lunedì 29 settembre 2008

Guido Viale - azzerare i rifiuti

Intervista a Guido Viale, di BRUNELLA SCHISA , dal "Venerdi di repubblica" del 16 settembre 2008

L'immondizia a Napoli tornerà, anzi sta già tornando nelle strade, perché non si è fatto niente per ridurre i rifiuti urbani e la Campania continua a produrne settemila tonnellate al giorno. Ma soltanto 18 mila stanno sperimentando la raccolta differenziata. Gli altri non sono stati messi nelle condizioni di farla».
Guido Viale da anni si occupa di ricerche economiche e sociali e ha appena pubblicato "Azzerare i rifiuti", un tema che segue con passione da oltre un decennio. «Per i rifiuti della Campania si aspetta l'apertura dell'inceneritore di Acerra, che sarà il più grande d'Europa, annunciata come imminente da quattro anni. Ma io prevedo che non verrà aperto molto presto e che potrebbe essere chiuso poco dopo. Se ci sono voluti otto anni per realizzarlo non è per le proteste dei cittadini ma per errori di progettazione. Quanto agli altri tre, ci vorranno ancora almeno tre-quattro anni».

E nel frattempo?
«Si continuerà a sversare rifiuti indifferenziati nelle discariche. Berlusconi ne ha annunciate altre undici, ma le discariche sono una soluzione arretrata, anti economica e anti ambientale. L'alternativa vera è rimettere in funzione gli impianti di trattamento meccanico biologico, i cosiddetti cdr, che separano la parte combustibile da quella che non lo è. In Campania ce ne sono sette, ma non hanno mai funzionato bene. Per aumentare le quantità da bruciare, e prendere gli incentivi di Stato, sono stati usati male e stressati: con il risultato che quello che usciva era quasi uguale a quello che entrava. Così si sono accumulate milioni di ecoballe».

Ma quando entrerà in funzione l'inceneritore di Acerra smaltirà duemila tonnellate al giorno...
«Se entrerà in funzione, ci metterà sette-otto anni solo per smaltire i cinque milioni di ecoballe. Ammesso che sia in grado di farlo».

E quelle prodotte ora?
«Dovrebbero essere smaltite negli altri tre inceneritori. Se verranno fatti. Ma nel decreto del Governo non esiste alcuna misura per incentivare la raccolta differenziata. Gli incentivi sono solo per gli inceneritori.
Dal '93 a oggi con questi incentivi sono stati distribuiti circa 40 miliardi di euro. Il più è andato agli impianti di raffinazione del petrolio. Tra i quali hanno un ruoto di spicco quelli dei Moratti».

Quindi per fronteggiare l'emergenza bisogna procedere alla raccolta differenziata.
«Esatto. Secondo la legge i Comuni dovrebbero farla per il 35% dei rifiuti urbani, mentre in realtà è intorno al 24%. Ma ci sono comuni, come quello di Messina, allo zero per cento e altri, come di Treviso, al 65%. Non dipende dalla cultura o dai geni degli abitanti; è solo una questione di buona amministrazione. Anche in Campania, per esempio in provincia di Salerno, ci sono Comuni che fanno oltre il 70 per cento della differenziata».

Lei sostiene che fin quando i cassonetti saranno in strada non si potrà fare.
«Questo è sicuro. La raccolta differenziata va fatta porta a porta, per ogni numero civico, per ogni condominio. Oppure in spazi sorvegliati con chiavi o badge, come si fa in Svizzera. Un luogo protetto dove nessuno può infilare quello che gli pare. D'altronde secondo la direttiva europea dobbiamo arrivare a riciclare almeno il 50 per cento dei rifiuti che produciamo e senza il porta a porta non ci si arriva».

Lei nel suo libro parla della «cultura della sobrietà», ma sembra un'utopia.
«Sul tema rifiuti c'è quasi uno scontro di civiltà. Dobbiamo metterci in testa che tutto quello che compriamo e facciamo entrare in casa prima o poi esce come rifiuto. Il problema è che la durata del bene è sempre più breve. Ma è soprattutto la scelta di quello che si consuma, il modo in cui io si fa, che può ridurne la produzione».

Per esempio?
«Evitare l'usa e getta. Non usare piatti e bicchieri di plastica. Non comprare acqua minerale e mettere un filtro ai rubinetti. Nei primi due anni e mezzo di un bambino si spendono duemila euro di pannolini. Spesa che potrebbe essere ridotta a 150-300 euro senza bisogno di tornare al Napisan e ai ciripà.».

Lei insiste molto anche sulla riduzione dell'uso degli imballaggi.
«Sì. Il 40% dei rifiuti urbani riguarda gli imballaggi. Parlo di peso, perché è ovvio che in volume sono molto di più...»

Bisognerebbe tornare ai vuoti a rendere.
«Se si fa come in Austria, che per una bottiglia di birra ti rendono 30 centesimi... E bisognerebbe comprare alia spina non solo detersivi, ma anche molti prodotti in grani, come riso, caffè e persino pasta e vino. Così avviene in Germania».

Ma azzerare i rifiuti è impossibile.
«In linea di principio si può fare. L'importante è cominciare. Berlino ha già ridotto del 3% la produzione annua, San Francisco ha portato la raccolta differenziata al 60% in poco più di un anno. Anche noi, per legge, dovremo raggiungere il 65% nel 2012. E d'altronde, la notizia che almeno cento milioni di tonnellate di rifiuti di plastica galleggiano nel mezzo dell'Oceano Pacifico, formando una specie di nuovo continente, non me la sono inventata io».