martedì 19 gennaio 2010

Craxi e Mangano i loro eroi

di Marco Travaglio

Con la lettera del presidente Napolitano alla famiglia
Craxi, indirizzata dal Quirinale alla villa di
Hammamet, appena lasciata da tre ministri
aviotrasportati del governo in carica, si chiude
degnamente il triduo di celebrazioni per l’anniversario della
scomparsa del grande statista corrotto, pregiudicato e
latitante: 10 anni, tanti quanti ne aveva totalizzati in
Cassazione.
Oggi completeranno l’opera in Senato altri
luminosi statisti come l’ex autista Renato Schifani e il
pluriprescritto Silvio Berlusconi, già noto per aver definito
“e ro e ” il mafioso pluriomicida Vittorio Mangano. Intanto
fervono i preparativi per festeggiare i 150 anni dell’Italia
unita e il Pantheon dei padri della Patria è un porto di mare.
Gente che va, gente che viene. Soprattutto gentaglia. Nel
felpato linguaggio del capo dello Stato, la latitanza di Craxi
viene tradotta testualmente così: “Craxi decise di lasciare il
Paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i
procedimenti giudiziari nei suoi confronti”. Anche perché,
aggiunge Napolitano in perfetto napolitanese, le indagini
sulla corruzione (non la corruzione) avevano determinato
“un brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra
politica e giustizia”. E il sant’uomo fu trattato “con una
durezza senza eguali” mentre, com’è noto, la legge impone
di processare i politici che rubano senza eguali con una
morbidezza senza eguali. E le mazzette miliardarie, e gli
appalti truccati, e i soldi rovesciati sul letto, e i 50 miliardi
su tre conti personali in Svizzera? Non sono reati comuni: il
napolitanese li trasforma soavemente in “fe n o m e n i
degenerativi ammessi e denunciati” (come se rubare e poi,
una volta scoperti, andare in Parlamento a dire “qui rubano
tutti” rendesse meno gravi i furti). Il presidente ricorda che
“la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ritenne violato
il ‘diritto ad un processo equo’ per uno degli aspetti indicati
dalla Convenzione europea”. Ma non spiega che Craxi fu
processato in base al Codice di procedura che lui stesso
aveva voluto e votato, il Pisapia-Vassalli del 1989 che –
modificato da due sentenze della Consulta – consentì fino al
1999 di usare i verbali delle chiamate in correità dei
coimputati anche se questi non si presentavano a ripeterle
nei processi altrui. Se i processi a Craxi non furono “equi”,
non lo furono tutti quelli celebrati in Italia dal 1946 al 1999.
Su un punto Napolitano ha ragione: Craxi lasciò
“un’impronta incancellabile”: digitale, ovviamente.
Quel che sta accadendo è fin troppo chiaro: si
riabilita il corrotto morto per beatificare il
corruttore vivo. Si rimuovono le tangenti della
Prima Repubblica per legittimare quelle della
Seconda. Si sorvola sulla latitanza di Craxi per
apparecchiare nuove leggi vergogna che
risparmino la latitanza a Berlusconi. L’ha ammesso,
in un lampo di lucidità, Stefania Craxi: “Gli italiani
non credettero a Bettino, ma oggi credono a
Berlusconi”. Ma perché credano a Berlusconi su
Craxi, ne devono ancora passare di acqua sotto i
ponti e di balle in televisione. Stando a tutti i
sondaggi, la stragrande maggioranza degli italiani
di destra, di centro e di sinistra è contraria a
celebrare Craxi, come è contraria all’i mmunità
parlamentare e alle leggi ad personam prossime
venture. Forse gli italiani sono ancora migliori di
chi dice di rappresentarli. E allora, tanto peggio
tanto meglio. Si dedichino pure a Craxi
monumenti equestri, targhe votive, busti bronzei,
strade, piazze, vicoli, parchi e soprattutto
tangenziali. Dopodiché si passi a Mangano (sono
ancora in tempo: anche lui scomparve
prematuramente nel 2000). Così sarà chiaro a tutti
chi sono i “loro ” eroi. Noi ci terremo i nostri e da
domani chiameremo i lettori a sceglierli. A
Mangano preferiamo ancora Falcone e Borsellino.
A Craxi e a Berlusconi, politici diversi ma limpidi
come De Gasperi e Berlinguer. Ieri, poi, ci è venuta
un’inestinguibile nostalgia per Luigi Einaudi e
Sandro Pertini.

Il Fatto quotidiano 19 gennaio 2010

domenica 17 gennaio 2010

nucleare: inganni e bugie radioattive

INGANNI E BUGIE RADIOATTIVE
di Gianni Tamino
un dossier sul nucleare apparso nella rivista Tera e Acqua - gennaio 2010



IL REFERENDUM E ARRIVATO A NUCLEARE GIÀ FALLITO
Dicono che è colpa del referendum del 1987 se si è persa una quantità enorme di energia. Ma nel 1986 la centrale di Caorso era già chiusa, non era in grado di funzionare, la centrale del Garigliano non era mai entrata in funzione, ma ha consumato un sacco di energia producendo un sacco di radioattività nella zona. Di fatto con il referendum abbiamo sancito il fallimento dell'avventura nucleare italiana che ha consumato più energia di quella prodotta.
Inoltre abbiamo collaborato con la Francia per il Superphoenix, che è stato un fallimento e costruito il Pec del Brasi-mone e l'impianto di Latina: potete capire lo spreco che abbiamo fatto e riproporre oggi un avventura del genere vuol dire ignorare il fallimento italiano. Abbiamo chiuso un sistema antieconomico e non abbiamo perso alcuna opportunità.
IL FALSO RISPARMIO DEL NUCLEARE
La centrale nucleare ha costi enormi e tempi lunghissimi. Per la centrale in costruzione in Finlandia i tempi si stanno dilatando e i costi stanno più che raddoppiando. In ogni caso sono tempi e costi ben più ampi di quelli annunciati dal governo italiano. Se non ci riescono i finlandesi, non si capisce come dovrebbe riuscirci il governo italiano, che ha già fallito.
Se si valutano i costi reali di una centrale si vede che anche il mito del risparmio del nucleare è una falsità. Se la centrale non dura 35 anni è un fallimento e dobbiamo aggiungere i costi dello smantellamento. L'unico esempio di smantellamento è in America ed è costato il doppio della costruzione: i lavoratori che devono smantellare un impianto così pericoloso devono fare in fretta, lavorare una giornata e poi avere ampi periodi di sosta per cercare di tutelare la loro salute. L'UE, per smantellare una centrale in Lituania ha previsto costi doppi della costruzione.
SE È COSÌ ANTIECONOMICO PERCHÉ VIENE PROPOSTO?
A parte alcuni che vogliono costruirsi una bomba o che vogliono sostituire impianti esistenti - vedi la Francia - nel mondo oggi nessuno propone più il nucleare. La Germania ha scelto che le centrali che si esauriscono non vengano sostituite. In Asia è stata annunciata, a gennaio, la decisione di chiudere in anticipo una centrale perché non aveva senso continuare a mantenerla attiva, e non sì è deciso la costruzione di nuovi impianti. Quindi in Europa, salvo la Finlandia e una ipotesi in Francia, non si sta assistendo a nessuna scelta di questo tipo. In America non si stanno proponendo nuove centrali dal 1979. Quelle che sono state costruite erano già in programma; Bush aveva provato a dare degli incentivi a chi voleva costruirne,
nessuno li ha chiesti e Obama li ha eliminati ricordando i costi enormi del deposito dei rifiuti nucleari. Nessuno al mondo ne ha mai realizzati. Gli unici al mondo che ci stanno provando sono li Stati Uniti con enormi difficoltà, pur avendo deserti e luoghi molto più idonei dei nostri. Alle condizioni attuali, l'uranio, per alimentare le centrali esistenti, durerà meno di petrolio e metano e, se costruiamo centrali in più, si esaurirà ancora prima. Dal punto di vista energetico, il bilancio è negativo: quanto costa tenere, per migliaia di anni, i depositi di rifiuti? C'è un enorme consumo di energia non elettrica (che oggi è fossile) in tutte le fasi (dall'estrazione nelle miniere, allo smantellamento delle centrali) e il deposito scorie.
Perciò, che il nucleare riduca l'emissione di C02, vale per la centrale, ma se si valutano tutta l'energia utilizzata, dalla miniera al deposito dei rifiuti, non si può certo dire che una centrale nucleare produce il 50% in meno di emissioni di una centrale a fossili. Più il tenore in uranio nelle rocce diminuisce e aumentano i sistemi di sicurezza, la produzione di C02 si avvicina a quella di una centrale classica.
Se oggi decido una centrale nucleare, ci vogliono dai 12 ai 15 anni come minino perché entri in funzione (non siamo certo più bravi degli altri) e, in tutta questa fase, usiamo energia fossile che aumenta la C02. L'emissione di C02 eventualmente risparmiata, ci sarà non prima di 35 anni, ma il problema dei cambiamenti climatici deve essere risolto molto prima.
L'AFFARE NUCLEARE ALL'EST
Costruire centrali oggi sarebbe un fallimento economico, sanitario, energetico e dal punto di vista delle emissioni di C02. Allora perché qualcuno propone di farlo? L'Enel possiede più di 6 centrali nucleari: 2 in Slovacchia, 4 in Spagna e una partecipazione in Francia. L'accordo tra Francia e Italia è una sorta di pour-parlertra due capi di stato per fare gli interessi di due aziende private. Il vero business è realizzarne qualcuna anche in Italia, ma soprattutto nuove centrali nei paesi dell'Est in sostituzione delle vecchie centrali tipo Cer-nobyl,come quelle dell'Enel in Slovacchia e altre nuove centrali per Serbia e Albania: lì non hanno nessun tipo di controllo, mancano le strutture idonee. Realizzarlo lì è follia totale. Ci dobbiamo opporre alle centrali nucleari dovunque, non solo nel nostro territorio.
A CERNOBYL NON È FINITA
Il problema di Cernobyl andrà avanti per decenni perché non è certo risolto. Avete visto i bambini che giungono da quei luoghi e sappiamo le migliaia di morti: la AIEA, che è pro-nucleare, conferma che finora 1800 bambini sono stati colpiti da cancro alla tiroide). La centrale
sta sprofondando e rischia di creare disastri ben maggiori, il sarcofago entro 190 anni non terrà più, dovrà essere fatto qualcos'altro, ma i costi sono pazzeschi e nessuno vuole intervenire.
I "NORMALI" INCIDENTI IN FRANCIA
Ma parliamo anche della normale attività: ricorderete l'incidente in Francia l'anno scorso a Tricastin. Io ero casualmente là e l'impresa francese disse non era successo niente, in realtà si trattava di una quantità enorme di acqua contaminata da uranio radioattivo: dopo 20 giorni l'Ente di controllo francese ha chiuso l'impianto. Noi dovremmo costruire con una società che n*ga i pericoli di fronte all'evidenza
IN QUALI SITI?
Per essere raffreddata, una centrale nucleare da 1.600 megawatt ha un bisogno d'acqua enormemente maggiore di un
centrale termoelettrica. Con la siccità del 2008 bisognava decidere se usare l'acqua per le centrali idroelettriche o per l'agricoltura.
Se ci fossero state centrali nucleari sul Po, avremmo dovuto chiuderle, con un costo economico e un rischio ambientale enormi: le operazioni più rilevanti per una centrale nucleare sono spegnere e accendere. Una persona che non sia folle non proporrebbe mai di costruire una centrale nucleare in un posto con tali potenziali condizioni di siccità. In Italia probabilmente le centrali si possono costruire solo sul mare; vedo solo o il delta Po o sul mare, tipo Montalto (sito già approvato).
LA FRANCIA SVENDE L'ENERGIA
I filo-nucleari dicono che abbiamo un costo dell'energia elettrica molto più alta dei francesi; è sia vero che falso.
II costo dell'energia elettrica italiana è dovuto all'inadeguatezza del nostro sistema elettrico in particolare delle nostre linee: abbiamo linee che hanno uno spreco del 12,13 % nel trasferimento dell'energia elettrica. Importiamo energia elettrica dalla Francia perchè le centrali nucleari sono "rigide", producono energia anche quando non serve; perciò di notte ce la vendono sotto-costo. Il cosiddetto basso costo del nucleare francese è un sottoprodotto del nucleare militare, la "force de frappe" voluta dal gen. De Gaulle. L'Italia, con i bacini idroelettrici, ha maggiore flessibilità, possiamo modulare la produzione, e ci conviene importare l'energia elettrica quando è "buttata via". Non si dice però che anche noi esportiamo energia elettrica alla Francia. L'Italia ha una potenza superiore al consumo di punta, ed è in grado di fronteggiare la domanda. La Francia invece produce molta energia elettrica ma è vulnerabile nel picco. La Francia ha imposto a molte aziende il riscaldamento con energia elettrica e, in un inverno freddo come quest'anno, non è stata in grado di coprire il suo fabbisogno, sono intervenute Germania e Italia.
Gennaio - Febbraio 2010
Tera e Acqua

Abbonati a Tera e Acqua e a Gaia

www.ecoistituto.italia.org

giovedì 7 gennaio 2010

addio, beniamino placido


Una decina di anni fa, mi trovai a pensare:"se volessi essere qualcun altro, chi vorrei essere?"
Sono passate davanti agli occhi molte persone, musicisti, attori, registi......e alla fine, la mia risposta è stata: Beniamino Placido.
La sua grande cultura e curiosità, trattata con grazia e leggerezza, la sua capacità di fare sintesi di letture plurilingue......fantastico Beniamino, ho avuto alcune volte la tentazione di scriverti...poi sei scomparso, ora ho saputo il perchè, della tua grave malattia.
Se ne è andato un altro grande, spero che raccolgano in un volume i suoi articoli.
in allegato due poesie che amava.



L' ULTIMO SALUTO A BENIAMINO PLACIDO

CAMBRIDGE - I familiari e gli amici di Beniamino Placido hanno salutato ieri lo scrittore, intellettuale e giornalista di Repubblica scomparso il 6 gennaio all' età di 80 anni. È stata una cerimonia intimae privata, secondo lo stilee la volontà di Beniamino, nel Crematorium della città universitaria inglese, dove Placido si era trasferito alcuni mesi fa per stare vicino alla figlia Barbara e ai nipoti, dopo la lunga malattia che lo aveva colpito. Sarà seguita, il 5 febbraio, a Roma, da una commemorazione pubblica, in cui colleghi e amici ricorderanno una delle figure più importanti del giornalismo e della vita intellettuale italiana. L' addio che la famiglia gli ha dato ieri a Cambridge è stato il prologo, nello spirito appassionato e critico, profondo e leggero, che ha caratterizzato l' opera di Placido. Alla presenza della madre di Barbara, la scrittrice Nadia Fusini, dell' amico, poeta e collega di Repubblica Franco Marcoaldi, di parenti e amici che hanno condivisoi suoi molteplici interessi, sono stati letti brani di lettere di Beniamino e ricordati la sua ironia, la sua dolcezza, la sua vivacissima intelligenza. La figlia Barbara ha letto una lettera in cui Placido le parlava della sua infanzia a Rionero in Vulture, in Basilicata, e la sua militanza nel Partito d' azione, attraverso una favoletta il cui messaggio era che gli uomini devono, possono «provare a volare», pur sapendo che ci sono le leggi di gravità. Il genero Robert, italianista alla Cambridge University, ha letto una poesia che Beniamino amava, Digging, di Seamus Heaney. Un' amica di famiglia ne ha letta un' altra, che Placido teneva appesa al muro della sua casa di Orbetello: I giusti, di Borges. E alla fine Barbara ha rivelato un piccolo «segreto»: gli studi di ebraico che Beniamino faceva da autodidatta all' Università Gregoriana di Roma, raccontando la sua interpretazione di una frase del Talmud in cui Dio forse dice «io sono» e forse «ci sono». Canzoni di Tenco e Vanoni hanno accompagnato la cerimonia, conclusa da un brano particolarmente caro a Beniamino e alla figlia: «My heart belongs to daddy», cantata da Marilyn Monroe. - ENRICO FRANCESCHINI

Digging




Between my finger and my thumb
The squat pen rests; as snug as a gun.

Under my window a clean rasping sound
When the spade sinks into gravelly ground:
My father, digging. I look down

Till his straining rump among the flowerbeds
Bends low, comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was digging.

The coarse boot nestled on the lug, the shaft
Against the inside knee was levered firmly.
He rooted out tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked
Loving their cool hardness in our hands.

By God, the old man could handle a spade,
Just like his old man.

My grandfather could cut more turf in a day
Than any other man on Toner's bog.
Once I carried him milk in a bottle
Corked sloppily with paper. He straightened up
To drink it, then fell to right away
Nicking and slicing neatly, heaving sods
Over his shoulder, digging down and down
For the good turf. Digging.

The cold smell of potato mold, the squelch and slap
Of soggy peat, the curt cuts of an edge
Through living roots awaken in my head.
But I've no spade to follow men like them.

Between my finger and my thumb
The squat pen rests.
I'll dig with it.

Seamus Heaney


I GIUSTI di Jorge Luis Borges

Jorge Luis Borges
"La cifra"
traduzione dallo spagnolo
di Domenico Porzio
collana Lo Specchio
editore Mondadori
1982

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.





martedì 5 gennaio 2010

La pena di morte è un fallimento

L'influente "American Law Institute" ridefinisce il sistema della pena capitale
E' lo stesso istituto che ha creato e difeso questo modello di condanna
"La pena di morte è un fallimento"
Storica frenata dei giuristi Usa
Per gli abolizionisti è un primo passo verso il cambiamento

"La pena di morte è un fallimento" Storica frenata dei giuristi Usa
NEW YORK - In autunno l'American Law Institute, un istituto giuridico molto influente composto da oltre quattromila membri tra giudici, avvocati e professori universitari, e che oltre 50 anni fa aveva creato la struttura di base del moderno sistema che regola l'applicazione della pena capitale, ha definito ufficialmente lo stesso sistema "un fallimento" e ne ha preso le distanze. Per gli abolizionisti è un passo decisivo verso la fine delle esecuzioni capitali negli Stati Uniti.

Il 23 ottobre 2009, l'American Law Institute (ALI) aveva infatti votato a grande maggioranza una sostanziale marcia indietro: con solo poche astensioni, infatti, il consiglio dell'Istituto ha ritirato una sezione del suo modello sulla pena di morte (la sezione 210.6) alla luce "degli attuali insolubili ostacoli istituzionali e strutturali, e nel tentativo di garantire un sistema più adeguato alla gestione della pena di morte". Un compromesso, e alcuni membri avrebbero voluto che il consiglio si pronunciasse contro la pena di morte completamente. Ma un importante segnale.

Secondo quanto scrive il New York Times, il passo è "epico". Ci sono stati infatti importanti sviluppi sulla pena capitale durante l'anno. Il numero delle sentenze è diminuito, l'Ohio ha cambiato la composizione chimica dell'iniezione letale e il Nuovo Messico l'ha definitivamente abrogata. Ma il primo segnale veramente importante verso l'abolizione è quello arrivato dall'Ali.

"L'istituto è fondamentale e molto influente" ha spiegato Franklin E. Zimring, professore di legge all'università californiana di Berkeley. "I giuristi che lo compongono sono stati fino ad oggi la sola voce intelletualmente rispettabile a supporto della pena capitale". La retromarcia è dunque significativa. L'Ali disegnò la moderna struttura del sistema capitale nel 1962 e la Corte suprema americana ne adottò il modello quando reinstituì la pena di morte nel 1976 nel caso Gregg contro Georgia. Il modello dell'Insituto fu poi adottato da molti stati federali, compreso il Tennessee. Il tentativo dell'istituto era stato quello di gestire l'arbitrarietà delle decisione in base a una serie di attenuanti e aggravanti.

L'Ali ha fatto quindi una dichiarazione storica definendo il sistema giuridico capitale 'fallato'. Uno studio commissionato dallo stesso istituto su decenni di sentenze ha dimostrato l'inconciliabilità tra le decisioni individuali su chi debba essere punito con la pena di morte e la giustizia alla base del sistema. L'arbitrarietà diventa così una falla impossibile da istituire a legge. Troppi elementi concorrono a rendere dispari le condizioni necessarie perché la pena capitale sia effettuata. La razza, la mediocrità di avvocati poco pagati, e il rischio di condannare persone innocenti resta ancora troppo alto.

"Gli studenti di legge dal 2010 in poi - ha detto Samuel Gross, professore di legge all'Università del Michigan - impareranno che gli stessi giudici e illustri avvocati, gli stessi che dovranno studiare e leggere ogni giorno, hanno definito il sistema di pena di morte statunitense che hanno contribuito a creare, un fallimento. Reale e morale".

La repubblica web, 4 gennaio 2010

vaccini: 5 domande per uno scandalo

LE DOMANDE 5 PUNTI PER UNO SCANDALO
1) Perché il governo già nel 2005 ha
stipulato dei contratti per 6 milioni di
euro con tre aziende per la produzione
di vaccino in caso di pandemia?
2) Perché il contratto con la Novartis ha
clausole così vessatorie, come: la
mancanza di penalità in caso di ritardata
consegna dei vaccini, e la sollevazione
per Novartis da responsabilità legali
tranne che per difetti di fabbricazione?
3) Perché paghiamo il vaccino H1N1
quasi il doppio del normale vaccino
antinfluenzale?
4) Perché l’Organizzazione mondiale
della sanità a inizio 2009 ha cambiato la
definizione di una pandemia,
eliminando il criterio dell’“enorme
numero di morti”?
5) Cosa ci facciamo ora con 23 milioni di
vaccini inutilizzati?

da: "il fatto", 5 gennaio 2009

lunedì 4 gennaio 2010

inceneritori - dichiarazioni di Patrizia Gentilini

dal blog www.beppegrillo.it (gennaio 2009)
Le affermazioni dell'oncologa Patrizia Gentilini sono gravissime. Fa riferimento a falsificazioni di documenti utilizzati da pubbliche associazioni per negare gli effetti degli inceneritori sulla salute. Per occultare le nuove fabbriche di tumori.



"Sono Patrizia Gentilini, un medico, un oncologo, appartengo all’Associazione dei Medici per l’Ambiente e sono qui per spiegare il nostro comunicato stampa del 25 novembre scorso, in occasione del nostro ventennale. Vogliamo portare alla conoscenza di tutti e denunciare il fatto che sono stati modificati i risultati di studi scientifici in documenti in uso ad associazioni pubbliche, per attestare la presunta innocuità degli impianti di incenerimento dei rifiuti.
Ci rifacciamo a un documento: il Quaderno N. 45 di ingegneria ambientale. Il documento a firma di Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grasso e Vito Foà, è stato ripreso dalla Regione Sicilia e da altre Regioni, quali la Regione Toscana e altre Province in Italia. L’impatto sanitario è sviluppato a pag. 54/55 a firma di Vito Foà, nel documento sono presi in esame 4 studi, tutti riportati in maniera non corretta. In particolare per lo studio condotto in Inghilterra, di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, è riferito che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.
Quello scritto nel lavoro originale di Elliot è esattamente il contrario, perché viene riportata, per l’esattezza, una diminuzione statisticamente significativa, mano a mano ci si allontanava dall’impianto di incenerimento per tutti i cancri: il tumore allo stomaco, al colon retto, al fegato e al polmone, quindi mano a mano che ci si allontanava dagli impianti il rischio diminuiva.
Nella versione italiana è stata aggiunta una negazione in modo da capovolgere il significato del lavoro.
Un altro esempio è lo studio condotto in prossimità dei due impianti di incenerimento di Coriano a Forlì e anche in questo caso è riportata solo la frase iniziale delle conclusioni, in cui si dice che lo studio non ha messo in evidenza eccessi di mortalità generale e di incidenza per tutti i tumori, è un’interpretazione molto parziale. Vi spiego come stanno le cose: lo studio di Coriano è stato condotto valutando l’esposizione a metalli pesanti, secondo una mappa di ricaduta di questi inquinanti, questa è la mappa che riguarda lo studio di Coriano (vedi video) fatta per valutare le ricadute sulla popolazione in base alle emissioni dei due impianti di incenerimento. I due inceneritori sono questi due continui al centro (vedi video) : 1) per i rifiuti urbani; 2) per rifiuti ospedalieri; è stata considerata l’emissione di metalli pesanti in aria e la loro ricaduta nel territorio. L’area più scura è dove è massima la ricaduta, poi via, via i livelli sfumano, fino a un colore giallo più chiaro preso come livello di riferimento.
E’ stata analizzata la popolazione residente per circa 14 anni, dal 1990 al 2003/2004, e i risultati che ci sono stati sono stati estremamente importanti per quanto riguarda le donne. Nel grafico ho riportato l’andamento della mortalità per cancro nel sesso femminile in funzione dell’esposizione, quindi in funzione dei livelli della mappa precedente.
In pratica questo è l’andamento del rischio di morte in funzione del livello di esposizione (vedi video), questo è l’andamento della mortalità per tutti i tipi di tumore nel loro complesso nel sesso femminile, che arriva fino a un aumento del 54%, questo l’andamento della mortalità per cancro alla mammella, al colon retto, per cancro allo stomaco, vedete che c’è una coerenza innegabile tra aumento del rischio e aumento del livello di esposizione, questo risultato certamente molto importante viene sottaciuto nel paragrafo che riguarda l’impatto sanitario dell’incenerimento, in modo da sottostimare questo rischio che è di fatto assolutamente di rilievo.
Cosa vogliamo dire con il nostro documento e con il nostro comunicato stampa? Abbiamo voluto ricordare la nascita delll’Associazione dei Medici per l’Ambiente, che la nostra associazione ha come finalità di fornire strumenti di conoscenza al servizio di tutti i cittadini e di essere coerenti in questo, seguendo il nostro grande maestro, purtroppo scomparso: Lorenzo Tomatis che ci ha insegnato che medicina e scienza devono essere al servizio dell’uomo, della salute e non degli interessi economici. Abbiamo voluto ricordare che non è la prima volta che l’uso pure artefatto, strumentale degli studi scientifici è servito e ha costituito l’alibi per non adottare delle misure di protezione della salute pubblica, con un carico di sofferenze, di morti, malattia che si poteva evitare. Noi non vogliamo che questo si ripeta anche con l’incenerimento dei rifiuti che è una pratica assolutamente da bandire, dobbiamo riciclare, recuperare la materia e non bruciarla.
Vorrei ricordare che la nostra associazione è indipendente, non è necessario essere medici, tutti possono iscriversi, potete andare sul nostro sito, tutti possono associarsi, non godiamo di finanziamenti da parte di terzi, ci autososteniamo. Nell’ambito del tema della gestione dei rifiuti, vorrei ricordare un nostro libro come strumento di conoscenza per le amministrazioni, per i cittadini, le associazioni. Nessuno di noi ha diritti, quindi non è una promozione commerciale.
Come associazione siamo interessati a una variegata presenza di problemi come per esempio: telefonini, Ogm, pesticidi, inquinamento dell’aria. Problemi cruciali per la salute di tutti, siamo convinti che solo con la conoscenza, con la partecipazione e con l’impegno di tutti, si riuscirà a trovare soluzioni per la tutela della salute, della vita e del futuro di tutti noi." Patrizia Gentilini