domenica 10 febbraio 2013

elezioni politiche 2013: i temi dimenticati

 
Caro Augias, appartengo al Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto  ed Economia, potrà sembrare che parli prò domo nostra. Non è così. Una lettera su Repubblica proponeva di inserire analisi e studio della mafia nelle scuole. Non ho letto su nessuno dei programmi dei partiti un accenno alla necessità di ripristinare lo studio del diritto, eliminato dalla Gelmini. Nessuno che abbia pensato che nella scuola della crisi forse l'educazione finanziaria potrebbe aiutare i cittadini a non cadere nelle trappole bancarie. Tutto questo non richiede un euro in più visto che l'insegnamento del diritto e dell'economia esisteva da decenni e da decenni ci sono i relativi docenti. Ma l'Europa non ci ha chiesto da tempo anche di aumentare le competenze civiche degli studenti italiani? E l'europeo Monti, che oggi, in campagna elettorale, giranelle scuole, perché è così incoerente anche con questa esigenza europea? Invece prevale l'idea paradossale che l'educazione alla legalità si possa fare senza la conoscenza delle leggi. Sa qual è la mia impressione? Che della scuola in questa campagna non importi niente a nessuno.

Prof. Franco Labella-francolab@docenti.org

Risponde Corrado Augias:


Trovo che il prof Labella abbia ragione due volte, sul tema generale della scuola e su quello particolare dell'educazione alla legalità e, sottolineo, al civismo.
Il tema istruzione e formazione è negletto dai candidati a qualunque livello.
Forse perché è vicino al tema cultura, ugualmente trascurato; forse perché in termini di voti sono più redditizi i soldi: vi abbasso le tasse, vi do quattro milioni di posti di lavoro, vi rimborso quello che avete pagato, quel tipo di illusioni.
Forse, sarebbe l'ipotesi peggiore, perché i vari candidati non si rendono bene conto dell'importanza dell'argomento. Non lo so e temo purtroppo che non lo sappiano bene nemmeno loro.
C'è poi il tema particolare dell'educazione alla legalità e al civismo.
Non sarebbe difficile insegnare a rispettare le leggi (compreso il funzionamento d'una banca) prima ancora a rispettare, insieme alle leggi, il prossimo: non insudiciare le strade, parlare in pubblico a bassa voce, imparare come si fa la raccolta differenziata, non sprecare l'acqua, non sprecare energia elettrica, piccole cose pratiche che estese a milioni di persone vogliono dire innalzare il livello della convivenza, innescare quel circolo virtuoso per cui un luogo sudicio diventa sempre più sudicio, e viceversa.
Una volta si pensava che insegnamenti di questo tipo fossero cose da signorina di buona famiglia, innocui vezzi da bon ton. Poi s'è capito che non rispettare questi principi costa un sacco di soldi, costringe allo spettacolo grottesco di lunghi treni carichi di rifiuti che esportiamo a caro prezzo in paesi dove quegli stessi rifiuti diventano fonte di reddito.

2013_02_09 la Repubblica