martedì 30 luglio 2013

La saudade di internet


Molti in questi ultimi anni hanno provato a vivere senza internet per qualche giorno. C'è chi soffre di più e chi invece riesce a farcela, un po' come il vizio del fumo. Ma nessuno si è messo in gioco in altro modo.
Rispondendo a un'altra domanda, che non è quella se è possibile sopravvivere senza web, ma è: cosa resta della malinconia, dell'assenza, del tempo senza tempo, quando non siamo più connessi. Cos'è l'assenza, la mancanza, il silenzio senza il web? Nessuno ha bisogno di essere informato su un evento minuto per minuto. Se l'evento non minaccia direttamente noi o non entra nella nostra vita,  possiamo aspettare anche qualche ora prima di saperne qualcosa. Ma il nostro mondo emotivo, il nostro bisogno di tenere un filo acceso con gli altri può fare a meno della rete? Quando qualcuno dice: non si connetteva a internet e ha lo sguardo smarrito, è perché non saprà entro mezz'ora se un disegno di legge è stato approvato? O invece perché sembra sbiadirsi una sua trama emotiva con le persone più care che siano amici, figli, mogli, fidanzate, amanti, non importa, che non ci lascia cadere nel vuoto, e sorregge le nostre solitudini come le reti dei trapezisti salvano le cadute degli acrobati del circo?

Robert Reich - Così, in tre mosse, la classe media sprofonda e i ricchi volano

Robert Reich, ex ministro di Bill Clinton, è il protagonista di un documentario dirompente sulla crisi.
che ci ricorda come il 70 per cento dell'economia si basi sugli acquisti fatti da chi guadagna il «giusto»


Nel 1978 il salano medio negli Usa era di 49 mila dollari l'anno (calcolando l'inflazione). I super ricchi (1 per cento delle famiglie} avevano un reddito medio di 390 mila. Nel 2010 il salario medio è sceso a 33 mila dollari; quello dei super ricchi invece si è quasi triplicato: 1.100.000 dollari

di Riccardo Stagliano

Tra i tanti numeri che illuminano il disastro, uno risplende su tutti. Circa il 70 per cento del­l'economia americana (ma non solo quella) si basa sugli acquisti della clas­se media.

giovedì 25 luglio 2013

I giovani disoccupati e il colpo di genio di dare la colpa ai nonni



di Curzio Maltese, il Venerdì di Repubblica 14.6.2013

Mattia ha vent’anni, non ha un lavoro, come la maggior parte dei suoi amici, e nemmeno la speranza di trovarlo. Gli vogliono far credere che la colpa non sia di un sistema economico sbagliato, ma di sua madre e di suo nonno. La madre è maestra elementare, il nonno è un pensionato delle ferrovie. Se sua madre rinunciasse a quei quattro diritti acquisiti, se il nonno accettasse un altro taglio alla pensione, Mattia troverebbe di sicuro un lavoro. Lo dicono tutti, ma proprio tutti. In televisione, sui giornali, in parlamento. Tutti o quasi i cosiddetti esperti economici, tutti o quasi i partiti, di destra, di sinistra e anche quello, «né di destra né di sinistra», che Mattia ha votato alle ultime elezioni.
Così sembra vero. I ventenni sono ormai così convinti che i loro nemici siano padri e nonni da non considerare più nemmeno la propria esperienza personale e quella della generazione che li ha preceduti.

Cinema e letteratura - Perché Gatsby non sarà mai un grande film

Recherche, Emma Bovary, L’isola di Arturo opere impossibili, al cinema vince la sottrazione
Perché Gatsby non sarà mai un grande film
Le storie troppo letterarie sono inadatte alla pellicola


Si può essere fedeli o infedeli, non importa. Il passaggio di una storia dalla letteratura al cinema è una questione di sottrazione. È come se il mondo della letteratura avesse più strumenti del mondo del cinema, ed è per questo motivo che poi il passaggio viene rubricato come «riduzione». Insomma, il cinema è la letteratura meno la letteratura. La qual cosa non è per forza una deminutio: dipende da quello che levi — o devi levare.

Il romanzo che si trasforma in film è un’operazione irresistibile, delicata, alle volte felice e alle volte impossibile. Ci sono dei romanzi che sembrano essere stati scritti pensando alla trasposizione cinematografica (perfino Alberto Moravia veniva accusato di tale furbizia), e altri che sembrano del tutto restii. Come Il grande Gatsby. Che non potrà mai davvero funzionare, anche se la pirotecnia di Luhrmann prova ad aggirare l’ostacolo: perché Fitzgerald lega la sua scrittura al racconto della superficialità, riuscendo in modo inimitabile a raccontare quella profondità — o meglio, la malinconia, il dolore inafferrabile — che c’è sotto la superficialità dei suoi personaggi. In questo, è l’amico americano di Marcel Proust,ma in una versione contemporanea e dannata.

mercoledì 24 luglio 2013

Vi dimostro che non è asinello chi apostrofa qual è

Sinceramente, ogni volta che scrivo qual è senza apostrofo faccio violenza a me stesso...ora ho un pò di conforto!
GG

A proposito di qual è, di cui ha scritto Calogero Chinnici su Sette n. 15, ricordo che Roberto Saviano, in tempi recenti, per aver scritto qual è col segno grafico denominato apo­strofo, è stato messo in croce. Segnalo in proposito il risultato di una piccola ricerca da me fatta in opere di alcuni noti autori, onde illuminare un po' la vexata quaestio di qual è con l'apostrofo.

Nek e Alessandra Amoroso: recensioni ....pepate

 In questo numero del supplemento del Corriere del 7 giugno 2013 i critici musicali avevano evidentemente l'umore sotto i tacchi. Non conosco la Alessandra Amoroso. Di Nek tentai di vedere un concerto registrato, più che altro per il  fatto che il chitarrista era Massimo Varini. Non ce l'ho fatta ad arrivare alla fine, non tanto per la voce e l'impegno degli artisti, ma perchè i pezzi facevano proprio schifo...
GG



Elogio del nulla
Frasi in non-italiano. Negazione di Dio, come fu per Ligabue vent'anni fa. Suoni da emergente. È il solito prevedibile Nek


L' ultima volta che ho visto Nek era a fianco del ministro Giovanardi e di un cane antidroga, il cane Axel, mi pare a Sassuolo, in un piazzale dei bus, per propagandare un piano del governo Berlusconi contro le droghe. Ricordo di aver impiegato qualche eterno istante per distinguere Giovanardi da Axel, e di essermi vergognato per la domanda che mi picchiava in testa: «Meglio una canna o un disco di Nek? Quale dei due dà maggiore dipendenza? Poi uno magari comincia con Nek e passa a cose più pesanti, tipo Gigi D'Alessio». Ora Nek, in arte Filippo Neviani, anzi il contrario, ma non è escluso che il nome d'arte sia appunto quello e non viceversa, ha fatto un altro album, che a sorpresa si intitola Filippo Neviani.

La Maledizione Della Capitale Dell'auto Luci Spente Mentre L'industria Riparte



BISOGNA essere stati a Detroit per capire che cosa significa vivere in una città dove il 40% dei lampioni la sera sono spenti per mancanza di corrente. Una città dove la metà dei parchi e giardini pubblici sono chiusi perché sono finiti da tempo i fondi per la manutenzione e la vigilanza. Quella che all'apice del suo trionfo industriale fu la capitale mondiale dell'automobile e divenne la quarta metropoli d'America con 1,8 milioni di abitanti, era ormai dimagrita a 700.000 abitanti, con vastissime zone ridotte allo stato di quartieri-fantasma, desertificati da uno spopolamento senza precedenti in tempi di pace. Ma la storia del declino angosciante di Detroit è il penultimo capitolo. Ciò che sconcerta di più, nelle vicende recenti che hanno preceduto questa bancarotta municipale (la più grossa negli annali degli Stati Uniti) è che il fallimento di Detroit coincide con un periodo di fantastica rinascita della sua industria automobilistica. General Motors, Ford e Chrysler vanno a gonfie vele, la loro spettacolare rimonta è uno dei fattori dell'attuale ripresa economica americana. Anche se ormai solo Chrysler ha una grossa fabbrica all'interno del perimetro urbano di Detroit (quella dove assembla la nuova Jeep Grand Cherokee), anche le altre due grandi case hanno ripreso ad assumere in questo bacino di manodopera. Colpisce la divaricazione estrema tra le due situazioni: da una parte un capitalismo privato che torna ad essere forte e opulento; dall'altro un'istituzione pubblica che va a picco, fino a dichiarare bancarotta.

mercoledì 17 luglio 2013

il pirata della strada di Gorgonzola

Tralasciando ogni considerazione sul fatto che era marocchino, che dice di essersi pentito ecc., cose che alimenteranno per qualche giorno dibattiti da bar sport, il problema principale a mio parere è che la prima domanda da farsi in questi casi di investimenti con fuga è: l'automobilista era assicurato? Ci sono tre milioni di autoveicoli che girano senza assicurazione e questa è la causa più frequente di fuga.
I Comuni dovrebbero richiedere alle assicurazioni la costituzione di un data base consultabile dagli addetti e verificare l'autenticità dei tagliandi esposti.
Lo stesso vale ovviamnete per carabinieri polizia ecc, che di solito controllano con la centrale i tuoi documenti ma NON hanno a dispocizione un database.

lunedì 8 luglio 2013

storiella filosofica....

Un professore stava davanti alla sua classe di filosofia e aveva davanti a lui alcuni oggetti. Quando la lezione cominciò, senza dire una parola, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf. Quindi egli chiese agli studenti se il barattolo fosse pieno. Essi hanno convenuto che lo era.

Allora il professore prese una scatola di sassolini, e li versò nel vaso. Lo scosse leggermente. I ciottoli rotolarono negli spazi vuoti tra le palle da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno. Essi dissero che lo era.

Il professore prese una scatola di sabbia e la versò dentro il vasetto. Naturalmente, la sabbia si sparse ovunque all'interno. Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno. Gli studenti risposero con un unanime 'si'. '

Il professore estrasse quindi due birre da sotto il tavolo e versò l'intero contenuto nel barattolo, effettivamente si riempirono gli spazi vuoti. Gli studenti iniziarono a ridere ..

'Ora', disse il professore non appena svanirono le risate 'Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita. Le palle da golf sono le cose importanti - la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni preferite - e se tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita sarebbe ancora piena. I sassolini sono le altre cose che contano, come il lavoro, la casa, la macchina.. La sabbia è tutto il resto - le piccole cose.

'Se mettete la sabbia nel barattolo per prima,' ha continuato, 'non c'è spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso vale per la vita.

Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia per le piccole cose, non avrete mai spazio per le cose che sono importanti per voi.

Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità.

Trascorrere del tempo con i vostri bambini. Trascorrere del tempo con i tuoi genitori. Visita i nonni. Prendete il vostro coniuge a portatelo a cena fuori. Gioca un altro 18 anni. Ci sarà sempre tempo per pulire la casa e falciare il prato.

Prenditi cura delle palle da golf prima - le cose che veramente contano. Stabilisci le tue priorità. Il resto è solo sabbia.

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse la birra. Il professore sorrise e disse: 'Sono contento che hai chiesto.' Le birre dimostrano che non importa quanto piena possa sembrare la vostra vita, c'è sempre spazio per un paio di birre con un amico.

mercoledì 3 luglio 2013

La questione tedesca è chiusa. Quasi


A colloquio con Angelo Bolaffi, che illustra l'emancipazione della Germania:
 la caduta del Muro come spartiacque, l'occidentalizzazione, 
Auschwitz come mito fondante

Paolo Valentino


«Quando Thomas Mann formulò la famosa drammatica alternativa tra una Germania europea e un'Europa tedesca, aveva memoria delle tragedie della Storia... Oggi è possibile ipotizzare che l'Europa si germanizza proprio e nella misura in cui la Germania si è completamente e convintamente europeizzata. Liquidare la questione tedesca significa infatti costruire finalmente l'Europa. E la Germania ha la forza, l'interesse e soprattutto la necessità storica e morale di farlo». Si chiude così il libro che Angelo Bolaffi, filosofo della politica e tra i pochi germanisti italiani di fascia alta, pubblica per Donzelli. Cuore tedesco è un viaggio colto, avvincente e rigoroso dentro un triangolo in pieno corto circuito — il modello Germania, l'Italia e la crisi europea — che non nasconde l'ambizione di colmare una lacuna più che evidente, oggi, nel nostro Paese: non si tratta tanto di amare la Germania, spiega l'autore a «la Lettura», quanto «di capirla e conoscerla, forse cominciando a vedere se è possibile pensare alla Storia d'Europa dal e non contro il punto di vista tedesco».

martedì 2 luglio 2013

Per strada, al supermercato in macchina o dentro casa noi, spiati 24 ore su 24

In questi giorni si discute molto della privacy, del sentirsi spiati ecc. Vero, verissimo. Ma in fin dei conti, se non si vuole vivere isolati nei boschi mangiando bacche, tutti lasciamo una traccia. Se vogliamo fare un qualsiasi contratto ci fanno firmare una clausola per la cosiddetta "privacy" che in pratica serve ad autorizzarli a infrangere la privacy stessa,  a diffondere e trattare i dati per scopi non ben definiti. E qualunque hacker o servizio segreto è capace di entrare in un pc e rubare identità. Cosa fare allora? L'unico sistema è cercare di prendere accorgimenti, con segnalazioni incrociate, in modo da accorgerci  "quasi" subito che ci stanno rubando qualcosa. E in fin dei conti, come si dice alla fine dell'articolo, per il momento i sogni non sono ancora riusciti a rubarceli. Il problema è che con la crisi che potrebbe non avere mai fine, pure quelli ci sembra che qualcuno  ce li abbia rubati. E qui la privacy non c'entra....

Giorgio Gregori 

 

Per strada, al supermercato in macchina o dentro casa noi, spiati 24 ore su 24

MILANO - Attento. Sanno chi sei e dove stai in questo momento, con un approssimazione di 2,5 metri. Sanno soprattutto (e immaginiamo la cosa ti preoccupi) in che ristorante sei stato ieri sera, quanto hai pagato e dove sei andato dopo cena. La tua vita, come quella di tutti i 60 milioni di italiani, è un libro aperto senza segreti. Ci alziamo la mattina, ci laviamo i denti, prendiamo il cappuccino al bar, saliamo sulla metro. E dietro di noi, come un ombra, ci segue implacabile un'invisibile scia elettronica. Un fiume di bit, cifre binarie e immagini che attraverso smartphone, Telepass, carte di credito, occhi elettronici e account Facebook raccontano - ai tanti che sono in grado di leggerli - ogni secondo della nostra esistenza.

lunedì 1 luglio 2013

JP Morgan e i diritti dei lavoratori

Lo sapevate che includere "i diritti dei lavoratori tra le tute­le costituzionali" è di grave detrimento all'economia? Che i Paesi dell'Europa meridionale patiscono le nefaste conseguenze "delle idee socialiste"? E addirittura concedono "licenza di protestare" alle categorie sociali che si ritengono le­se nei loro interessi? Se non lo sapevate, ve lo spiega un prezio­so documento di analisi politica della banca d'affari JPMorgan (celebre anche tra i non addetti dopo la catastrofe finanziaria del 2008), che pare concepito apposta per alimentare le più fo­sche paranoie dei nemici di Wall Street, quelli che vedono com­plotti tecno-pluto-giudaico-massonici dietro ogni stormir di foglie.
Mettiamola così: il documento di JPMorgan (vedi Repubbli­ca di ieri, pagina 2), quanto a ottusità ideologica, è speculare al­le più puerili sortite anti-sistema. Basterebbe uno studente di li­ceo appena sveglio per mettere in ridicolo la teoria dell'Europa mediterranea prigioniera di pregiudizi "socialisti" e zavorrata da Costituzioni che si impicciano dei diritti di chi lavora. L'obie­zione ovvia è che sono cento volte più "socialiste" le democra­zie del Nord Europa: ma non sembrano patirne troppo. JPMorgan si ripresenti più preparata alla prossima sessione d'esami.

Michele Serra, Repubblica 22 giugno 2013

le parole di Manlio Milani

Sul magazine "l'estro verso" del maggio 2013 è apparsa questa bella  intervista a Manlio Milani, relativa alla strage di Piazza della Loggia del 1974.


 Abbiamo voluto affiancare a "Parole povere" le parole, nobili e intense, di Manlio Milani. Tragicamente segnato dalla strage di Piazza della Loggia, egli in questi anni ha testimoniato con esemplare impegno, attraverso la Casa della Memoria, la necessità di una presenza che non fosse solo commemorativa, ma affermasse le ragioni della giustizia e le istanze di un vivere civile che sappia contrapporsi alla violenza e all'intolleranza. Proponiamo di seguito una sintesi della lunga intervista che ha concesso a L'estro verso.

Il male viaggia sul telefonino (Marek Halter)


Imagine there’s no countries

It isn’t hard to do 

Nothing to kill or die for

And no religion too

Imagine all the people

Living life in peace

Il male viaggia sul telefonino (Marek Halter)
Il conflitto siriano è entrato in una nuova fase, ben più pericolosa delle precedenti. Fino a pochi
mesi fa, l’opinione pubblica internazionale veniva informata dei massacri compiuti dall’aviazione
del regime di Damasco, della morte dei bimbi o della distruzione dei villaggi e degli ospedali
soprattutto grazie alle immagini registrate dai cellulari.
Quei filmati erano una richiesta di aiuto che proveniva da una popolazione sotto le bombe o vittima
delle rappresaglie degli shabiha, gli uomini delle squadracce di Bashar al Assad.