domenica 15 marzo 2009

carta igienica morbida e decadente

riporto un articolo di Vittorio Zucconi pubblicato su "la repubblica delle donne" di sabato 14 marzo 2009.
A parte il fatto che la carta "igienica" è definita così in Italia, in altri Paesi è "carta da toilette".
E' quanto di meno igienico ci sia: è come se al mattino, invece di lavarci la faccia, la sfregassimo con dei fazzoletti asciutti.
La cosa migliore a mio parere è NON USARLA, ma LAVARSI.
Tenuto conto che certe cose si fanno molto più comodamente a casa propria che in ufficio, per varie ragioni, nel caso ci fosse necessità in ufficio consiglio comunque di portarsi da casa una salvietta. In questo modo si è più stimolati a lavarsi che non a cercare improbabili pulizie consumando metri di carta "igienica", e comunque se ci si lava si evita di usarne metri per cercare di asciugarsi.....
Altro discorso è invece sulla carta da cellulosa vergine e quella riciclata: perchè all'Esselunga quella riciclata (a marchio Esselunga) costa il doppio dell'altra? Suggerirei alla Esselunga di fare una promozione che inverta i prezzi!
Tra parentesi: ho scoperto che all'esselunga, per scoraggiare l'acquisto delle borsine di plastica, se all'ingresso si segnala che abbiamo portato da casa borsine ci sono bollini premio.....

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COSI MORBIDA COSI DECADENTE
Nel luogo più segreto della nostra vita privata, in quello che i maschiacci definiscono con espressioni da caserma, e le signore per bene chiamano pudicamente "il bagno", anche se è un desolato avamposto dell'orrore in un treno, un aereo o in una scuola, dove nessun essere vivente ha mai fatto, o sognerebbe di fare il bagno, si consuma l'ultimo assalto alla Terra, L'arma è lì, davanti a noi, a sinistra, o a destra, o dietro, perché non esiste neppure una collocazione canonica e consensuale, e l'umanità non ha ancora deciso, dopo decenni d'uso, se collocare questo strumento di devastazione con il primo lembo sopra o sotto il rotolo. La carta igienica. Ai nostri ormai dilaganti sensi di colpa consumista, che ci accompagnano dall'istante nel quale ci alziamo dal letto fino a quando ci corichiamo, a quel rotolo di carta bianca, o colorata, o graziosamente stampata, come se ai destinatari finali e oscuri d'uso importasse qualcosa del "design" della carta, oggi si aggiunge infatti il pensiero che quella morbidezza sia una pugnalata al cuore di Madre Terra. La spasmodica ricerca di carta sempre più carezzevole sta abbattendo foreste vergini in Nord America, soprattutto in Canada, perché le lunghe fibre del legname nuovo donano al rettangolino intimissimo quella morbidezza che le più corte fibre della carta riciclata non possono riprodurre. Il 98% della carta igienica usata negli Stati Uniti, che sono naturalmente il massimo consumatore al mondo dell'articolo, è prodotta con la polpa di cellulosa ricavata direttamente da alberi abbattuti di fresco, mentre il 40% degli europei, dei latino-americani, degli asiatici, evidentemente dotati di bassifondi più coriacei o di coscienza ecologica più soffice, si adattano anche al rotolo riciclato.
L'indulgenza igienica fa più danni all'ambiente di tutti i Suv ingozza-petrolio, delle emissioni al metano dei bovini, degli scarichi dai motori dei jet, ammonisce Greenpeace, forte dello studio condotto dal dottor Alien Hershowitz, ricercatore per il Consiglio Nazionale per la Difesa delle Risorse Naturali, un ente da prendere sul serio, visto il massiccio nome. Non c'è nessuna ragione seria, ci rimprovera, per compiere un massacro di alberi il cui risultato è destinato a tre secondi d'uso (Hershowitz ha calcolato anche il tempo medio di utilizzo del rettangolo di carta): solo la ricerca spinta - nessun tentativo di gioco di parole - di un effimero margine di indulgenza e , di autogratificazione. Ma quei tré' secondi di decadente morbidezza comportano l'abbattimento di migliaia di alberi, quasi tutti canadesi, nobili campioni della flora condannati alla più ignobile delle fini. Poiché la soluzione non può essere, onestamente parlando, quella adottata con successo in molti convogli delle Ferrovie italiane, dove il rispetto per la natura arriva alla soluzione drastica di non mettere proprio la carta igienica nei, ehm, "bagni", riciclate, fratelli e sorelle, non devastate, è l'invito pressante. Per il bene della nostra gran madre comune, che ha bisogno delia sua chioma arborea più dei nostri sederi, accontentatevi di carta igienica a fibra corta, riciclata, marginalmente più ruvida, senza lozioni emollienti e profumi che cominciano a impregnare l'oggetto per renderlo ancora più etereo. Non è un sacrificio così terribile. Certamente nulla al confronto con la mazzetta di ritagli di giornali e periodici, spesso stampati su micidiale carta patinata o da rotocalco, che venivano appesi a un gancio nei gabinetti pubblici di locande e stazioni di servizio di una generazione fa. Quelli sì, erano strumenti di violenza e umiliazione per i'utente, anche se offrivano, al viandante fulminato da improvvise necessità, il conforto di qualche abbreviata e spesso mutilata lettura.
Accontentiamoci, quindi, di rotoli meno decadenti, per quei pochi secondi, ma non torniamo ai ritagli di giornale. Anche se, egoisticamente parlando, avrebbero per la mia professione il vantaggio di salvare l'industria agonizzante del giornalismo scritto e stampato, non essendo ancora stato purtroppo inventato il mondo di pulirsi il didietro con le televisioni. Pur se il contenuto sarebbe perfetto, per la bisogna.