venerdì 23 maggio 2014

Il matrimonio è un diritto anche per i preti



Vito Mancuso 19 maggio 2014


Chissà come risponderà il Papa alla lettera indirizzatagli da 26 donne che (così si sono presentate) «stanno vivendo, hanno vissuto o vorrebbero vivere una relazione d’amore con un sacerdote di cui sono innamorate». Ignorarla non è da lui, telefonare a ogni singola firmataria è troppo macchinoso, penso non abbia altra strada che stendere a sua volta uno scritto. Avremo così la prima epistula de coelibato presbyterorum indirizzata da un Papa a figure che fino a poco fa nella Chiesa venivano chiamate, senza molti eufemismi, concubine…

venerdì 16 maggio 2014

Cosa succede se usciamo dall’ euro

Cosa succede se usciamo dall’ euro

L’EUROPA non sarà certo un esempio di democrazia, ma in tutti i paesi con l’euro c’è una maggioranza di cittadini a favore della moneta unica


TITO BOERI, la Repubblica • 8 mag 14

C’è una domanda cui tutti i detrattori dell’euro, soprattutto quelli più violenti sul web, si rifiutano di rispondere: come si fa ad uscire dall’euro? Ammesso e niente affatto concesso (ne abbiamo già discusso su queste colonne) che convenga farlo, cosa accadrebbe durante la transizione dall’euro alla nuova/vecchia lira? Sarebbe davvero rapida e indolore come ci fanno pensare coloro che si ostinano a non volerne parlare? Bene partire dalla prima domanda, quella su come si può uscire.

giovedì 15 maggio 2014

Così la Fenice rende più ricchi

Diceva Tremonti, commercialista del delinquente Silvio Berlusconi, che lo fece ministro delle finanze: "con la cultura non si mangia". Già.....

Così la Fenice rende più ricchi
di Silvia Bernardi

Alla fine del Settecento Venezia aveva sette teatri, due destinati al dramma e gli altri alla musica. Uno è diventato storia di successo avverando la leggenda del nome che porta: come l'immortale uccello di cui parla Erodoto nelle sue Storie, il Gran Teatro la Fenice dal 1792 è risorto dalle proprie ceneri molte volte arrivando ad essere un volano culturale ed economico per il territorio. Il teatro lirico di campo San Fantin non è solo un luogo simbolo della città, ma è il "motore" economico per diversi settori, non soltanto quello turistico, con numeri da record.

Il danno del denaro creato dalle banche


L’ARTICOLO di Martin Wolf uscito pochi giorni fa sul “Financial Times” (il 24 aprile) è a dir poco sensazionale. Gli si desse retta, il solo titolo – “Spogliare le banche private del potere di creare denaro” – basterebbe per mandare in soffitta le teorie, le istituzioni e le politiche economiche che prima hanno causato la crisi, poi l’hanno aggravata con le politiche di austerità. Non si vuol dire che di per sé l’articolo di Wolf arrivi a svelare delle novità fino ad oggi inimmaginabili.
Da anni vari gruppi di studiosi e associazioni in Usa come in Europa sostengono che se non si limita il potere delle banche private di creare denaro dal nulla la prossima crisi potrebbe essere anche più devastante della precedente. Il fatto nuovo è che a dirlo è il maggior quotidiano economico del mondo, da sempre pilastro (bisogna ammetterlo: con dosi di pensiero critico che di rado si ritrovano nei suoi confratelli) della cultura economica neoliberale. I chiodi su cui batte Martin Wolf sono tre.

venerdì 2 maggio 2014

Prima di dire "nazista" leggete qui

di Gian Antonio Stella 

Vale per Grillo, che può evitare accuse insulse e infami. E vale per i suoi nemici, che troppe volte hanno abusato con lui di paragoni insulsi e infami.

giovedì 1 maggio 2014

La musica? Non twittare: ascoltala

Concordo pienamente con Nicola Campogrande, autore dell'articolo. Oltretutto, trovo veramente demenziale il comportamento di chi va ai concerti e invece di ascoltare e guardare dal vivo, se ne sta mani in alto a fissare lo schermino dello smartphone, per poi (forse) rivederselo a casa, piccolo, sfuocato, scuro e traballante . Stesso discorso per i vari "turisti da museo" o peggio ancora da acquario, che invece di godersi l'opera o l'animale da  vicino, ne fanno una foto veloce per poi (forse) riguardarsela a casa, magari con nel mezzo dell'immagine il lampo del flash. Ma statevene a casa!........


Negli Usa e in Australia posti in platea per chi usa i social media durante concerti classici

Sino ad ora le sale da concerto, in tutto il mondo, sono state l’esatto opposto dei nonluoghi descritti da Marc Augé: l’ascoltatore di musica classica che vi entrava ritrovava tratti familiari, rassicuranti, capaci di dare un’idea di casa anche a migliaia di chilometri di distanza. Il segno più forte, la traccia identitaria di un auditorium, era che — quando il concerto fosse cominciato — tutte le persone presenti davanti agli interpreti si sarebbero trasformate in ascoltatori e avrebbero vissuto bene o male la stessa esperienza, sottoponendosi a una sere di emozioni potenzialmente molto intense e capaci di assorbire in modo totale la concentrazione. La carta di caramella, il sussurro troppo sonoro e — Dio non voglia — la suoneria lasciata accesa, più che un segno di maleducazione, erano una ferita, una lacerazione nell’atmosfera emotiva che si creava lì dentro: era ovvio, dovunque, e mai sarebbe venuto in mente di doverlo ricordare.

La carriera? No, pagatemi in valori e tempo libero


Svolta dei millennial

C’è chi lo definisce un «nuovo sogno americano» e chi già disegna sulle loro inclinazioni le professioni del futuro. Un dato è certo: i millennial — termine con cui si indicano i nati tra il 1981 e il 2000 — trasformeranno, e in parte stanno già trasformando, il mondo del lavoro. Se per le generazioni precedenti — dai baby boomer ai nati negli anni Sessanta e Settanta — l’obiettivo era una carriera ricca di promozioni economiche, per i venti/trentenni di oggi il lavoro deve essere, innanzitutto, un’esperienza ricca di valori e significati. Come ha affermato Nathaniel Koloc, fondatore dell’agenzia di lavoro ReWork, «la carriera non è vista più come una traiettoria lineare ma come una serie di progetti».