lunedì 6 ottobre 2008

Una finestra cattura energia così cambia il fotovoltaico

Basta un gel spalmato sul vetro per trasformarlo in un pannello fotovoltalico

(la Repubblica, martedì, 23 settembre 2008)

La nuova tecnologia costa meno della metà di quella tradizionale

LELLO PARISE

POTENZA - Un gel, come quelli adoperati per ravvivare i capelli, ma capace di catturare i raggi del sole e di trasformarli in elettricità. Basterà spalmarlo tra i doppi vetri di una qualsiasi finestra perché la finestra stessa, senza che nessuno se ne accorga giacché il miscuglio è trasparente, assuma le sembianze di un pannello fotovoltaico. Ogni metro quadrato di superficie dovrebbe consentire di generare 100 watt all´ora. Se tutto funzionerà così come assicura l´Archimede Pitagorico lucano che a Potenza estrae dal cilindro il «brevetto mondiale», sarà la bolletta ad andare a farsi benedire o, almeno, a non essere salata come quelle pagate di questi tempi.



Giuseppe Vetere, 48 anni, presidente di Esco energy, srl con un fatturato di 4 milioni che «entro il 2009 diventerà una spa», veste i panni dell´inventore di questa crema magica la cui formula rimane segretissima come quella della Coca Cola. L´imprenditore meridionale dopo avere fatto carriera nel gruppo Eni (Italgas) decide di mollare gli ormeggi e di mettersi in proprio. E´ il 2004 quando nasce Esco: un centinaio di dipendenti, stabilimenti in Calabria e Basilicata. Ingaggia una squadra di venti giovanissimi ricercatori, soprattutto ingegneri nonché chimici, ed investe qualcosa come «10 milioni, ma neppure un centesimo di contributi pubblici, questo deve essere chiaro, io rischio il mio denaro», per materializzare il gel dei miracoli.

Prova e riprova, dopo quattro anni vince la scommessa e riesce a tagliare il traguardo. «Tecnologia del futuro? Semmai è il presente» va per le spicce il patron della società, che «dal 2 ottobre» comincerà a produrre il gel, pronto ad invadere il mercato «dal mese di giugno del 2009» qualora le sperimentazioni tra Puglia, Basilicata e Campania non si rivelino un buco nell´acqua e non mandino il sogno in corto circuito. «Siamo molto ottimisti. Questa è una soluzione che rivoluzionerà il modo di concepire l´energia sostenibile, da consumare facilmente nella vita quotidiana».



Quest´industriale testardo quanto pignolo che «non lavoro solo per vendere», ma ha «la fissazione di diffondere la cultura del risparmio energetico e della tutela ambientale», tira le somme: «Installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa propria, costa circa 16mila euro, ancorché lo Stato riconosce al cittadino per un periodo di vent´anni una tariffa incentivante sulla base dei kilowatt confezionati. Chi sceglie di usare il gel dovrebbe scucire tra i 5mila e i 6mila euro, non di più. Gli infissi riveduti e corretti sarebbero a quel punto, garantiti per vent´anni». Vetere è un fiume in piena: alla fine di settembre, a Milano, presenterà l´intruglio incantato ai principali guru delle fonti rinnovabili. Per metà orgoglioso e per metà determinato, avverte: «E non intendiamo fermarci qui».

NUCLEARE Un costosissimo vicolo cieco

di Michele Boato (da "Terra e Aqua", settembre 2008)

Chiunque riproponga il nucleare finge di ignorare che:
1. Il nucleare non è sicuro, è a rischio di incidenti catastrofici
Nel 1979 ad Harrisburg (Usa) si è sfiorata la "fusione del nocciolo", che c'è stata a Cernobyl (Ucraina) il 26 aprile 1986, con decine di migliaia di tumori e leucemie nei 20 anni successivi e più di 1000 morti per tumore tra i soldati intervenuti; ha contaminato l'acqua di 30 milioni di ucraini; irradiato 9 milioni di persone. Oggi, nelle regioni confinanti, 2/3 degli adulti e metà dei bambini sono malati alla tiroide, col raddoppio di malformazioni. Nel 2002 nell'Ohio (Usa) si è sfiorato io stesso disastro; nel 2004 a Sellafield (GB) c'è stata una fuga 160 kg di velenosissimo plutonio rivelata solo dopo 8 mesi. Dal 1995 al 2005 c'è stata una serie di incidenti gravi (con 7 morti e centinaia di contaminati gravi) nelle centrali del Giappone: tra cui uno gravissimo a Tokai Mura nel 1999 (2 lavoratori morti, 3 gravemente contaminati e 119 esposti a forti dosi di radiazioni) e il più grande impianto nucleare al mondo chiuso il 16.7.2007 per i danni da terremoto. Avere il nucleare vicino casa non è assolutamente la stesso che a centinaia di km.
2. Dopo 50 anni, non si sa ancora dove mettere le scorie radioattive
Ci sono milioni di tonnellate di scorie (di cui ben 250mila altamente radioattive) senza smaltimento definitivo. Gli Usa hanno speso 8 miliardi di dollari in 20 anni senza trovare una soluzione. In Italia il governo ha dato 674 milioni di euro alla Sogin che, dopo il ridicolo tentativo di Scanzano J. (sismico, come gran parte d'Italia), non sa dove mettere le "ecoballe" radioattive: il plutonio resta altamente radioattivo per 200mila anni! L'uranio238 per milioni di anni..
3. Non esiste il nucleare "sicuro e pulito" di Quarta generazione
Le centrali di "terza generazione", che Berlusconi vuole costruire, dovrebbero durare più di quelle in funzione (II generazione), senza aver risolto il problema delle scorie né della "sicurezza intrinseca" (spegnimento automatico se c'è un incidente grave). Le chiama "ponte" verso una "quarta generazione" che promette sarà "assolutamente sicura, non proliferante, con poche scorie e meno pericolose", ecc. Ma i reattori di IV generazione NON esistono! Sono previsti "dopo il 2030", come se fosse domani; e quanto "dopo"?. Intanto il governo propone un colossale rilancio del nucleare, con reattori che, almeno fino al 2040, aggraverebbero tutti i problemi creati dal nucleare! Infatti l'Enel ha investito quasi 2 miliardi di euro per completare, in Slovacchia, due reattori di vecchia tecnologia sovietica, addirittura privi di involucro esterno, giustificandosi: "la probabilità di un impatto aereo è trascurabile". In che mani siamo!...
4. È una favola "solo col nucleare si può fermare il riscaldamento globale"
Per avere una riduzione di gas serra bisognerebbe costruì- re una centrale nucleare ogni 10 giorni (35 all'anno) per i prossimi 60 anni. Così, con 2.000 nuove centrali nucleari, si fornirebbe il 20% dell'energia totale. C'è qualcuno, sano di mente, che pensa si potrebbe procedere a questo ritmo?
Nessuno dei top manager dell'energia crede che le centrali esaurite nei prossimi anni saranno rimpiazzate per più della metà: il trend mondiale del nucleare è verso il basso: solo per mantenere il numero e la potenza delle 435 centrali attuali (ne sono già state chiuse 117) ce ne vorrebbero 70 di nuove entro il 2015 (una ogni mese e mezzo!) e altre 192 entro il 2025: una ogni 18 giorni! Tutto per continuare a produrre non il 20%, ma solo il 6,5% dell'energia totale... 2.000 scienziati dell'IPCC (ONU) lo hanno certificato nel 2007:"II nucleare non potrà fermare la febbre del pianeta". Inoltre il ciclo completo (estrazione ed "arricchimento" dell'uranio, smaltimento scorie, costruzione e smantellamento centrale) emette gas serra quanto il ciclo a combustibile fossile.
5. L'uranio, come il petrolio, scarseggia e dobbiamo importarlo
L'Italia non ha uranio, dovrebbe importarlo da Russia, Niger, Namibia, Kazakistan, Australia, Canada.
Secondo l'Agenzia per l'energia Atomica, l'uranio dovrebbe scarseggiare dal 2030, invece già dal 1991 ha raggiunto il "pic-co"(se ne consuma più di quanto se ne estrae): sono le scorte militari che forniscono metà del combustibile. Già ora la produzione di uranio è insufficiente, perciò il suo prezzo si è moltiplicato per 10 (da 7 a 75 dollari la libbra) dal 2001 al 2007.
6. Altro che "bassi costi": il nucleare è fuori mercato
Le stime Usa per i nuovi impianti danno il nucleare a 6,3 cent/ kWh contro 5,5 del gas e 5,6 del carbone. Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush (1,8 cent/kWh, oltre il doppio del differenziale di 0,8 cent), nessuno ci investe più dal 1976. L'unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia: l'azienda privata ci sta perchè lo Stato paga (fa pagare ai contribuenti..) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione), e garantisce l'acquisto di tutta l'energia prodotta per 60 anni: un affare senza rischi per il privato! Ma l'entrata in funzione della centrale (ordinata nel 1996) è slittata dal 2009 al 2011: 15 anni. Così il suo costo finale, da 2,5 miliardi di euro è aumentato a 4 miliardi: più di 4 volte di una centrale a metano della stessa potenza (1600 MW). I ritardi nella costruzione sono una costante dell'industria nucleare: negli Usa i costi di 75 reattori, previsti in 45 miliardi di dollari, sono aumentati a 145, tre volte il previsto. In Italia i tempi sarebbero più lunghi e i costi più alti (un km di Tav costa 4 volte che in Francia...): chi paga? L'Enel per le 2 centrali slovacche, spende 2.700 euro/kW, mentre una centrale a gas costa meno di 500 euro/kW. Chi paga?
7. Il nucleare è in crisi: nel mondo solo 9 stati ci investono
L'Austria, col Referendum del 1978, ha deciso di non mettere in funzione la centrale già costruita sul Danubio. L'Italia è uscita dalla follia nucleare col Referendum del 1987. La Germania, nel 2000, ha deciso di non investire più sul nucleare e sostituirlo col risparmio e l'aumento del 2,5% annuo di energie rinnovabili. La Svezia col Referendum del 1980 ha fatto la stessa scelta. La Spagna, con un Referendum nel 1983, ha deciso di uscire dal nucleare e raggiungere l'autonomia energetica entro il 2050, investendo moltissimo nel solare. Negli Usa non si costruiscono più centrali nucleari dal 1976. In Europa nel 1976 c'erano 177 centrali, oggi sono 146, 31 in meno; nei prossimi venti anni un centinaio di esse chiudono;
non saranno sostituite in Belgio, Germania, Olanda, Spagna e Svezia, che hanno deciso di non costruirne più. In Europa non hanno centrali nucleari, oltre all'Italia: Austria, Danimarca, Grecia, Irlanda (il movimento di opposizione ha bloccato il programma nucleare), Norvegia e Polonia, che ha interrotto la costruzione dell'unica centrale. Nel mondo: Australia, Nuova Zelanda, l'America Latina (escluso il Messico e Argentina), l'Africa (escluso Sud Africa) e l'Asia (esclusi Giappone, India, Pakistan, Cina, Iran). Solo 9 stati investono nel nucleare: India, Cina, Russia, Ucraina, Giappone, Iran, Argentina, Romania e Finlandia.
8. Centrali e bombe nucleari sono sorelle gemelle
Le centrali nucleari americane nascono per sfruttare il calore di scarto che si ottiene nel ciclo dell'arricchimento dell'uranio per la produzione delle bombe "sperimentate" in Agosto 1945 (a guerra già vinta!) a Hiroshima e Nagasaki con centinaia di migliaia di civili assassinati. Poi arrivano le centrali sovietiche. Ci sono anche centinaia di reattori militari per le 130.000 bombe atomiche e i sommergibili nucleari. Poi le centrali francesi, per la "Force de frappe", terza potenza nucleare, con esplosioni in nord Africa e Pacifico (le ultime a Mururoa nei 1996). Le stesse industrie (General Electric e Westinghouse) producono sia le centrali che le bombe nucleari: senza gli enormi finanziamenti militari, l'industria nucleare non reggerebbe All'ONU, nel 1980, il presidente Usa Carter afferma: "Qualsiasi ciclo di combustibile nucleare è intrinsecamente proliferante", crea materia prima per bombe atomiche. Così si dividono gli Stati "buoni", che possono avere il nucleare, da quelli "canaglie" (Irak, Iran, Corea del Nord). Chi sono i "buoni"? Lo decidono i buoni stessi (Usa in testa)... Dal 1950 al 90 sono esplose a fini "sperimentali" 2000 bombe nucleari, con enormi dosi di radioattività senza protezione per la popolazione. Oggi gli effetti: negli Usa un'epidemia di malattie da radiazioni: mortalità infantile, cancri, leucemie, autismo, Parkinson, asma, ipotiroidismo in neonati, danni al sistema immunitario. L'esposizione a radiazioni ha causato, tra il 1945 e il 1996 negli Usa, un milione di morti infantili. Fino al 1963 sono state 530 le esplosioni nucleari in atmosfera, molte nel deserto del Nevada. Un esempio degli effetti: delle 220 persone che nel 1954 hanno partecipato alle riprese del film "Il conquistatore" 47 sono morte di cancro e altre 44 ammalate di tumore: totale 91 su 220. Fra i morti, gli attori John Waine e Susan Hayward. Il film fu girato nello Utah. 11 mesi prima, dopo alcune esplosioni atomiche "sperimentali" nel Nevada (a 300 Km di distanza), gli allevatori trovarono molte pecore morte, con ustioni da radiazioni Beta, causate dalle esplosioni. Negli anni 70 e '80, nello Utah c'è stato un numero eccezionalmente alto di cancri e leucemie.
9. Industriali & politici amici temono la democrazia, anche energetica
Il nucleare, come il termoelettrico a carbone, gas e olio combustibile, è centralizzato, controllato dai vertici economici e politici, con enormi investimenti economici e politico-militari. Invece le energie rinnovabili (solare termico e fotovoltaico, mini-idroelettrico ed eolico, biomasse locali) sono controllate da ogni comunità che produce l'energia di cui ha bisogno. Basterebbe coprire di pannelli solari fotovoltaici solo lo 0,4% delle superfici costruite o cementificate in Italia (che sono il 10% del territorio) per soddisfare l'intero fabbisogno nazionale di energia elettrica.
I politici di vecchio stampo (anche se si dicono "federalisti") preferiscono un mondo in cui l'energia (come l'economia e l'informazione) è controllata dal potere centrale.

domenica 5 ottobre 2008

inceneritore di Brescia

da "il giornale di brescia" di domenica 5 ottobre 2008

Termovalorizzatori: i tecnici sostenitori del pro e del contro scendono nell'arena, fronteggiandosi, dati alla mano.
I dubbi e gli interrogativi sollevati da chi è orientato a non accettare senza porsi domande la realizzazione dell'impianto tecnologico sono presto detti: l'inceneritore è davvero conveniente? E se sì, per chi, esattamente, costituisce un'occasione? Esistono valide alternative all'impianti? L'Osservatorio bresciano per la difesa dello Stato di diritto, ha deciso di fornire l'occasione di una risposta a questi interrogativi.
La formula scelta è quella del dibattito e del confronto di tue tesi opposte. Così, martedì 7 ottobre alle 20.30 - nell'Istituto Artigianelli di via Piamarta, 6 - Paolo Degli Espinosa, responsabile del Settore Energia dell'Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, e Federico Valerio, responsabile del Servizio Chimica Ambientale dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, si confronteranno pubblicamente sul tema «Termovalorizzatori o
trattamenti senza incenerimento?». E non per «emettere una sentenza», ma solo per capire. Perché, come recita l'antico principio tramandato da Pericle, «il cittadino che non s'interroga è un cittadino inutile».
Riepilogando: il modello Brescia si basa su una gestione dei rifiuti che prevede un incenerimento su vasta scala - con conseguente produzione di energia e calore - e la raccolta differenziata nei tradizionali cassonetti. Ma la provocazione dell'avvocato Alberto Mangiarini - moderatore dell'incontro di martedì - viene preannunciata: «Può davvero essere un esempio per le altre città o è, in realtà, una grande macchina da soldi?». Per contro: sin da subito, un gruppo di cittadini, insieme ad alcune associazioni, hanno contestato il termovalorizzatore in modo assoluto e categorico. La proposta che avanzano è, al contrario, un modello senza incenerimento, peraltro già adottato in altre città d'Europa.
La raccolta differenziata a domicilio può, a parer loro, rappresentare la giusta soluzione al problema dei rifiuti, specie
se unita ai trattamenti meccanico-biologici a freddo, con risultati, sempre a loro dire, «migliori sotto ogni aspetto».
Un discorso alla pari, quello di martedì prossimo, un dibattito che non vuole favorire l'una o l'altra parte «perchè il cittadino deve essere informato tanto sulle alternative quanto sugli eventuali rischi per la salute che questa scelta potrebbe comportare» specifica Mangiarini. Alcuni interrogativi vengono anticipati. «A Milano, il Silla 2 - che ha la metà della capienza dell'impianto bresciano -sostiene l'avvocato - dispone di nuovi filtri al quarzo. Brescia, no. Come mai in un impianto in cui si brucia il doppio, quando non oltre, dei rifiuti del Silla 2, questa spesa non è stata ritenuta necessaria?».
Una domanda che non intende accrescere i dubbi attorno alla politica energetica bresciana, ma che interpellerà direttamente i due esperti.
«Certo non bisogna scordare - conclude Alberto Mangiarini - che Brescia è stata fortemente condannata perché quest'impianto non ha l'impatto ambientale. In ogni caso questi interrogativi devono trovare una risposta al più presto».

Cardinal Martini: con troppi divieti la gente fugge

Con troppi divieti la gente fugge la Chiesa dovrebbe chiedere scusa

Repubblica — 04 ottobre 2008 pagina 12 sezione: CRONACA

MILANO - «Non possiamo lasciare soli i giovani. Hanno diritto a parole chiarificatrici relative ai temi del corpo, del matrimonio e della famiglia. Cerchiamo una via per parlare in modo più accurato del matrimonio, del controllo delle nascite, dell' inseminazione artificiale e della contraccezione».
A 81 anni, il cardinale Carlo Maria Martini, grande biblista, da sempre punto di riferimento di una vasta area non solo del mondo cattolico, può permettersi il lusso di parlare apertamente, anche di argomenti considerati tabù dalle gerarchie ecclesiali. Cosa che fa, con tutta la libertà e la schiettezza di cui è capace, nel libro «Conversazioni notturne a Gerusalemme», che raccoglie i colloqui con un confratello austriaco, il padre gesuita Georg Sporschill.
Il libro, anticipato da Repubblica nel maggio scorso e uscito finora solo in tedesco presso l' editore Herder, nelle prossime settimane sarà pubblicato in italiano da Mondadori. Nella versione tedesca, si legge un lungo capitolo dedicato ai temi affrontati ieri dal Papa. Un capitolo che tratta questioni che fanno discutere il mondo cattolico, come il sesso prematrimoniale, la pillola, i preservativi. E, citando i mea culpa di Giovanni Paolo II sui temi della scienza e dell' ebraismo, si augura un ripensamento, addirittura un' «ammissione di colpa» sugli errori della Chiesa nella materia delicatissima dei rapporti familiari. Un invito in qualche modo a scusarsi per le rigidità, l' incapacità di comprendere i cambiamenti sociali, anche su problemi epocali come l' Aids in Africa e il divieto a usare i preservativi come strumenti di prevenzione. «è segno di grandezza e di coscienza di sé, se qualcuno è capace di ammettere i propri errori e le proprie ristrettezze di vedute», risponde Martini a padre Sporschill che lo sollecita sul tema dell' incomunicabilità fra i giovani e la Chiesa su argomenti così cruciali. L' arcivescovo emerito di Milano, giovedì sera, presentando un libro proprio su Paolo VI al Centro San Fedele, si è dichiarato «nell' ultima o penultima anticamera della morte». Ma nel libro tedesco non si risparmia e affronta con coraggio la questione sessuale. Martini non esita a denunciare i «danni» e gli «sviluppi negativi» dall' Humanae Vitae. «La cosa più triste è che l' enciclica è corresponsabile del fatto che molti non prendono più sul serio la Chiesa come interlocutrice o come maestra - si rammarica - Soprattutto la gioventù nelle nostre nazioni occidentali non pensa ormai affatto di rivolgersi a rappresentanti della Chiesa per questioni che hanno a che fare con la pianificazione familiare o con la sessualità. Molte persone si sono allontanate dalla Chiesa e la Chiesa si è allontanata dagli uomini».
Il filo rosso del ragionamento del cardinale - malato di Parkinson e rientrato dopo sei anni a Gerusalemme per curarsi nella casa dei gesuiti a Gallarate - è quello dell' attenzione alla realtà mentre si ragiona sul piano dottrinale.
«Nessun vescovo o sacerdote ignora che la prossimità corporea delle persone prima del matrimonio è un dato di fatto - spiega il cardinale - Oggi dobbiamo cambiare il modo di pensare se vogliamo proteggere la famiglia e promuovere la fedeltà coniugale. Con elusioni o divieti non si può guadagnare nulla».
Un modo di ragionare al quale il fine biblista è sempre rimasto fedele. Così, sulle questioni che misurano la distanza della Chiesa dai cambiamenti della società moderna, Carlo Maria Martini chiosa: «Oggi i giovani si pongono la domanda: "Sono capace di prendermi la responsabilità di mettere al mondo un figlio o no?". Su questo riflettono i giovani e ne parlano con persone di fiducia». Da questa considerazione di fatto, nasce un consiglio pratico: «La Chiesa dovrebbe trattare le questioni della famiglia e della sessualità in modo che la responsabilità di coloro che si amano svolga un ruolo portante e decisivo».
Ancora e sempre, l' attenzione ai percorsi della vita umana, senza rinnegare la dottrina. Martini conobbe molto da vicino Paolo VI, autore dell' enciclica «della pillola», come venne poi etichettata. Nelle conversazioni di Gerusalemme, il cardinale descrive la «solitudine» di papa Montini nella stesura di quel testo da cui furono esclusi «i padri conciliari» . Ma oggi, a 40 anni di distanza, dice Martini, è possibile «uno sguardo nuovo. Sono fermamente convinto che la guida della Chiesa possa mostrare una via migliore». - ZITA DAZZI

sabato 4 ottobre 2008

caccia

Una proposta del Pdl amplia la stagione venatoria e permette di sparare
anche a specie oggi protette. Il Pd: "Normativa "che rischia di isolare l'Itala nella Ue"
Fucili senza freni, tutela a zero
La caccia ai tempi del centrodestra
Ma in Liguria, il centrosinistra vota una legge con la Lega
di ANTONIO CIANCIULLO

Fucili senza freni, tutela a zero La caccia ai tempi del centrodestra

ROMA - Doppiette senza freni. Si comincerà a sparare ad agosto, quando ancora il periodo della riproduzione non si è concluso, e si finirà a fine febbraio, colpendo i migratori protetti dall'Europa. Nel mirino finiranno peppole, fringuelli, corvi e cormorani, tutte specie tutelate dalla direttiva 409 di Bruxelles. E i cacciatori non saranno più vincolati al territorio di residenza, come è previsto dalla legge attuale per evitare una pressione squilibrata sul territorio e sulla fauna, ma per 15 - 30 giorni all'anno potranno concentrarsi a loro piacimento, magari nella zona di passaggio dei migratori.

E' questo il profilo della nuova legge sulla caccia proposta dal pdl: una controriforma organica che spazza via la legge quadro del 1992 (la 157) che per 16 anni ha garantito la mediazione tra la situazione precedente (una caccia ad alto impatto ambientale) e le richieste di un fronte abolizionista che molti sondaggi danno per maggioritario. Il testo, che nascerà dalla fusione di due disegni di legge convergenti (uno a firma del senatore Domenico Benedetti Valentini, l'altro dei senatori Valerio Carrara, Laura Bianconi e Franco Asciutti) sarà discusso nei prossimi giorni in Parlamento.

"Qualche parlamentare del Pdl pensa evidentemente che per la caccia sia giunto il momento della restaurazione, ma io penso che all'interno del centro destra siano in molti a considerare una sciocchezza la caccia senza regole", commenta Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in commissione Ambiente del Senato. "Se questi ddl passassero, l'Italia si ritroverebbe isolata dal contesto normativo europeo e si vanificherebbe il lavoro prezioso di dialogo, confronto, spesso di collaborazione tra mondo venatorio, comunità scientifica, ambientalisti, organizzazioni agricole che ha consentito di sottrarre il tema della caccia a una guerra di religione e di farne un buon esempio di politiche condivise e positive".

Ma le tensioni non riguardano solo il centrodestra. A dimostrare che la spinta alla deregulation sulla caccia non segue i confini degli schieramenti politici, c'è stata la sorpresa Liguria. Dopo la minaccia della Ue di una super multa per l'autorizzazione della caccia ai fringuelli, i consiglieri Pd hanno bissato votando a favore di una norma voluta dalla Lega per ridurre da 10 a 3 gli anni dopo i quali si può sparare nei boschi colpiti dagli incendi.

"Far saltare i paletti che regolano l'attività venatoria e consentono di rispettare le norme europee è una mossa che rischia di produrre danni all'ambiente e ritorcersi contro gli stessi cacciatori", nota il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. "Il numero delle doppiette è in calo costante, mentre cresce il peso delle attività legate a un uso diverso del territorio. Per i cacciatori c'è un solo futuro possibile: stare alle regole europee e diminuire l'impatto ambientale della loro attività".

(Repubblica, 4 ottobre 2008)

nota mia: ma come è possibile che nessuno si accorga che la destra itlaina vuole spingere perchè ci buttino fuori dalla UE, così non ci saranno più regole da rispettare? .....e magari tornare alla lira....????