Nei vari misteri della crisi (e anche della pre-crisi) sta la definizione di "posto di lavoro".
Tempo fa un noto delinquente, al fine di raccattare voti, aveva promesso "un milione di posti di lavoro". Sappiamo come è andata a finire. O meglio, non sappiamo ancora come andrà a finire, perchè il delinquente è ancora in circolazione pronto a raccontare nuovamente favole per gonzi.
Ai miei tempi il "posto di lavoro" era quello occupato da una persona che veniva assunta in una azienda a tempo indeterminato. Nel 1974, dopo un corso a selezione di due mesi, ero stato assunto in banca con tre mesi di prova. Dopo tre mesi, visto che non avevo fatto stupidate e avevo dimostrato di poter essere utile all'azienda, scattò la trasformazione automatica a tempo indeterminato. Bei tempi!
Ma se oggi un ragazzo viene assunto per una settimana in una fabbrica, e poi la settimana dopo lavora in un negozio, e la settimana dopo in una pizzeria....viene considerato come se avesse occupato TRE posti di lavoro? Il ragazzo però è UNO. Ergo: il milione di posti di lavoro, così, spalmato nel corso dell'anno in 52 settimane , diventa diviso tra 19231 persone. E se è un piano pluriennale (facciamo 5 anni) le persone potrebbero essere solo 3846. Ovvero: se 3846 persone lavorassero per 5 anni cambiando continuamente posto di lavoro ogni settimana, qualcuno direbbe che in 5 anni sono stati creati un milione di posti di lavoro.....
Potrebbe sembrare paradossale, ma se andiamo a leggere l'articolino qui sotto di Tito Boeri vediamo che nel governo dell'inciucio per necessità questi giochetti esistono ancora.
GG
La leggenda dei 200mila nuovi posti di lavoro
di Lavoce.info | 28 giugno 2013
L’esperienza passata è eloquente circa l’inefficacia di incentivi temporanei alle assunzioni. Analisi ospitate a più riprese sul sito lavoce.info dimostrano che i posti aggiuntivi sono pochissimi e che gli sgravi vanno per lo più a imprese che avrebbero comunque fatto le assunzioni. Il rischio è ancora più alto se i fondi finiscono e bisogna introdurre lotterie (i cosiddetti rubinetti) per razionare i potenziali beneficiari. (1)
Difficile, infatti, che un datore di lavoro decida di creare posti di lavoro a tempo indeterminato davvero aggiuntivi in virtù di un contributo pubblico che poi, alla prova dei fatti, potrebbe non essere erogato.
Ma
anche ipotizzando che tutti i fondi disponibili andassero alla
creazione di posti aggiuntivi, si è ben lontani dalla cifra di 200 mila nuovi posti di lavoro
cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Letta (che per la
verità si riferiva all’impatto complessivo del provvedimento, compresa
la “manutenzione” della legge 92) o anche dai 100 mila attribuiti dal
ministro Giovannini a questo specifico provvedimento.
Gli stanziamenti sin qui previsti sono, infatti, di circa 100 milioni nel 2013, 150 nel 2014 e 2015 e 100 nel 2016 per le regioni del Mezzogiorno. A questi fondi dovrebbero aggiungersi altri 300 milioni per le regioni del Nord (il condizionale è d’obbligo perché in attesa di avere il testo licenziato dal Consiglio dei ministri non è chiaro quali siano le coperture), da spalmare su quattro anni, quindi -poniamo- 75 milioni all’anno per i prossimi quattro anni.
Ogni anno sarebbero cosi disponibili al massimo 225 milioni di euro. I salari medi lordi di giovani con meno di 30 anni sono di 19.768 euro. In termini di costo del lavoro per il datore del lavoro, questo significa 24 mila euro. Il 33 per cento di tale importo è pari a 8 mila euro (oppure a 674 euro per 12 mensilità). La legge prevede però che lo sgravio non possa essere più di 650 euro mensili. Quindi il vincolo è stringente. Dunque, dividendo i 225 milioni per 7.800 (650 x 12) si ottengono 28.846 posti di lavoro. Siamo ben lontani dai 100 mila e ancor più dai 200 mila.
di Tito Boeri, 28.06.13, lavoce.info
Gli stanziamenti sin qui previsti sono, infatti, di circa 100 milioni nel 2013, 150 nel 2014 e 2015 e 100 nel 2016 per le regioni del Mezzogiorno. A questi fondi dovrebbero aggiungersi altri 300 milioni per le regioni del Nord (il condizionale è d’obbligo perché in attesa di avere il testo licenziato dal Consiglio dei ministri non è chiaro quali siano le coperture), da spalmare su quattro anni, quindi -poniamo- 75 milioni all’anno per i prossimi quattro anni.
Ogni anno sarebbero cosi disponibili al massimo 225 milioni di euro. I salari medi lordi di giovani con meno di 30 anni sono di 19.768 euro. In termini di costo del lavoro per il datore del lavoro, questo significa 24 mila euro. Il 33 per cento di tale importo è pari a 8 mila euro (oppure a 674 euro per 12 mensilità). La legge prevede però che lo sgravio non possa essere più di 650 euro mensili. Quindi il vincolo è stringente. Dunque, dividendo i 225 milioni per 7.800 (650 x 12) si ottengono 28.846 posti di lavoro. Siamo ben lontani dai 100 mila e ancor più dai 200 mila.
di Tito Boeri, 28.06.13, lavoce.info