Grande ammirazione per le capacità logico filosofiche di Umberto Eco. Ma ho la vaga impressione che alla fine, anche lui goda nel descrivere questo delirio sul nulla....
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Umberto Eco - Prove
dell'eternità del mondo
L'idea di una
eternità del mondo era considerata una pericolosa eresia: infatti,
se il mondo fosse eterno allora non ci sarebbe più bisogno di un Dio
creatore, e la Bibbia avrebbe mentito quando diceva «In principio
Dio creò il cielo e la terra».
Tommaso non può
asserire che il mondo sia eterno, ma nel suo tentativo di conciliare
fede ragione compie nel De aeternitate mundi una operazione quasi
spericolata: ragionando secondo onestà e secondo logica, senza farsi
influenzare dalla sua fede, arriva a una conclusione sconvolgente.
Egli crede a un mondo creato perché glielo dice la rivelazione, ma
filosoficamente non può dimostrare che il mondo non sia eterno. E
siccome presumere che il mondo esista da sempre, senza che debba la
sua esistenza a qualcosa che possiede l'essere in massimo grado è –
sostiene Tommaso – errore abominevole anche per un filosofo, egli
tenta una sua soluzione. Infatti sostiene che una cosa è dire che il
mondo dura da sempre nel tempo e una cosa dire che dura da sempre per
natura.
Tutte le cose di
questo mondo, per esempio un fiore, nascono perché nella materia
preesistente esse sono in potenza, poi sopraggiunge la forma-fiore e
sboccia il fiore come sostanza. Se dunque Dio avesse dovuto imporre
le varie forme su una materia preesistente questo significherebbe che
il mondo, come materia informe, ovvero pura possibilità, esisteva
prima del suo atto creatore, il che è impossibile. Tuttavia Dio ha
creato gli angeli senza che ci fosse materia preesistente (infatti
l'angelo non ha materia ed è pura forma), quindi non è necessario
che Dio crei da una materia preesistente. Dio, allora, può avere
creato qualcosa che era stato da sempre? Si dovrebbe sostenere che
ciò non è possibile. Se prima il mondo non c'era e poi Dio l'ha
creato, allora il mondo è nato dopo il gesto creatore di Dio.
Ma questo è vero
secondo il modo di pensare di noi uomini, abituati a vedere la
sequenza delle cause e degli effetti che si dispiegano nel tempo:
prima c'è il calcio e dopo la pietra rotola per la pianura. Ma ci
sono cause che non precedono il loro effetto in termini di durata nel
tempo: per esempio la luce, che è sì effetto del sole, ma nel
preciso momento in cui appare il sole, c'è la luce. Parimenti il
fuoco è certamente causa del calore, ma il calore appare nel preciso
istante in cui appare il fuoco. Oppure si immagini un piede che
dall'eternità abbia impresso la sua orma nella sabbia, nel senso che
non prima ci fosse il piede e poi qualcuno lo abbia posato sulla
sabbia, ma che il piede sin dall'eternità sia nato come
piede-sulla-sabbia. La sua orma sarebbe effetto del piede, ma non
sorgerebbe dopo che il piede si è impresso sulla sabbia, bensì
apparirebbe nel momento stesso in cui apparisse il piede.
In questi casi il
rapporto tra causa ed effetto, movente e mosso, necessario e
contingente, e così via, non dovrebbe essere visto come durata nel
tempo, come il prima e dopo di una clessidra. Il tempo è un
incidente del mondo, ma non ha nulla a che fare con Dio, che è
eterno.
È vero che, se Dio
ha deciso che il mondo esista, ciò è dipeso da un moto della sua
volontà. Ma non è necessario che un atto della volontà preceda il
suo effetto nel tempo. Immaginiamo che Dio a un certo momento abbia
ritenuto opportuno creare il mondo. Se si ammette che il mondo sia
una perfezione, Dio come essere perfetto sarebbe restato per una
eternità privato da questa perfezione e si sarebbe deciso solo dopo
a crearla? È impossibile.
Dunque Dio potrebbe
aver voluto il mondo sin dall'eternità. Questo sembra cozzare contro
l'obiezione che Dio ha creato il mondo ex nihilo, dal niente. Ma dire
che lo ha creato dal niente non significa che prima ci fosse niente e
poi ci sia stato il mondo. Se fosse stato così, questo niente
sarebbe stato eterno, e in qualche modo si sarebbe dovuto decidere se
veniva prima o dopo Dio. Creare dal niente non significa che prima
c'era il Niente e dopo qualcosa, come se il Niente fosse qualcosa che
viene prima di qualcosa d'altro. Creare dal niente significa che ogni
cosa creata riceve il suo essere da altro, senza cui non sarebbe
niente, non esisterebbe. Dio ha creato le cose ex nihilo certamente,
ma non post nihil, (ossia «dopo un niente preesistente»). E così
il mondo riceve il suo essere da Dio, sua causa necessaria, ma
coeterna, senza che si debba pensare che prima del mondo ci fosse
qualcosa di eterno che si chiamava il nulla. Non è che l'aria sia
luminosa perché prima del sole non era nulla. È che senza il sole
l'aria non sarebbe niente, non esisterebbe neppure.
Né tiene
l'obiezione che se il mondo esistesse da sempre ci sarebbe una
infinita quantità di anime, in paradiso o all'inferno. Il mondo può
essere esistito dall'eternità senza gli uomini.
Pertanto dal punto
di vista filosofico non si può negare l'eternità del mondo. Si
crede che il mondo non fosse eterno solo per ragioni di fede.
Domenica del sole 24
ore 30 novembre 2014