domenica 30 novembre 2008

mostra Birmania a Bergamo

L'inaugurazione è lunedi 1 dicembre, ore 16.00


Mostra fotografica:
BIRMANIA DEVI VIVERE!
a cura di Roberto Giussani e Giorgio Gregori



Promossa dalle realtà bergamasche di:
CISL-Dip.to Internazionale ISCOS e Pace,
Greenpeace, Legambiente,WWF,
Associazione ITINERARI-Telgate, CARITAS e
Consulta Provinciale degli Studenti

in collaborazione con il Liceo Artistico Statale di Bergamo
e con il patrocinio di:



1 -13 dicembre 2008
c/o Aula magna Liceo Artistico Statale
Via Torquato Tasso 18, Bergamo
Orari apertura: da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 18.00;
sabato 9.00-12.00; domenica e festivi chiuso.
Ingresso libero.

global warming - sito per il 21 secolo

su questo sito e' spiegato molto bene
il problema del global warming e
le potenziali soluzioni.
Ho pensato che poteva essere utile semmai
si decida di fare qulache presentazione al pubblico
o alle scuole!...Certo, ha bisogno dei sottotitoli! :) :)


http://www.noe21.org/solutions/

Brescia: s....cambio giocattoli di S. Lucia

S...CAMBIO DI STAGIONE "GIOCATTOLI DI S. LUCIA"
IL MERCATINO DEL LIBERO E GRATUITO SCAMBIO DI GIOCATTOLI

a cura di legambiente,
che si terrà presso la Cascina Maggia, via della Maggia 3 - Brescia
(a 100 mt dall'uscita autostradale di Brescia Centro)


L'obbiettivo che ci poniamo è quello di sensibilizzare i cittadini e le cittadine ad utilizzare per il giusto tempo il prodotto acquistato anche attraverso il passaggio dei giocattoli di mano in mano, realizzando un mercato di scambio tra chi vuole liberarsi dei giocattoli e chi vede ancora potenzialità d'utilizzo.


GIOVEDI 4 dicembre / VENERDI 5 dicembre 2008
dalle ore 09 alle 18: per la consegna dei giocattoli

SABATO 6 Dicembre 2008 per la consegna e il ritiro dei giocattoli
dalle ore 10 alle ore 17

Per info:
Sede Legambiente Brescia 030 3754151
Lucia 3402239622
Isaac 3931478641
Michele 3489014746
Mario 3495794034

Brescia: il nuovo piano sosta

«Il Piano Sosta ci riporta indietro»

Premessa

Il Piano Sosta presentato recentemente dall’amministrazione non fornisce alcun elemento aggiornato di analisi relativamente all’evoluzione del traffico veicolare circolante in centro storico e alla domanda e offerta di sosta dei residenti, né affronta, sia pure lontanamente, il tema importante e basilare del ruolo del trasporto pubblico e delle modalità in cui si svolge.
Gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2004, dicono di una popolazione residente all’interno delle mura venete pari a 17.500 abitanti (in aumento dell’8,9% rispetto al 1991) e indicano la presenza di 12.500 autorizzazioni a circolare all’interno delle Ztl (zone a traffico limitato per residenti, titolari di permessi speciali e disabili), cui vanno aggiunti tutti i veicoli che comunque possono muoversi in Ztl ( taxi, autobus, mezzi della polizia, flotte aziendali dei prestatori di servizio).
Questo genera, di fatto, una situazione di notevole densità veicolare in spazi ristretti, se si pensa che il nostro centro è di limitata estensione, superando di poco i due chilometri quadrati.


Proposte per la sosta
Le 12 proposte per la sosta in centro storico, contenute nel Piano, sono riconducibili almeno a quattro tipologie fra esse variamente intrecciate.
1. In primo luogo si suggerisce un nuovo incongruo uso delle piazze storiche della città per le automobili.
Infatti - invertendo un processo in corso da molti anni, teso a riqualificare le piazze, anche mediante la liberazione dalla presenza massiccia degli autoveicoli - si intende riempire molti spazi storici ed identitari e/o ad alterare regimi di circolazione e possibilità di sosta, generalmente a scapito dei residenti.
In piazza Duomo, l’introduzione di 60 nuovi posti auto aperti a tutti dalle 16 alle 19,30, l’estensione della possibilità di circolazione davanti alle due chiese e le nuove sistemazioni della sosta per residenti (anche davanti alla torre del Pegol e alla Loggia delle Grida, in area interdetta per motivi di sicurezza), riconsegnano la piazza stessa ad un uso che si pensava superato.
In piazza Tebaldo Brusato, l’assurda recente eliminazione della Ztl attorno alla piazza e che induce una circolazione "libera" parassitaria, verrebbe completata dall’introduzione di 21 parcometri aperti ai non residenti a nord e nord-est con il duplice risultato di contribuire a svilire la piazza stessa e a compromettere la già critica possibilità di sosta per residenti e autorizzati.
E ancora. In piazza Vittoria, la proposta di estendere la sosta in superficie anche ai non residenti, dalle 16 alle 20, oltre a causare un danno per i residenti stessi è incomprensibile a fronte della presenza di un grande parcheggio sotterraneo aperto a tutti. Quanto a piazzale Arnaldo, piazza del Foro e piazza della chiesa di San Faustino, la proposta di "legalizzare" la sosta ove ora è vietata ( in curva fra via Magenta e piazza Arnaldo), la possibilità di entrare in piazza del Foro o nel sagrato vicino alla chiesa di San Faustino, completano il quadro descritto, reintroducendo forme di colonizzazione di spazi pregiati.
2. In secondo luogo, il Piano Sosta, al di là delle piazze, propone l’introduzione di spazi per la sosta in strade e ambiti oggi vietati. Nel primo tratto di corso Magenta (15 nuovi posti), vicino a piazza Arnaldo, in contrada Santa Croce, via Gramsci, corso Martiri della Libertà nuovi spazi di sosta sono previsti usando come unico decisivo parametro la mancanza o meno di intralcio alla circolazione veicolare, come se non vi fossero altri fattori da considerare quali il decoro urbano, le necessità degli utenti deboli e dei ciclisti, il semplice passeggio o le conseguenze sul trasporto pubblico.
In particolare, la proposta di eliminare, a favore della sosta, la corsia riservata agli autobus in Corso Martiri della Libertà, modificando a tal fine il transito delle linee 9, 12 e 17 (che verrebbero obbligate a percorrere via Matteotti) non è affatto analizzata nelle sue implicazioni, ma è di sicuro danno per il trasporto pubblico e nettamente penalizzante per via Matteotti.
3. In terzo luogo, è contenuta nel Piano un’ulteriore riduzione delle Ztl della città e precisamente in contrada del Cavalletto, vie e vicoli limitrofi (Soncin Rotto, Speranza, Solitario), trasformando in sosta a parcometro 89 posti auto oggi riservati ai residenti.
Questa misura implica - con la sua immotivata brutalità e insieme all’avvenuta soppressione della Ztl in Contrada Santa Chiara e in piazza Tebaldo Brusato - che tutte le zone a traffico limitato a Brescia, pur comprendenti vicoli e vie strette in centro antico, possano essere soppresse, con totale o parziale sacrifico della possibilità di sosta per i residenti.
4. Da ultimo, vi è, nelle indicazioni dell’amministrazione, una sicura penalizzazione della residenza. In corso Cavour, via delle Grazie e via Santa Caterina (90 posti auto oggi per residenti verrebbero aperti a tutti), in via F.lli Porcellaga e via San Faustino, la logica è quella di introdurre posti a parcometro a scapito della possibilità di sosta per residenti, la cui domanda non viene del resto mai analizzata.
Grottesca appare poi l’individuazione, in centro, di 23 nuovi posti auto riservati solo ai residenti, una sorta di compensazione per gli spazi sottratti, sottraendoli a ciclomotori e motocicli o alle operazioni di carico e scarico (via IV Novembre e San Faustino), eliminando pilomat e semaforo (piazza del Foro) o legalizzando spazi vietati (Santa Croce).
Un’ulteriore "compensazione" deriverebbe ai residenti da una nuova possibilità di sosta lungo il Ring (via Marsala, Calatafimi e altro). Si tratta di un’indicazione illusoria, chi risiede in area centrale necessita di spazi limitrofi anche per i bisogni della vita familiare e per la sua libertà di movimento.

Sosta in aree esterne
Ma il Piano è anche altro e propone la riduzione della sosta a pagamento in talune aree esterne al centro storico. Attualmente, la sosta a pagamento esterna al centro sottolinea la "centralità" di taluni spazi, centralità che necessita di un alto tasso di rotazione degli autoveicoli per favorire attività commerciali e momenti legati al tempo libero, allo svago e alla cultura.
Secondo le indicazioni del codice della strada, spazi a pagamento di tale natura, in ambiti centrali anche di quartieri periferici, sono possibili ed auspicabili quando altri spazi liberi sono presenti nelle vicinanze.
Le nuove proposte dell’amministrazione – di sapore sfacciatamente populistico – hanno invece carattere davvero anomalo, perché si abolisce la sosta a pagamento anche dove a pochi metri vi è ampia possibilità di sosta libera, con negazione quindi della"centralità" e vitalità dei molti luoghi della città (in via Ambaraga a Mompiano, via Repubblica Argentina, via Corsica, via Volta, via Rodi ed altri). La sosta con parcometro verrebbe eliminata anche quando riferita a particolari situazioni e/o momenti (parcheggio Castellini e Castello), senza peraltro alcuna analisi delle singole situazioni locali.
Va notato, a proposito di sosta, come non vi sia alcuna valutazione degli effetti economici, sulle società del Comune, della modifica delle tariffe di sosta concernenti i parcheggi in struttura e gli spazi a parcometro o degli effetti derivanti dal progetto, presente anch’esso nel Piano, "tolleranza di un quarto d’ora sui parcometri" (si tratta di demagogia di basso profilo, inesistente in Europa a tale livello).
Del resto, è assente qualunque valutazione circa i costi derivanti dalla soppressione di corsie privilegiate per gli autobus e conseguenti riduzioni delle velocità commerciali del trasporto pubblico, come si vorrebbe fare in Corso Martiri della Libertà.

Nuovo parcheggio in galleria
Completa il Piano Sosta la proposta di un nuovo parcheggio in galleria Tito Speri. L’offerta attuale complessiva di sosta a servizio del centro storico, in struttura o meno, supera gli 11.000 posti auto ed è proporzionata all’entità della popolazione e alle attività che in centro si svolgono, come diversi studi hanno dimostrato.
E’ comunque un’offerta superiore a quella che si riscontra, in rapporto alla popolazione stessa e all’estensione del centro, in città comparabili con Brescia come Verona o Padova. Il nuovo parcheggio in Piazza Arnaldo, di cui è in corso l’appalto, completa il quadro descritto, contribuendo a risolvere qualche criticità nella zona est della città.
Un nuovo parcheggio da 600 auto sotto la galleria, oltre a drenare ingenti risorse mai stanziate in alcun strumento di programmazione, altera gravemente tale situazione sostanzialmente equilibrata perché induce un nuovo pesante traffico in una zona critica senza neppure rapportarsi con il grado e la modalità di riempimento dei parcheggi esistenti (primo fra tutti Fossa Bagni).
Non solo, un parcheggio di tal genere entra necessariamente in conflitto con il trasporto pubblico (Lam oggi e metropolitana leggera domani), rispetto al quale vanno previsti - come si ritrova in deliberazioni consiliari che paiono dimenticate - parcheggi di interscambio ben più lontani. E’ incredibile che fattori di tal genere, in una città che sta costruendo una Metropolitana, non vengano neppure presi in considerazione, come se traffico veicolare, spazi per la sosta e trasporto pubblico innovativo fossero entità separate.

Conclusioni
Il Piano Sosta presentato è segno e simbolo di una profonda regressione culturale, per cui il diritto alla mobilità si esercita essenzialmente attraverso il mezzo privato fino a calpestare spazi per residenti, negare luoghi centrali e identitari, contribuire a compromettere trasporto pubblico e qualità ambientale.
La proposta complessiva appare sicuramente anomala nel panorama delle città europee in cui i tre grandi temi di una politica per il Centro Storico – legati alla permanenza e rafforzamento della residenza, alla tutela e valorizzazione delle attività "positive" che vi si svolgono e alla salvaguardia di monumenti e contenitori storici – vengono declinati e risolti in ben altri modi, esaltando in ogni caso ruolo e funzione del trasporto pubblico e di forme alternative di mobilità, senza l’assurda compromissione di spazi vitali.
di Brunelli e Venturini
da quibrescia.it

dossier che guida all'acquisto delle auto meno inquinanti

Pubblicato dal Ministero dell'Ambiente un dossier che guida all'acquisto delle auto meno inquinanti. Il documento contiene anche un vademecum per risparmiare fino al 15% con piccoli accorgimenti nello stile di guida. Tabelle con consumi ed emissioni di anidride carbonica di tutti i modelli in commercio.

http://www2.minambiente.it/pdf_www2/ras/guida_risparmio_carburante_co2.pdf

CLIMA: GERMANIA; KYOTO RAGGIUNTO CON 4 ANNI ANTICIPO

(ANSA) - BERLINO, 28 NOV - La Germania ha gia' raggiunto, con quattro anni di anticipo rispetto al previsto, gli obiettivi di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra. Lo ha detto oggi il ministero dell'Ambiente tedesco, confermando i risultati di uno studio anticipato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung. Secondo lo studio, del centro ricerche americano (National emission inventory), al 2007 queste emissioni sono state ridotte del 22,4% rispetto al livello del 1990, con un miglioramento del 2,4% sull'obiettivo stesso del Paese. Nel 1997, infatti, la Germania si impegno' a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 21% entro il 2012 nel quadro degli accordi di Kyoto. ''I dati mostrano il successo registrato dalla politica tedesca di protezione dell'ambiente - ha commentato il ministro dell'Ambiente, Sigmar Gabriel - sembra che la Germania si avvii a diventare uno dei pochi paesi che raggiungeranno gli obbiettivi di Kyoto''. Le riduzioni ottenute, ha spiegato il ministero, sono particolarmente rilevanti nel settore industriale, ma sono state ridotte notevolmente anche le emissioni legate ai consumi delle famiglie. Lo studio, secondo cui le emissioni di gas serra sono diminuite in parte anche grazie all'inverno mite del 2006-2007, che ha permesso un minore consumo di combustibile, mostra in particolare che dal 1999 a oggi c'e' stata una notevole diminuzione di questi gas legati al traffico stradale.

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commento di Danilo Scaramella - Brescia

Chi ha frequentato la Germania negli ultimi 10 anni ha potuto rendersi conto visivamente delle trasformazioni che hanno condotto a questo risultato.
C'è stato un fiorire di cantieri per il recupero energetico degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad elevatissimo livello di isolamento termico.
Sui tetti delle case sono fioriti in modo diffuso impianti solari termici e fotovoltaici (da loro il solare rende mediamente il 30% meno che in Lombardia!), ma soprattutto sulle colline ormai è normale vedere generatori eolici.

Alla luce di questo è tanto più penoso e umiliante vedere i nostri governanti fare il giro delle capitali europee per chiedere proroghe e deroghe affermando che il rispetto degli obiettivi di Kyoto e dell'accordo 20-20-20 metterebbe in ginocchio l'industria, è vero esattamente il contrario, gli investimenti nel risparmio energetico e nelle rinnovabili costituisce un volano per l'economia!

mercoledì 26 novembre 2008

L’ecodieta per abbattere il CO2

L’ecodieta per abbattere il CO2



Non resistete alla tentazione di mangiare delle primizie a gennaio che vengono, magari, da un altro continente e hanno quindi un trasporto ad alto carico di CO2? Se proprio non riuscite a farne a meno, potete provvedere a riequilibriare la vostra "dieta" di CO2, proprio come fareste con una normale dieta alimentare.
Come? scoprirlo è semplice: su www.ecodieta.it, ognuno di noi può sapere quante emissioni di CO2 sono legate ad ogni sua azione quotidiana e, soprattutto, come ridurle senza eccessivi sforzi o sacrifici. Solo con un po’ di attenzione in più, infatti, ognuno nel suo piccolo può contribuire a risolvere il problema del riscaldamento globale.
L’obiettivo dell’ultima iniziativa di Enel nell’ambito del Progetto Ambiente e Innovazione, che dedica importanti risorse allo sviluppo di progetti innovativi per la salvaguardia dell’ambiente e delle energie rinnovabili, è sensibilizzare cittadini e consumatori sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera ormai conosciuta da tutti come CO2 il gas ritenuto il principale responsabile dell’effetto serra e, quindi, dei cambiamenti climatici.
Entrando nel sito www.ecodieta.it, si apriranno le porte di un appartamento virtuale: nelle varie stanze della casa si potranno simulare diverse attività come lavarsi, cucinare, accendere o spegnere gli elettrodomestici. All’esterno della casa si potranno invece utilizzare anche i diversi mezzi di trasporto. Al primo ingresso il visitatore sarà invitato a calcolare il livello medio di produzione di CO2 di una sua giornatatipo. E scoprirà, con molta sorpresa, che anche i suoi più piccoli gesti quotidiani sono sufficienti a immettere nell’atmosfera centinaia di chili l’anno di anidride carbonica.
Grazie a un pratico "ecocalcolatore", messo a punto con la collaborazione di AzzeroCO2 una "esco" (Energy Service Company) specializzata nel neutralizzare le emissioni di gas serra grazie a progetti che utilizzano fonti rinnovabili, interventi di risparmio energetico e di forestazione in Italia e all’estero l’utente troverà tutta una serie di indicazioni per ridurre del 20% la sua produzione di CO2, lo stesso target già raggiunto da Enel.
Numerosi sono i suggerimenti utili. Una riduzione del termostato di appena un grado, da 21 a 20, può evitare fino a 300 kg di CO2 l’anno. Anche lavandosi i denti e radendosi si può contribuire alla salute del pianeta: chiudendo il rubinetto tra un’operazione e l’altra il risparmio può essere, rispettivamente, di quasi 50 e 25 kg di CO2 l’anno. Sostituire le tradizionali lampade a incandescenza con lampadine a basso consumo fa risparmiare sulla bolletta e collaborare alla lotta contro il riscaldamento globale.
E’ inoltre ecologico, oltre che comodo, chiedere di ricevere soltanto via email le bollette, riducendo gli effetti di produzione, stampa e consegne. Ogni bolletta, infatti, "pesa" circa 145 grammi di anidride carbonica.
(M.d.A.)

da "repubblica affari e finanza" del 24 novembre 2008

L’onda anomala del professor Jones così in classe si costruisce il nazismo

S’intitola L’Onda, ma non parla di studenti e rivolta. Racconta piuttosto il contrario, le conseguenze di una deliberata estrema obbedienza di un gruppo di ragazzi al loro professore. E’ una storia vera che ha ispirato un libro di successo e ora un film tedesco in concorso al Festival di Torino: Die Welle, L’Onda.

TORINO La trama è fedelissima al fatto reale, l´esperimento ideato dal professor Ron Jones nel liceo Cubberley di Palo Alto, California, nel 1967. Lo scopo era di capire come si diventa nazisti. «La domanda degli studenti è stata: come ha potuto il popolo tedesco tollerare, anzi aderire in massa al totalitarismo, accettare i campi di sterminio, obbedire ciecamente a Hitler?» scrive Jones nel suo diario.
La lezione di storia naturale si rivela inadeguata. Gli studenti prendono un´aria annoiata, del genere: «Ok, abbiamo capito, oggi da noi non potrebbe succedere». Il professore allora propone un esperimento. Per qualche giorno i ragazzi dovranno sottomettersi alla sua autorità, chiamarlo «signor professore» e seguire le lezioni con la testa dritta e il petto all´infuori. La risposta degli studenti è dapprima divertita, poi entusiasta. Sono loro stessi a proporre i sistemi per rendere compatto e disciplinato il gruppo. Si danno un nome, l´Onda con un logo e un saluto: una mano tesa all´altezza del cuore.
Quindi una divisa, jeans e camicia bianca, per diventare tutti uguali. Si alzano in piedi all´ingresso del signor professore, compiono esercizi ginnici, urlano slogan ad alta voce: «La forza è nella comunità». Il professor Jones è stupito del suo successo e anche affascinato. Confida alla moglie: «In un certo senso, ho scoperto un metodo di insegnamento che funziona. I ragazzi imparano in fretta e alla grande. E´ assurdo, ma prima non avevano neppure posti fissi in classe, e ora che non c´è più libertà stanno seduti ai loro posti, rispondo a tutte le domande e si aiutano a vicenda». Dopo i primi giorni, compaiono alcuni effetti collaterali. Gli studenti isolano e denunciano i compagni che esprimono dubbi. Gli alunni delle altre classi si dividono, alcuni chiedono di far parte dell´Onda, altri sono disgustati e reclamano la fine dell´esperimento.
Scoppiano le prime violenze. Un mattino Jones viene affiancato da un suo studente che si qualifica come guardia del corpo. Capisce che l´esperimento gli è completamente sfuggito di mano, ha creato un nucleo perfetto di nazisti, ma è troppo tardi. Si corre verso l´epilogo, dal gioco al massacro.
La storia vera racchiusa nel diario di Ron Jones, il bel libro di Morton Ruhe ("Die Welle") divenuto un classico della letteratura per ragazzi, e il notevole film di Dennis Gansel presentato a Torino, hanno in comune una doppia lettura. Una antropologica, il bisogno primordiale della scimmia umana di sottoporsi al comando di un capo. Un bisogno tanto più emergente nell´età della crisi, nell´adolescenza in cui non si sa chi si è e quindi si può diventare qualsiasi cosa. L´altra lettura è l´attualità. A metà dell´esperimento il professore il protagonista del film, ambientato nella Germania di oggi, scrive sulla lavagna, sotto dettatura degli studenti, l´elenco delle cause che possono portare a un regime. Nell´ordine: la globalizzazione, la crisi economica, la disoccupazione, l´aumento dell´ingiustizia sociale, la manipolazione dei mezzi di informazione, la delusione della politica democratica, il ritorno del nazionalismo e la xenofobia. Sono le sementi che negli anni Venti hanno fecondato il terreno del fascismo e del nazismo in Europa. Sono gli stessi problemi, qui e ora.
All´uscita in Germania, nella primavera scorsa, Die Welle ha scatenato un prevedibile fiume di polemiche. "Der Spiegel" l´ha definito uno dei film più importanti degli ultimi anni, perché racconta l´eterno fascino del totalitarismo. Un fascino reale e in definitiva anche semplice da capire, quasi naturale, per quanto negato da un eccesso di politicamente corretto. "Die Welt" ha opposto l´opinione che i meccanismi totalitari, così inesorabili sulla pellicola, troverebbero oggi enormi resistenze nella realtà. Una parte della stampa ha mosso un´obiezione etica: i giovani neonazisti dell´Onda, nel loro solidarismo, possono risultare al pubblico delle sale assai più simpatici e normali degli studenti anarcoidi degli altri corsi.
L´obiezione sarebbe giustificata, se non fosse che nella realtà funziona quasi sempre così. Fra molte brave persone del Nord, per rimanere dalle nostre parti, i protagonisti delle ronde padane risultano assai più vicini degli intellettualoidi difensori di Rom e immigrati. Ron Jones, la cui vita è stata sconvolta per sempre dal gioco dell´Onda, ha scritto: «L´esperimento ha funzionato perché molti di quei ragazzi erano smarriti, non avevano una famiglia, non avevano una comunità, non avevano un senso di appartenenza. E a un certo punto è arrivato qualcuno a dirgli: io posso darvi tutto questo».

di Curzio Maltese da la Repubblica del 24 novembre 2008

I ricchi dovrebbero essere tutti di sinistra

"I ricchi dovrebbero essere tutti di sinistra, per dormire meglio la notte sapendo che i poveri hanno abbastanza soldi per vivere bene e non progettare di infilzarli sui forconi" John Kennet Galbraith, da "diario" di repubblica dedicato al new deal, martedi 25 novembre 2008

sabato 15 novembre 2008

come disdire l'abbonamento rai

La televisione italiana è una delle migliori al mondo (figuriamoci le altre!...).
Ritengo che valga la pena pagare il canone solo per alcuni programmi che meritano a mio parere di essere sostenuti: Ulisse (Alberto Angela) Passepartout (Philippe Daverio) e quello sulla solidarietà che lo precede "Storie di Vita", report (Gabanelli) e pochi altri.
Chi volesse buttare via la tv e darsi ad una vita migliore, ecco cosa deve fare:

Disdetta dell'abbonamento


La disdetta dell’abbonamento, si realizza esclusivamente al verificarsi dei seguenti eventi:

# L’abbonato cede tutti gli apparecchi in suo possesso dando esatta comunicazione delle generalita’ e indirizzo del nuovo possessore.

# L’abbonato comunica di non essere piu’ in possesso di alcun apparecchio fornendone adeguata comunicazione (ad es. per furto o incendio).

La disdetta dell’abbonamento alla televisione denunciata entro il 31 dicembre dispensa dal pagamento del canone dal 1 gennaio dell’anno successivo.
La disdetta dell’abbonamento alla televisione denunciata entro il 30 giugno dispensa dal pagamento del canone dal primo luglio. Qualora l’abbonato abbia gia’ corrisposto l’intera annualita’ non e’ previsto per legge chiedere il rimborso.
Poiche’ il pagamento trimestrale costituisce una rata del canone semestrale non e’ possibile dare disdetta dell’abbonamento senza aver corrisposto almeno l’importo per il semestre.


# Nel caso che gli abbonati intendano rinunciare all’abbonamento senza cedere ad altri i loro apparecchi, devono presentare disdetta, entro il 31 dicembre, chiedendo il suggellamento degli apparecchi stessi.
(art. 10 R.D.L. 21.2.1938 n. 246)
La disdetta con richiesta di suggellamento degli apparecchi, se presentata entro il 31 Dicembre, dispensa dal pagamento del canone dal primo gennaio dell’anno successivo.
Contemporaneamente all’invio della disdetta gli abbonati devono versare all’Agenzia delle Entrate - S.A.T. Sportello Abbonamenti TV - Ufficio Torino 1 - c.p. 22 – 10121 Torino Vaglia e Risparmi, indicando nella causale il numero dell’abbonamento, l’importo di € 5,16 per ogni apparecchio da suggellare. (art. 10 R.D.L. 21.2.1938 n. 246)
Il suggellamento consiste nel rendere inutilizzabili, generalmente mediante chiusura in appositi involucri, tutti gli apparecchi posseduti dal titolare dell’abbonamento e dagli appartenenti al suo nucleo familiare presso qualsiasi luogo di loro residenza o dimora. (art. 10 e 12 R.D.L. 21.2.1938 n. 246)


La disdetta deve essere inviata a mezzo raccomandata all’Agenzia delle Entrate S.A.T. - Sportello Abbonamenti TV - Ufficio Torino 1 - c.p. 22 – 10121 Torino. (art. 10 R.D.L. 21.2.1938 n. 246)

In mancanza di regolare disdetta l’abbonamento si intende tacitamente rinnovato. R.D.L. 21/02/1938 n. 246

da www.abbonamenti.rai.it

giovedì 13 novembre 2008

prendete un libro....

PRENDETE UN LIBRO.

FATTO? NO, NON L’AVETE PRESO.

NON L'AVETE PRESO TUTTO: UN LIBRO E QUALCOSA CHE VI SFUGGE

E VI SUPERA DI CONTINUO, TANTO È ESTESO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO.



Nello spazio perché i libri attraversano il mondo più ve­locemente di noi e dei nostri pensieri. Nel tempo per­ché la giostra degli anni ha per loro una antica e ben nota clemenza. È il caso dell'Haggadah di Sarajevo, un piccolo ma importantissimo volume della tradizione ebraica che narra l'esodo dall'Egitto e che nasconde nelle pieghe della sua rilegatura seicento anni di storia. Nasce in Spagna nel XIV secolo, ed è il frutto incande­scente di una ribellione al dettato biblico che impone agli ebrei di non raffigurare la divinità attraverso le im­magini.

Nel caso dell'Haggadah le immagini servono a facilitar­ne l'uso conviviale e familiare, il passaggio tra le gene­razioni. E a salvare il libro stesso, affidandogli un carico di sconvolgente bellezza in grado di commuovere i peg­giori inquisitori.

Che differenza c'è tra te persone di carne e quelle per­sone di carta che sono i libri? Prendete l'Haggadah: è un libro vivo e pulsante, un superstite delle peggiori tragedie. Fu salvato dall'odio nazista nel 1941 e poi, mez­zo secolo dopo, dalle bombe dei serbi su Sarajevo. In quella città martoriata, gli angeli custodi del libro sono due bibliotecari musulmani, e questo la dice lunga sul valore interculturale e invincibilmente umano di tutti i li­bri, di tutti i colori e lingue del mondo. I libri sono posti dove le persone si incontrano e si con­frontano, luoghi immateriali fatti di parole e scie di pa­role che attraversano il pianeta senza fermarsi. In ogni generazione può trovarsi qualcuno che ha il coraggio di opporsi alla propaganda e dire che ciò che ci unisce è più grande e importante di ciò che ci divide. Prendete un libro. Non ci riuscirete, non potete davvero prendere un libro: nessun abbraccio umano è tanto grande. Però potete provarci. Potete provarci sussurrando a voi stessi che è una cosa che vale la pena di fare, che è qualcosa che fa bene. Potete, anzi dovete provare a prendere un libro. Perché in fondo, tentandoci, potreste ritrovarvi in mano il mondo.

di Geraldine Brooks

scrittrice e giornalista australiana. Premio Pulitzer nel 2006, ha di recente pubblicato I custodi del libro (Neri Pozza)

25 OTTOBRE 2008

mercoledì 12 novembre 2008

al gore - la battaglia di barack per salvare l'ambiente

La battaglia di Barack per salvare l´ambiente
Al Gore - La Repubblica 10 novembre 2008


La scelta ispirata e rivoluzionaria del popolo americano di eleggere Obama come nostro presidente costituisce la premessa per un´altra scelta fatidica che egli - e noi con lui - deve effettuare per salvare in extremis la civiltà dall´incombente minaccia della crisi del clima.
L´elettrizzante riscatto della rivoluzionaria dichiarazione americana secondo la quale tutti gli esseri umani sono uguali prepara il terreno a un rinnovo della leadership statunitense in un mondo che necessita disperatamente di proteggere la sua virtù primaria: l´integrità e la vivibilità stessa del pianeta.

La massima autorità al mondo in tema di crisi del clima, l´Intergovernmental Panel on Climate Change, dopo venti anni di studi dettagliati, afferma adesso che le prove sono "inequivocabili". A coloro che sono tuttora tentati di liquidare i sempre più urgenti segnali di allarme lanciati dagli scienziati di tutto il mondo io dico: svegliatevi!
Ecco una buona notizia: le iniziative temerarie e di grossa portata necessarie a porre rimedio alla crisi del clima sono esattamente le stesse che occorre intraprendere per risolvere la crisi economica e la crisi della sicurezza energetica.

Economisti di tutto lo spettro politico - tra i quali anche Martin Feldstein e Lawrence Summers - concordano sul fatto che ingenti e rapidi investimenti in un´iniziativa volta a migliorare le infrastrutture creando posti di lavoro costituirebbero il modo migliore per rianimare rapidamente e in modo sostenibile la nostra economia. Molti inoltre concordano anche sul fatto che la nostra economia continuerà a peggiorare se continueremo a spendere centinaia di miliardi di dollari per acquistare ogni anno petrolio dall´estero.

Come disse Abraham Lincoln durante le ore più preoccupanti e cupe per l´America, «L´occasione presenta enormi difficoltà e noi dovremo elevarci di conseguenza. Poiché la situazione che ci si presenta è nuova, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo». Nel nostro caso, pensare in modo nuovo impone di liquidare una ormai obsoleta, fallace e fatale definizione del problema che ci sta di fronte.

Trentacinque anni fa, in questa settimana che si è appena conclusa, il presidente Richard Nixon varò il Progetto Indipendenza, che fissava l´obiettivo per tutti gli Stati Uniti di raggiungere entro sette anni "la capacità di far fronte alle nostre esigenze energetiche senza dipendere da fonti energetiche straniere". La sua dichiarazione risuonò a tre settimane di distanza da quando l´embargo del petrolio arabo aveva mandato alle stelle il prezzo del barile e fece inopinatamente comprendere all´America intera i rischi della dipendenza dal petrolio straniero.
All´epoca gli Stati Uniti importavano meno di un terzo del loro petrolio dai Paesi stranieri. Eppure, ancor oggi, dopo che sei presidenti che hanno occupato la poltrona di Nixon hanno ripetuto la loro versione di questo medesimo obiettivo, la nostra dipendenza è raddoppiata.

Alcuni tuttora lo considerano un problema di produzione interna. Se noi riuscissimo - così sostengono - ad aumentare la produzione interna di petrolio e carbone, allora non dovremmo più dipendere dalle importazioni dal Medio Oriente. In ogni caso, tuttavia, le risorse in questione sono di gran lunga troppo onerose, troppo inquinanti oppure troppo fantasiose. In realtà, coloro che spendono centinaia di milioni di dollari per promuovere la tecnologia del "carbone pulito" omettono costantemente di citare il fatto che ci sono pochissimi investimenti in questo senso.

Ma ecco che cosa possiamo fare di concreto adesso: possiamo effettuare un investimento strategico consistente e immediato per sostituire le tecnologie energetiche.
Ecco in cinque punti il piano che potrebbe dare nuova energia all´America.
Punto primo: il nuovo presidente e il nuovo Congresso dovrebbero offrire investimenti su larga scala in incentivi per costruire impianti termali solari concentrati nei deserti del sud-ovest, centrali eoliche nel corridoio dal Texas al Dakota e impianti geotermici.

Punto secondo: dovremmo iniziare a progettare e costruire una rete unica nazionale intelligente per veicolare l´elettricità rinnovabile dalle località rurali alle città. Il costo di una simile griglia moderna - 400 miliardi di dollari in dieci anni - è nulla al confronto dell´annuale perdita per le imprese americane che si aggira sui 120 miliardi di dollari.

Punto terzo: dovremmo aiutare l´industria automobilistica americana per convertire rapidamente i loro prodotti in ibridi che possano funzionare anche con ricarica elettrica. Pensateci: con una griglia di questo tipo, le nostre automobili potrebbero ricaricarsi durante le ore nelle quali l´uso di energia è ai minimi e durante le ore nelle quali l´uso di energia è ai massimi.

Punto quarto: dovremmo lanciare e impegnarci in uno sforzo a livello nazionale per migliorare gli edifici con isolanti migliori, finestre efficienti dal punto di vista energetico e della luce.
Punto quinto: gli Stati Uniti dovrebbero mettersi al comando di questa iniziativa, stabilendo un prezzo per l´inquinamento da biossido di carbonio qui in patria, e guidare la comunità internazionale negli sforzi di sostituire il trattato di Kyoto l´anno prossimo a Copenhagen con un trattato ancora migliore, che fissi una soglia globale alle emissioni di biossido di carbonio e incoraggi le singole nazioni a investire tutte insieme in modi efficienti per ridurre rapidamente l´inquinamento che provoca il riscaldamento globale, ivi compresa una drastica riduzione del processo di deforestazione in atto.

Naturalmente, il modo migliore - anzi l´unico - di garantire un accordo globale sarebbe quello di proteggere il nostro futuro facendo sì che gli Stati Uniti tornino ad essere un Paese con un´autorità morale e politica tale da guidare la comunità internazionale verso la soluzione di questi problemi.

In una precedente epoca di grandi trasformazioni nella Storia americana, il presidente John F. Kennedy sfidò la nazione intera a portare un uomo sulla Luna nel giro di dieci anni. Otto anni e due mesi dopo Neil Armstrong mise piede sulla superficie lunare.
Quest´anno, nello stesso modo, abbiamo assistito all´ascesa di tanti giovani americani, il cui entusiasmo ha elettrizzato la campagna di Barack Obama. Indubbiamente questo stesso gruppo di giovani entusiasti rivestirà un ruolo cruciale in questo progetto per garantire un futuro alla nostra nazione, e per trasformare quelli che sembrano obiettivi assolutamente impossibili in successi ispirati.


c. 2008 The New York Times
Traduzione di Anna Bissanti

sabato 1 novembre 2008

belle mostre a roma

Segnalo che al Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale a Roma, ci sono due mostre molto belle, fino al 6 gennaio 2009 (lunedi chiuso!) :
"Etruschi. le antiche metropoli del Lazio", tra le altre cose da ammirare il vaso con Achille che gioca a dadi, fantastico!
e
"Visioni Interiori" di Bill Viola, videoarte di altissimo livello.
Compresa nel biglietto una mostra "Chromosomes" di fotogrammi tratti dai film di Cronenberg, e nel bookshop una grande esposizione di fotografie sull'Australia.

Il biglietto di 12,50 euro comprende tutte queste mostre, apertura ore 10.00 e per una visita soddisfacente calcolare due ore per gli etruschi, una per Viola almeno.
Per un break, il ristorante interno è caro, meglio il bar/bookshop dove la pastasciutta o la zuppa sono decenti e ci sono molti giornali a disposizione.
Nel bookshop ci sono molti libri della taschen a prezzo conveniente!