di Gian Antonio Stella
Vale
per Grillo, che può
evitare accuse insulse e
infami. E vale per i suoi nemici, che troppe volte hanno abusato con
lui di paragoni insulsi e infami.
Improvvisamente,
il silenzio fu rotto dal grido dei bambini (...) un urlo che
aumentava di intensità
ogni minuto, avvolgendo l'intero campo e ogni singolo prigioniero
(...). il
giorno successivo gli uomini ci dissero che le SS avevano caricato i
bambini nelle carriole e li avevano gettati nelle fosse comuni
infuocate. Bambini vivi bruciarono come torce» (Lucie
Adelsberger e Sara Nomberg, Deportazione
e memorie femminili di
Bruna Bianchi e Adriana Lotto).
«Accanto
a me c'era Koch... Lui doveva sparare a un ragazzino, di circa dodici
anni. Ci avevano detto chiaramente che si doveva tenere la canna
del fucile ad almeno quindici centimetri dalla testa; ma
evidentemente Koch non lo fece, e mentre ce ne andavamo dal luogo
dell'esecuzione, i camerati mi presero in giro perché avevo la
manica imbrattata di materia cerebrale del ragazzino. Io chiesi
perché ridessero, e Koch, indicando la mia manica: "Quella
è del mio; ha già smesso di agitarsi". Lo disse con un
evidente tono di vanteria...» (Daniel Jonah Goldhagen, I
volonterosi
carnefici di Hitler).
«Nell'estrarre
i cadaveri da una camera a gas, improvvisamente uno del
Sonderkommando si arrestò, rimase per un istante come fulminato,
quindi riprese il lavoro con gli altri. Chiesi al kapo che cosa
fosse successo: disse che l'ebreo aveva scoperto tra gli altri il
cadavere della moglie». (Rudolf Hoss, Comandante
ad Auschwitz, Einaudi).
«Franz
Ziereis, comandante a Mauthausen, abitava in una villetta adiacente
al campo, aveva una giovane moglie, la sera giocava con i suoi
ragazzi. Quando il maggiore compì 18 anni, fece allineare 40 ebrei e
mise una pistola in mano al figlio. Lo incitò a sparare, era
arrivato il momento di diventare
uomo:
"E io abbattei questi 40 detenuti uno dopo l'altro, perché
dovevo imparare a tirare su bersagli vivi"». (Silvio Bertoldi,
Corriere
della Sera, 10
giugno 1979).
«Avevo
appena partorito. Mengele mi fasciò il seno perché non allattassi.
Voleva vedere quanto poteva resistere un neonato senza nutrimento».
(Ruth Eliaz, testimonianza a Vittime
e carnefici, di
Mauro Longoni).
«Le
condizioni di lavoro erano ideali. Il mio compito era di analizzare
il materiale umano che ci mandava Mengele: fegati, teste, midollo
spinale (...). Oppure iniettare ai prigionieri streptococchi nelle
braccia o
pus tra le gengive».
(Hans Munch, 87 anni, medico, braccio destro di Mengele all'Istituto
di igiene di Auschwitz-Birkenau, intervistato da Bruno Schirra per
DerSpiegel).
«Ad
Auschwitz (..) separarono subito gli uomini dalle donne e dai
bambini. Mio padre mi baciò sulla fronte e mi diede la sua
benedizione. Fu l'ultima volta che lo vidi. Spari con i miei due
fratelli. (...) Quando ci fecero spogliare fu una tragedia. La mamma
tremava. Nessuno di noi l'aveva mai vista nuda, si vergognava. Si
mise ultima, dietro di noi, per non essere vista. I
tedeschi
si accorsero di quel piccolo stratagemma e ghignando ci ordinarono di
metterci tutte in fila con le gambe aperte e le mani alzate. Mia
madre reprimeva le lacrime. Tutte le donne, braccia alzate e gambe
aperte, furono rasate e depilate. (Arianna Szoreny, IL
futuro
spezzato/
inazisti
contro i bambini, di
Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida).
«Un'altra
volta vennero le SS mentre eravamo all'appello. Uno di loro aveva un
bambino piccolo in braccio, forse di sette, otto mesi. Misero il
piccolo in un sacco, il bambino urlò forte, lanciarono il sacco in
aria, presero la mira e spararono». (Arianna Szoreny, n
futuro spezzato/i
nazisti
contro i bambini, di
Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida).
Ecco:
prima di starnazzare accusando un avversario di essere un
"nazista", nel pollaio politico nostrano, perché non
leggono? Vale per Beppe Grillo, che ha un vocabolario così ricco di
parolacce, insulti e volgarità da poter evitare almeno accuse così
insulse e infami. E vale per i suoi nemici, che troppe volte hanno
abusato con lui degli stessi paragoni insulsi e infami. Perché non
leggono, prima di sparare certi paragoni? Perché non leggono?
Gian
Antonio Stella – Sette (Corriere della Sera) 25 aprile 2014