mercoledì 8 maggio 2013

la democrazia dei più piccoli

una lezione che viene da un asilo nido




Lorenzo ha due anni e partecipa, qualche giorno alla settimana, alla vita di un asilo nido gestito dall'Onlus «Bimbo chiama Bimbo». La sua maestra, che è anche sua nonna, e che ha insegnato ai bimbi alcune canzoncine, una mattina chiede loro quale canzoncina vogliano cantare. Lorenzo dice: «Io ho una proposta». La maestra lo guarda stupita e chiede di sapere in che cosa consista questa proposta. Lorenzo dice: «Unpallèro». È un motivetto da mimare coi gesti, che parla di una famiglia di elefanti. A parte il contenuto, ciò che colpisce è che a due anni si dichiari di «avere una proposta», invece di formulare una richiesta o una pretesa. Che stia arrivando una nuova generazione, capace di aiutare la nostra litigiosa società a riscoprire il linguaggio e i fondamenti della democrazia?
Vengono alla mente analoghe parole scritte ai suoi amici da un giovane diciannovenne, Giacomo Ulivi, prima di essere fucilato, a Modena, nel novembre del 1944: «Può bastare, sapete, che con calma cominciamo a guardare in noi stessi e a esprimere desideri: come vorremmo vivere domani? Non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere, pensate che tutto questo è successo perché non ne avete voluto più sapere. Per questo informatevi a giusti giudizi. Dovete convincervi e prepararvi a convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare. Oggi bisogna combattere contro l'oppressore, questo è il nostro primo dovere, ma è bene prepararsi a risolvere questi problemi in modo duraturo, che eviti il risorgere di essi e il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi». Sottolineo: prepararsi a convincersi e a convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare. Questa è la condizione interiore necessaria a rendere possibile una vera democrazia. Non è vero che la democrazia consista solo nel vincere e nel contare le teste: essa consiste anzitutto nel far funzionare la propria testa, per cercare di capire, di studiare i problemi e le soluzioni alternative, con le loro conseguenze, per fare proposte utili, alla ricerca di compromessi onorevoli, senza rinunciare a manifestare le proprie richieste, sopportando anche dissensi, in modo onesto e ragionevole, e tenendo conto della realtà e del bene comune. Pretendere che le promesse elettorali siano «sacre», anche se le condizioni cambiano, magari per un terremoto fisico, economico o elettorale, non è segno di saggezza e di responsabilità.La «proposta» di Lorenzo, «anima semplicetta che sa nulla», come direbbe padre Dante, non è una pretesa, ma la premessa per un dialogo che dovrebbe rendere possibile una scelta condivisa. C'è da sperare che i suoi futuri maestri e professori aiutino lui e i suoi compagni a sognare, a pensare, a fare proposte, a prendere iniziative, a discutere e battersi per convincere, senza sopraffare e senza rinunciare. Che cos'altro chiede, in fondo, la legge 169 del 2008, che impegna la scuola a promuovere conoscenze e competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione»?



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Corradini Luciano
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(30 aprile 2013) - Corriere della Sera