: pesa circa 100/200 g. se ha le dimensioni di un mandarino, circa 300/400 g. se ha la grandezza di un arancia, circa 500/600 g. se il suo corpo ci ricorda un pompelmo o oltre 700g. se grande quanto un melone;
- guardare il colore degli aculei;
- verificare la sua vitalità (si chiude, barcolla, rimane aperto, se il riccio non si appallottola, potrebbe significare che il nostro piccolo mammifero è malato);
- verificare se presenti eventuali ferite, se sono rosse sanguinanti, marroni-verdastre, con secrezioni o meno; se sul suo corpo osserviamo delle ferite e queste sono vecchie di qualche giorno, emettono un odore cattivo, putrido. Potrebbero essere presenti delle uova di mosche o le larve che lo stanno mangiando vivo. In questo caso, la sola cosa che possiamo fare è contattare urgentemente un veterinario o ancora meglio un centro specializzato;
- controllare se presenti sul corpo dell’animale, parassiti come zecche, somiglianti a semi di anguria di vario colore, dal grigio al marrone, pulci, acari;
- segnalare dove abbiamo trovato il riccio, in campagna, in strada e con chi abbiamo trovato il riccio, se solo o con altri esemplari.
Se soccorriamo il riccio, nel periodo che va da aprile a settembre, dobbiamo verificare se nei dintorni, nascosti tra i cespugli, ci sono i cuccioli, perché potremmo trovarci di fronte ad un riccio femmina che ha da poco partorito e nel caso ci fosse una cucciolata, bisogna con dei guanti, prendere anche i piccoli, adagiarli in una scatola con una borsa dell’acqua calda e portarli insieme alla mamma in un centro di recupero. Mai però mettere mamma e cuccioli nella stessa scatola, perché quest’ultima potrebbe non riconoscerli e spaventata potrebbe addirittura ucciderli!
Dopo aver contattato un esperto e mentre attendiamo di agire per soccorrere i nostri piccoli amici, possiamo intanto metterli in una scatola alta in una stanza, mai al sole!
Se si tratta di un cucciolo o di un riccio ferito, mettergli nella scatola una borsa dell’acqua calda avvolta in un panno per evitare che si possa scottare e in modo da mantenere costante il calore del corpo, potrebbe andare in ipotermia anche d’estate.
Se ferito, mettere sul fondo della scatola, semplicemente della carta da cucina, che ci consente di verificare se sanguina o se ci sono delle pulci ed è più igienica di qualsiasi altro materiale; se invece il riccio è sano, possiamo rendere il suo giaciglio più accogliente, adagiando sul fondo fieno o paglia. Mai mettere segatura perché potrebbe andargli negli occhi, nella bocca o nella ciotola.
Una volta che lo abbiamo messo in un luogo tranquillo, possiamo nutrirlo, ricordandoci che è un animale carnivoro e quindi possiamo offrirgli delle crocchette o umido per gatti, il doppio della quantità che daremmo ad un gatto, perché il riccio ha bisogno di mangiare molto e non rischia l’indigestione! Mai dargli il latte di mucca perché non digerisce il lattosio, mai patate, insalata, carote, mandorle che sono tossiche per i ricci o nocciole!
Dobbiamo ricordarci che abbiamo di fronte un animale selvatico, quindi non dobbiamo trattarlo come un animale domestico, evitare di coccolarlo!
Non lasciarlo libero per casa, perché purtroppo, le nostre abitazioni sono piene di luoghi insidiosi per i nostri mammiferi: scale, la parte posteriore dei mobili, i cavi e le prese elettriche potrebbero trasformarsi in imminenti pericoli mortali.
Evitare di farlo entrare in contatto con i nostri amici domestici, perché una volta guarito e rimesso in natura, potrebbe avere difficoltà a distinguere gli animali pericolosi dagli animali per lui innocui.
Questi sono i principali consigli per un primo pronto soccorso prima di portare il nostro piccolo mammifero in un CRAS (Centro di Recupero Animali Selvatici – http://www.recuperoselvatici.it/elenco.htm), che provvederà a riabilitarlo in caso di malattia o ferite o che provvederà ad allevare i cuccioli rimasti eventualmente orfani!
Autore: Tamara Mastroiaco - redazione di Promiseland www.promiseland.it