da "il giornale di brescia" di domenica 5 ottobre 2008
Termovalorizzatori: i tecnici sostenitori del pro e del contro scendono nell'arena, fronteggiandosi, dati alla mano.
I dubbi e gli interrogativi sollevati da chi è orientato a non accettare senza porsi domande la realizzazione dell'impianto tecnologico sono presto detti: l'inceneritore è davvero conveniente? E se sì, per chi, esattamente, costituisce un'occasione? Esistono valide alternative all'impianti? L'Osservatorio bresciano per la difesa dello Stato di diritto, ha deciso di fornire l'occasione di una risposta a questi interrogativi.
La formula scelta è quella del dibattito e del confronto di tue tesi opposte. Così, martedì 7 ottobre alle 20.30 - nell'Istituto Artigianelli di via Piamarta, 6 - Paolo Degli Espinosa, responsabile del Settore Energia dell'Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, e Federico Valerio, responsabile del Servizio Chimica Ambientale dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, si confronteranno pubblicamente sul tema «Termovalorizzatori o
trattamenti senza incenerimento?». E non per «emettere una sentenza», ma solo per capire. Perché, come recita l'antico principio tramandato da Pericle, «il cittadino che non s'interroga è un cittadino inutile».
Riepilogando: il modello Brescia si basa su una gestione dei rifiuti che prevede un incenerimento su vasta scala - con conseguente produzione di energia e calore - e la raccolta differenziata nei tradizionali cassonetti. Ma la provocazione dell'avvocato Alberto Mangiarini - moderatore dell'incontro di martedì - viene preannunciata: «Può davvero essere un esempio per le altre città o è, in realtà, una grande macchina da soldi?». Per contro: sin da subito, un gruppo di cittadini, insieme ad alcune associazioni, hanno contestato il termovalorizzatore in modo assoluto e categorico. La proposta che avanzano è, al contrario, un modello senza incenerimento, peraltro già adottato in altre città d'Europa.
La raccolta differenziata a domicilio può, a parer loro, rappresentare la giusta soluzione al problema dei rifiuti, specie
se unita ai trattamenti meccanico-biologici a freddo, con risultati, sempre a loro dire, «migliori sotto ogni aspetto».
Un discorso alla pari, quello di martedì prossimo, un dibattito che non vuole favorire l'una o l'altra parte «perchè il cittadino deve essere informato tanto sulle alternative quanto sugli eventuali rischi per la salute che questa scelta potrebbe comportare» specifica Mangiarini. Alcuni interrogativi vengono anticipati. «A Milano, il Silla 2 - che ha la metà della capienza dell'impianto bresciano -sostiene l'avvocato - dispone di nuovi filtri al quarzo. Brescia, no. Come mai in un impianto in cui si brucia il doppio, quando non oltre, dei rifiuti del Silla 2, questa spesa non è stata ritenuta necessaria?».
Una domanda che non intende accrescere i dubbi attorno alla politica energetica bresciana, ma che interpellerà direttamente i due esperti.
«Certo non bisogna scordare - conclude Alberto Mangiarini - che Brescia è stata fortemente condannata perché quest'impianto non ha l'impatto ambientale. In ogni caso questi interrogativi devono trovare una risposta al più presto».