di
Giuseppe
Scaraffia
Sì,
i gatti amano stare al sole e sul Sole. La consuetudine del Felis
silvestris catus con
la parola scritte, è millenaria. Innumerevoli papiri, pergamene e
libri devono la loro sopravvivenza all'assalto dei topi alla vigile
golosità dei gatti. Fatto sta che l'alleanza tra i felini e la carta
stampata o scritta è solidissima e si estende fino al computer. Chi,
non ha trovato il suo gatto sparapanzato con aria sognante sulla
tastiera, costringendolo da allora a lasciare il computer semichiuso?
Chi non l'ha visto acciambellato su un prezioso ritaglio? Nei momenti
di dubbio, solo il gatto sembra sicuro del valore della lettura e
della scrittura. «Vorrei in casa: una donna dotata di ragione . Un
gatto che passa tra i libri. /Amici in ogni stagione, / Senza dei
quali non posso vivere.», diceva Guillaume
Apollinaire
che dalle trincee della prima guerra mondiale chiedeva ansiosamente
notizie della sua Pipe, «una
bestiolina dolcissima». Senza volere stabilire impossibili
gerarchie, bisogna ammetterlo: per il poeta, il gatto è un
ingrediente indispensabile quanto l'amata, il lavoro e gli amici.
Alcuni gatti specializzati, si racconta, sostano come muse sulle
spalle dello scrittore al lavoro, ma forse è solo una leggenda.
L'unico
momento di perplessità
l'ho avuto quando gli investimenti affettivi del mio gatto, Ash, mi
sono sembrati spostarsi per sempre su due rivali. Prima c'è stato il
lettore dvd che l'aveva folgorato con la sua capacità di aprirsi e
mangiare i dischi con un lieve fruscio. Ma è stata una sbandata di
qualche sera. I
timori
più forti l'ho avuti quando, essendosi rotta una stampante
silenziosa, ma delicata, ne ho preso una più vecchia, solida e
rumorosa. Lì ho capito cos'è una vera passione: Ash passava il
tempo a spiare i sussulti della macchina, esaminava con cura,
spargendoli sul
pavimento,
i fogli che ne uscivano, per studiare il suo umore. Poi si è
stabilito, senza più lasciarla tranne che al momento dei
croccantini, sulla sua superficie grigia e calda. All'apice
dell'innamoramento ha tentato di seguire con la zampina i fogli
bianchi che sparivano al suo interno ed è stato molto rimproverato.
Un giorno però, come succede agli umani, la sua passione era svanita
e guardava la stampante, che faceva finta di niente, come se fosse
stata trasparente.
Sono
sicuro di avere fatto bene a limitarmi ad attendere e a sperare che
tutto finisse. Dicono che Gide avesse insegnato a Hemingway come
punire un gatto, ma è
la cosa più difficile del mondo, anche perché il felino, per
comunicarvi di avere fatto un gesto fuori posto, lascia fuori posto
le sue deiezioni e sono guai. Insomma, in breve tempo il gatto riesce
a addomesticare i suoi padroni e la sua felice pigrizia ci ricorda
che la vita è breve e bisogna godersela lentamente, distesi al Sole,
preferibilmente.
La Domenica del Sole 24 ore , 18 febbraio 2012