Accanto
a campioni della fantasia come Geronimo Stilton nell’offerta
per i piccoli spuntano realismo e conflitti
PIERDOMENICO
BACCALARIO
Si
dice che Theodore Roosevelt tenesse sempre sul suo comodino i
racconti dell’Età
dell’oro di
Kenneth Grahame e di tanto in tanto leggesse quelle storie
melanconiche e avventurose sugli anni perduti dell’infanzia.
Era un
libro uscito nel 1895, nel pieno del periodo storico che, nella
letteratura per ragazzi, si è soliti definire con lo stesso nome.
L’età dell’oro iniziò in Inghilterra intorno al 1830 e
proseguì fino agli inizi del Ventesimo secolo, e fu il momento in
cui alcuni dei migliori scrittori dell’epoca si dedicarono in modo
nuovo ai ragazzi: smisero di scrivere storie moraleggianti e piene di
prediche e cominciarono, invece, a stimolare la loro immaginazione.
In un quarto di secolo venne così “inventato” il moderno
concetto di bambini e venne fissata l’importanza del loro
mondo fantastico, con regole diverse dal mondo degli adulti, a loro
precluso (tranne poche eccezioni, concesse quasi sempre agli
adulti più “strani”) e con soluzioni — spesso magiche — che,
nei libri, funzionavano sempre.
A
un secolo di distanza, con la Fiera del Libro per Ragazzi che si
apre domani a Bologna, i più
importanti editori del mondo si ritrovano a discutere di cosa sia
cambiato. Tom Weldon, il direttore inglese del mega gruppo editoriale
Penguin-Random House, vede nel mondo dei ragazzi l’opportunità di
sperimentare un nuovo modo di fare editoria: sostiene che i bambini
non pensano più ai personaggi delle storie come a qualcosa che
possono trovare solo nei libri, ma si aspettano di riconoscerli
ovunque. In televisione, nei videogiochi, sui cellulari, nei
negozi di giocattoli e anche quando devono scegliere cosa indossare.
È il mercato, cioè, dei personaggi Super Star, quelli che,
soprattutto nei lettori più giovani, occupano da soli buona
parte del mercato. Quelli che in Italia, per intenderci, sono
Geronimo Stilton e Peppa Pig. Accanto a loro, il cui successo è
dato dall’aver inventato un linguaggio anche iconico molto
riconoscibile, e averlo poi aiutato con forti investimenti, ci sono
sempre più personaggi che stanno crescendo.
Nel
corso degli ultimi vent’anni
si è assistito al progressivo abbandono delle storie di grande
scenario, dove a dominare era il plot e l’ambientazione, per
cercare invece storie più intime, dove a essere centrali erano i
personaggi principali. Si è passati, cioè, dal “mondo” al “me”.
Non deve quindi stupire, ad esempio, che l’annunciato caso
editoriale dell’anno, Half
Bad (Fabbri),
la cupissima storia di uno stregone mezzo sangue, riporti la prima
indicazione geografica concreta a pagina 249. E ne La
Stagione della Falce (Salani)
la giovane scrittrice inventa sì una Oxford fantascientifica e
cupissima, ma la vede attraverso i pensieri della sognatrice
Paige. Due storie ad ambientazione inglese, ma che potrebbero
svolgersi in qualunque altro posto del pianeta. Spogliati degli
elementi fantastici, questi due romanzi rientrano in quelli che
sono stati chiamati “Problem Novels”, storie di disagio e di
dolori quotidiani sempre più complessi ed efferati, che, sulla scia
della moda americana, hanno catturato milioni di giovani
lettori. Una fiction realistica, dove il punto di forza è lo sguardo
del protagonista, che non perde mai il suo mondo interiore,
fantastico e, in senso buono, infantile. A volte lo fa servendosi
di disegni fantasmagorici (Jane,
la volpe & io, Mondadori),
a volte facendoci sbellicare dalle risate, (EccoMano-lito,
Lapis);
altre volte stringendoci lo stomaco con parole assordanti (La
vera storia del mostro Billy Dean, Salani),
o letterario (Il
paese di Juan, Mondadori).
Gli
autori italiani, finalmente, sembrano poi aver imparato a
scrivere in modo internazionale senza per questo dover confondere la
particolarità
della propria voce. Hanno fatto loro il tema dominante della
fiera, la guerra, grazie a due libri eroici come non si vedevano da
tempo (Il
volo dell’asso di picche e
L’eroe
invisibile, Einaudi
Ragazzi); ma hanno parlato in modo emotivo di legalità e sport (’o
Maè, Piemme);
del senso di meraviglia per il mondo di un Konrad Lorenz bambino (Il
segreto di Re Salomone, Editoriale
Scienza) e del senso profondo della filosofia (Pensa
che ti ripensa, Piemme).
Uscendo da un mondo immaginario destinato esclusivamente ai ragazzi,
questi nuovi libri pos-sono finalmente sbarazzarsi dell’ultimo
predicozzo rimasto dal secolo precedente, come da sempre
sostiene l’editore Luigi Spagnol: l’età di lettura
consigliata. E diventare finalmente suggerimenti magici, ottimisti e
melanconici per ritrovare l’età dell’oro in tutte le età.
Repubblica, 23 marzo 2013